I conti non tornano, le banche non concedono prestiti, la crisi sembra non avere fine. E arriva la disperazione, che qualcuno non riesce a sopportare e decide di farla finita nel peggiore dei modi, togliendosi la vita. E' accaduto a molte, troppe, persone, imprenditori nella maggior parte dei casi e ogni volta è una stretta al cuore, un chiedersi se qualcosa si poteva fare. Ma ancora, sino a qualche giorno fa, una disperazione così profonda sembrava non riguardare il mondo agricolo. Pieno di problemi, si sa, ma non sino a questo punto. Poi la notizia su “Avvenire” del 13 aprile, rimbalzata il giorno dopo sulle pagine de “L'Unità”, che un agricoltore veneto, Paolo Tonin, non ha retto alla disperazione. Raccolti di asparagi in fumo per la siccità, o la batosta in arrivo con l'Imu, secondo “Il Gazzettino” del 14 aprile, hanno annullato in Paolo Tonin ogni speranza. Un gesto terribile, imitato dopo pochi giorni da un altro imprenditore agricolo delle marche, che nemmeno per il suo agriturismo (un gioiello, viene descritto dal “Giornale” del 17 aprile) vedeva prospettive. Ora basta, speriamo. Non esiste crisi che possa giustificare la rinuncia alla vita e non esiste crisi che non possa essere risolta. Con ogni mezzo possibile. Calza a questo proposito l'esempio dei produttori di asparago del bassanese che dopo 12 anni di contrasti hanno deciso di unire le forze e confluire sotto un unico marchio Dop proprio per aggredire le difficoltà di questo comparto. Se ne parla diffusamente sul “Gazzettino” del 14 aprile. Marchio unico anche per le pere dell'Emilia Romagna, che hanno deciso, come si apprende da “Il Sole 24 Ore”, di confluire nella sigla “Perinda”. Per aggredire la crisi e prevenire quelle future “Il Resto del Carlino” del 17 aprile ospita una cronaca del convegno che su questo argomento si è svolto a Bologna e del quale si parla anche in questo numero di Agronotizie.
C'è chi reagisce
Per un'agricoltura che soffre, un'altra raccoglie la sfida e si cimenta in un nuove avventure, come hanno fatto tre giovani professionisti. Hanno abbandonato le scrivanie per lanciarsi nella coltivazione dello zafferano, che nel milanese, come scrive il “Giornale” del 18 aprile, vanta una grande tradizione nel consumo, ma non certo nella coltivazione. A chi è incredulo sulle possibilità di coltivare zafferano in un'area non vocata, suggeriamo di leggere il settimanale “L'Espresso” del 13 aprile, che riporta i dati della Nasa sulla possibilità di coltivare persino nello spazio. Ma si tratta, come intuibile, solo di una curiosità.
L'Imu? Il doppio dell'Ici
Non saranno le coltivazioni spaziali, per il momento solo fantascienza, a risolvere i problemi dell'agricoltura, che però può tirare un sospiro di sollievo per la piega che sta prendendo l'applicazione dell'Imu. Si parte con la definizione dei terreni che anche nel caso di società agricole, scrive “Il Sole 24 Ore” del 17 aprile, saranno considerati alla stregua di terreni non fabbricabili. Ancora “Il Sole 24 Ore” il giorno precedente aveva ospitato alcune precisazioni sul prelievo differenziato per i terreni agricoli. Ma forse quel che più conta è l'esclusione dei terreni dalla revisione del catasto, notizia che si apprende da “Libero” del 18 aprile, notizia confermata il giorno seguente da “Ore 12”. A rincuorare gli animi, infine, una dichiarazione del ministro dell'Agricoltura, Mario Catania, che dalle pagine della “Voce di Romagna” afferma che all'agricoltura non si può chiedere più di quanto possa dare. Insomma, inasprimenti, ma senza esagerare. Speranze destinate ad essere deluse, stando alle anticipazioni riportate da “Il Sole 24 Ore” del 19 aprile dal quale si apprende che l'Imu per i terreni agricoli sarà doppia rispetto all'Ici.
Latte e suini
Nella galassia delle industrie agroalimentari brilla la stella di Granarolo, il gruppo cooperativo leader nel latte, che punta a ricavi per 1,7 miliardi di euro, come scive “MF” del 18 aprile. E per conoscere più in dettaglio le politiche di sviluppo di questo gruppo, si può leggere l'intervista al presidente di Granarolo, Gianpiero Calzolari, pubblicata da “Il Resto del Carlino” del 18 aprile. Queste buone notizie dal mondo del latte non sbloccano però le trattative fra allevatori e industriali, alle prese con il rinnovo degli accordi sul prezzo. Le industrie, si legge sul quotidiano cremonese “La Provincia” del 15 aprile, spingono per un ribasso che i produttori rifiutano. A proposito di prezzi, segnali negativi arrivano per il settore suinicolo, il cui mercato, come si apprende dal “Giornale di Brescia” del 15 aprile, sono in flessione mentre aumentano le importazioni. Un classico. E crescono le frodi a danno dei prosciutti, perpetrate con i prodotti importati come spiega “Panorama” in edicola il 19 aprile.