In diretta da Cesena, dagli studi televisivi di Agrilinea, e poi su Sky (e sempre disponibile su internet sul sito www.agrilinea.tv) è stato trasmesso un interessante talk-show che, avendo coinvolto i massimi esponenti del settore vitivinicolo nazionale, ha indagato i temi cruciali per il comparto, partendo dalla disanima della recente proposta di ‘Ocm vino’ presentata dall’Unione europea il 4 luglio scorso.
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Il testo della nuova ‘Organizzazione Comune di Mercato’ rappresenta infatti uno strumento che il settore vitivinicolo, e non solo quello nazionale, dovrà attentamente studiare dato che fornirà la base legislativa dell’intera filiera della vite e del vino per i prossimi anni. È tuttavia un documento provvisorio che verrà reso definitivo nel giro di un anno, periodo durante il quale i ministeri, le organizzazioni sindacali e industriali dei vari paesi interessati potranno far valere le proprie istanze.
L’incontro, condotto da Sauro Angelini, è stato organizzato da Bayer CropScience, non nuova ad iniziative di questo genere. Infatti, come ha spiegato il direttore marketing Italia della multinazionale tedesca, Renzo Angelini, i nuovi piani comunicazionali aziendali spingono molto sui più innovativi mezzi divulgativi da un lato (quali la televisione) e su interventi sempre più orientati alla diffusione delle conoscenza dall’altro, quali appunto convegni ed incontri di elevato spessore, senza poi tralasciare i classici della cultura, i libri. La serata è stata infatti anche l’occasione per presentare in anteprima un libro di Bayer proprio sulla vitivinicoltura, scritto a più mani dai più quotati specialisti in materia, e facente parte di una collana (dal titolo “coltura e cultura”) che si occupa dei principali prodotti che costituiscono l’eccellenza agroalimentare nazionale (oltre alla vite ed al vino, il frumento, i fruttiferi, l’olio, ecc.).
Lo spunto di partenza alla discussione, che ha affrontato diversi temi, è stato il collegamento telefonico con il ministro alle politiche agricole alimentari e forestali Paolo De Castro, che si è detto soddisfatto per la disponibilità di un testo normativo ove l’Ue ha dimostrato di accettare anche diversi suggerimenti espressi dall’Italia. “Si tratta, tuttavia – ha precisato il ministro - di una stesura che ci obbliga ad un duro lavoro di mediazione, congiuntamente ad altri paesi mediterranei quali Spagna e Francia, al fine di impedire il totale smantellamento di alcuni sostegni e di reagire alla volontà di ridisegnare il ruolo delle denominazioni di origine secondo schemi che riteniamo meno rispettosi delle nostre tradizioni produttive.”
Andrea Sartori, appena riconfermato alla presidenza dell’Unione Italiana Vini (Uiv), ha in sostanza dichiarato di non disprezzare l’impianto dell’Ocm, che comunque, auspica, possa essere in parte ritoccato. Infatti, con la cessazione completa di alcune misure di mercato (distillazione di crisi, aiuti allo stoccaggio, prestazioni viniche, …) il timore è che diverse realtà produttive, dall’oggi al domani, non possano più far quadrare i bilanci. Dubbi anche sull’efficacia dell’estirpo sovvenzionato di 200.000 ettari in tutta la Ue. Anche per Emilio Pedron, amministratore delegato del Gruppo Italiano Vini, la più importante realtà enologica nazionale, la volontà di riduzione del potenziale produttivo comunitario non servirà a riallineare, verso l’alto, i prezzi del vino; le eccedenze rimarranno dato che il flusso in entrata del vino dalle piazze extracomunitarie è in continua ascesa, e pertanto appesantisce il mercato a prescindere dal quantitativo di vino prodotto ogni anno dai paesi della comunità.
Decisamente a favore della nuova Ocm il giornalista Matteo Marenghi, per il fatto che – ha spiegato - “finalmente si propongono riforme che scardinano un impianto di sovvenzioni ed interventi economici che non hanno mai fatto bene al mercato ed hanno tenuto in vita realtà che producevano non con il fine di vendere il vino ma di accaparrarsi i contributi.” Il giornalista ha sdrammatizzato anche la ventilata possibilità, per i vini da tavola, di indicare in etichetta vitigno ed annata, in quanto si tratta di informazioni di grande interesse per il consumatore, e chi compra ha ogni diritto di conoscere quanto più è possibile in materia di bevande ed alimenti in genere. “Non condivido – ha invece aggiunto Marenghi – i contributi stanziati per l’espianto della vigna: in un mercato libero nessuno dovrebbe essere pagato né per intraprendere un’attività, né per dismetterla. Sono invece favorevole – ha concluso - alla liberalizzazione dei diritti d’impianto prevista per il 2013”
Federico Castellucci, direttore dell’Organizzazione della Vite e del Vino (Oiv) con sede a Parigi, e Giuseppe Martelli, direttore dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani (Assoenologi), hanno invece tracciato il quadro della situazione vitivinicola, sia a livello nazionale che internazionale. Il paese esce, come un po’ tutta l’Europa, da una grave crisi di settore, che ha fiaccato ad esempio sia le nostre esportazioni, sia, con toni più allarmistici, quelle francesi. I mercati interni dei paesi quali Italia, Francia e Spagna sono da tempo in contrazione (esemplificativo è il calo del consumo pro capite negli ultimi decenni), mentre sui mercati esteri, tradizionali piazze di sbocco, i ‘nuovi produttori’ di vino quali California, Australia, Sudafrica e Cile, sono sempre più presenti, e la concorrenza è spietata. “Si tratta inoltre - ha sottolineato Castellucci - di due sistemi produttivi assolutamente differenti, dove i paesi extraeuropei sono avvantaggiati in tema di assoluta libertà d’impianto e di pratiche enologiche ammesse sui vini. In parte la nuova Ocm colma queste distanze, e ciò è fatto positivo.” Per Assoenologi la nuova Ocm non dovrebbe finanziare l’espianto, mentre - ha specificato Martelli – plaude all’abolizione sia della pratica dello zuccheraggio, utilizzata dai paesi nordeuropei, sia della sovvenzione all’utilizzo di mosto concentrato e rettificato. “Chi non ha abbastanza sole per ottenere le gradazioni in vigna, o non adotta le necessarie misure agronomiche in vigneto – ha detto chiaramente Martelli - paghi di tasca sua l’aumento di grado ammesso dalla legge.”
