Il 2020 non sarà certo ricordato per la produzione del miele. Anzi, al di là di qualche eccezione locale, si conferma l'andamento negativo che ormai da alcuni anni sta caratterizzando le produzioni apistiche.

A dirlo è il report annuale dell'Osservatorio nazionale del miele sulla produzione, che già nel grafico iniziale mostra questo andamento sempre in discesa dalle 30mila tonnellate del 2010 per assestarsi sulle poco più di 15mila tonnellate di quest'anno, con i soli due picchi non eccezionali del 2015 e del 2018.

Un calo drastico e costante delle produzioni che per l'Osservatorio nazionale del miele è dovuto all'andamento meteorologico anomalo, che lascia poche giornate utili per l'attività delle api e rende sempre più necessario il ricorso alla nutrizione artificiale, con un conseguente aumento dei costi di produzione.

Grafico: Andamento produzioni di miele in Italia
Grafico dell'andamento delle produzioni di miele in Italia negli ultimi dieci anni
(Fonte foto: modificato dal sito dell'Osservatorio nazionale del miele)

Particolarmente ridotte, con rare eccezioni, sono le produzioni di mieli monoflorali a partire dall'acacia, una delle produzioni chiave del Centro Nord Italia. Nonostante la raccolta sia andata meglio rispetto al 2019 - era anche difficile poter peggiorare - le produzioni sono state incostanti e generalmente basse.

In media la produzione del miele di acacia è stata di una decina di chilogrammi ad alveare, spesso meno, con rare punte di 20 chili in alcune zone della Lombardia e della provincia di Vibo Valentia in Calabria, mentre la raccolta è stata pressoché azzerata per le condizioni meteo in Umbria e nel Lazio.

Anche la produzione del miele di agrumi, produzione importante nelle zone vocate del Sud e delle isole, è stata mediocre, con medie di circa 10-12 chilogrammi ad alveare, rispetto agli almeno 25-30 chilogrammi attesi, con l'unica eccezione della Puglia dove la media produttiva è stata di 27 chilogrammi con punte di 40 chilogrammi ad alveare.

Praticamente azzerata invece la produzione del miele di sulla in tutta Italia, con le uniche scarsissime produzioni in Toscana, Campania e Sicilia, con medie di 3-5 chilogrammi ad alveare rispetto a medie attese di 20-30 chilogrammi ad alveare.

Scarsa anche la produzione del miele di tiglio, che ha visto anche un grado di purezza botanica ridotto, in quanto spesso mescolato al castagno o alla melata e che ha fatto registrare medie tra i 7 e i 10 chilogrammi ad alveare nelle zone vocate, dove l'attesa era di almeno una ventina di chilogrammi, con le situazioni migliori rilevate sulle montagne in Friuli Venezia Giulia (17 chilogrammi/alveare) e in Lombardia (15 chilogrammi/alveare) e la situazione peggiore in Calabria, dove la produzione è stata nulla.

Qualche soddisfazione è arrivata dal castagno, che ha generalmente rispettato le attese di produzione e addirittura le ha superate nel caso della Valle d'Aosta, dove la media è stata di 19 chilogrammi ad alveare rispetto a 10-15 chilogrammi attesi. Buona la produzione nel Lazio, con la migliore media di Italia (20 chilogrammi ad alveare) mentre deludente è stata in Calabria con circa 3 chilogrammi ad alveare rispetto ai 20-25 chilogrammi attesi. Per il resto le produzioni medie si sono attestate tra i 10 e i 15 chilogrammi ad alveare, considerate buone nel Centro Italia e nel Nord Est e mediocri nel Nord Ovest e nel Sud Italia.

Medie le produzioni di miele di eucalipto, pur provato da siccità e dalla psilla, che ha fatto rilevare medie intorno ai 10 chilogrammi ad alveare con punte di 15 chilogrammi ad alveare nel Lazio e punte minime di 4 chilogrammi ad alveare in provincia di Siracusa.

Il girasole continua a deludere, nonostante l'aumento delle superfici coltivate, soprattutto per la semina di cultivar non nettarifere. Tuttavia, produzioni fino a 12 chilogrammi ad alveare sono state registrate in alcune zone della Toscana e del Molise, ma non sono mancate medie deludenti inferiori alla decina di chilogrammi, fino a 3 chilogrammi in varie zone del Centro Nord Italia.

Anche i mieli di melata, sia di metcalfa che di altre tipologie, continuano a non soddisfare, con una produzione in media di 6 chilogrammi ad alveare, con l'unica eccezione dell'Umbria dove sono state rilevate medie di 10 chilogrammi/alveare.

Riguardo ad altri mieli monoflorali, scarsissima è stata la produzione del miele di cardo, sia in Sicilia (1 chilogrammo/alveare ) che in Sardegna (da 0 a 5 chilogrammi/alveare), e pessima quella dell'asfodelo, tipica produzione primaverile sarda che quest'anno è stata praticamente azzerata dalle gelate, con qualche sporadica eccezione nelle zone dell'Ogliastra e di Nuoro.

Simile la situazione per il miele di timo, con punte massime non oltre i 7 chilogrammi ad alveare in Puglia e minime intorno a 3 chilogrammi in Sicilia.

Per l'erba medica le produzioni sono state molto variabili, con punte di circa 12 chilogrammi ad alveare in Emilia Romagna, così come il trifoglio che ha avuto punte di 20 chilogrammi ad alveare solo in Basilicata.

Mediocre la produzione del miele di tarassaco al Nord, che nonostante l'abbondante fioritura non ha superato i 10 chilogrammi/alveare di media.

Variabili anche le produzioni del miele di rododendro: sulle Alpi ha raggiunto le produzioni massime fino a punte 25 chilogrammi ad alveare nell'alta Valle d'Aosta, e produzioni minime intorno ai 5 chilogrammi/alveare in provincia di Biella.

Passando ai millefiori e restando sulle Alpi, la resa è stata abbastanza discreta, sebbene molto variabile con medie di 16-17 chilogrammi ad alveare, con punte di 20 chilogrammi ad alveare in Lombardia, anche se spesso con una prevalenza di nettari di tiglio e castagno.

Il millefiori primaverile invece è stato scarso, con produzioni azzerate o dimezzate rispetto alle attese, con le uniche eccezioni della Puglia e del Friuli Venezia Giulia.

Meglio l'andamento del millefiori estivo, con il raggiungimento o quasi delle produzioni attese in diverse regioni di Italia, o addirittura il loro superamento come nel caso della Valle d'Aosta e di alcune zone del Veneto. Tuttavia, anche per questo miele si sono registrate anche produzioni nulle, come in Piemonte e in Liguria, in Friuli Venezia Giulia e in Trentino Alto Adige, in Abruzzo e in Campania.

Riguardo ai mieli autunnali, la stagione è stata buona per il corbezzolo che ha fatto registrare produzioni di 12 chilogrammi ad alveare in varie parti della Sardegna, che è la regione più vocata d'Italia, ma anche in Toscana, in particolare in Maremma e sulla costa meridionale e in alcune zone del senese.

Sempre in Sardegna sono state registrate anche sporadiche produzioni di millefiori autunnali con medie di 5-8 chilogrammi ad alveare, confermando la tendenza per cui l'autunno sembra ormai essere una stagione più favorevole per le api rispetto alla primavera, spesso fredda o piovosa.

Una situazione quindi non molto confortante, a cui si aggiunge un mercato poco vivace e un andamento dei prezzi all'ingrosso tendenzialmente fermo se non al ribasso anche rispetto alle prime transizioni di fine estate e inizio autunno.