Paolo Benvenuti, direttore dell’Associazione Nazionale Città del vino ha sottolineato l’importanza di mettere in rete il favoloso patrimonio rappresentato dai comuni italiani ove si pratica la coltivazione della vite. Oltre 550 quelli aderenti all’associazione e che fanno della valorizzazione del territorio assieme ai prodotti tipici (agroalimentari ma non solo) l’obiettivo principale del loro sviluppo. “Certo che – ha spiegato Benvenuti - accanto a distretti che funzionano, come quelli di Montalcino o della Franciacorta o delle Langhe, ve ne sono tanti, troppi, che faticano a decollare, indipendentemente dal fatto che insistano su territori ove si sono costituite anche le Strade del vino. Città del vino, in quanto alla proposta di Ocm, è preoccupata soprattutto sull’impatto dell’eventuale opzione di estendere anche ai vini da tavola la possibilità di indicare in etichetta annata di produzione delle uve e tipi di vitigno (fatto al momento precluso). Le preoccupazioni riguardano un possibile ridimensionamento del ruolo delle Doc, le uniche che possono ad oggi citare queste due caratteristiche. Lo stesso timore è stato chiaramente espresso anche da Maria Pia Berlucchi, presidente dell’associazione “Donne del Vino” raggiunta telefonicamente durante la trasmissione.
Attilio Scienza, ordinario di viticoltura all’Università di Milano ha posto l’accento sulla ricerca, che nel nostro paese non gode di ottima salute. Da una parte vi è il problema di finanziamenti pubblici sempre più esigui, dall’altra quello di una polverizzazione delle attività portate avanti dai singoli centri universitari, senza un’efficace azione di coordinamento, né la creazione di poli d’eccellenza specializzati su precise tematiche. Anche la formazione è stata toccata, ricordando sia i risultati nell’aver portato a livello universitario il curriculum per divenire enologo, sia l’esigenza di avere un raccordo con le aziende, anche perché il mercato del lavoro, pur molto selettivo, non può poi assorbire tutta la massa di studenti che si specializzano nel settore.
Anche Carlo Canella, dell’Università di Roma, ha affrontato il problema della ricerca, auspicando che i già esigui fondi disponibili vengano dati solo a chi veramente è in grado di compierla, adottandone tutti i crismi, bypassando strutture private che agiscono solo con fini di lucro. Il nutrizionista, che è anche noto al grande pubblico per le frequenti apparizioni televisive (ad esempio nel programma ‘Quark’, condotto da Piero Angela), ha poi voluto sottolineare l’importanza del vino nell’ambito di una dieta equilibrata, dieta che, fortunatamente, è più corretta tanto più si avvicina al modello cosiddetto ‘mediterraneo’, dove cereali, legumi, pasta, verdure, olio e naturalmente il vino hanno un ruolo centrale.
Diego Tomasi dell’Istituto sperimentale per la viticoltura di Conegliano Veneto, ricercatore, non poteva che sentirsi a proprio agio nei discorsi tesi a sottolineare la necessità di una continua sperimentazione anche in viticoltura, ed ha ricordato come le sfide produttive in atto e quelle future, ingigantite da fenomeni di cambiamenti climatici che assai più rapidamente del previsto stanno incidendo sulle tecniche agronomiche abituali, non potranno essere affrontate se non con lo studio continuo di tutte le interazioni fra il materiale vegetale (vitigno) e la tecnica agronomica.
Si è infine parlato anche di controlli sul vino, con pareri non sempre concordi sull’efficacia e sulla trasparenza per il consumatore, e di promozione. La capacità di comunicare all’estero i nostri vini sarà infatti l’elemento strategico più importante del comparto per gli anni a venire. La nuova Ocm prevede appositi capitoli di finanziamento per questa attività, ma il nostro paese deve saper velocemente riorganizzare la propria struttura in questo senso, mettendo ordine fra la miriade di soggetti che, dal livello locale a quello nazionale, si occupano di promozione non sempre con la necessaria preparazione né con chiari e pratici obiettivi finali.