Non si sono ancora spente le polemiche che hanno fatto seguito all’accordo sul prezzo del latte in Lombardia, siglato fra Italatte e Coldiretti, argomento che già AgroNotizie ha approfondito.
Fra le argomentazioni della contesa anche la riduzione del prezzo, che passa a 35,5 centesimi al litro dal prossimo anno. Riduzione legata, stando alle dichiarazioni, alla difficile situazione del mercato lattiero caseario.

Vediamo allora qualche “numero” in proposito, a iniziare dal prezzo del latte spot, quello venduto fuori contratto.
Il grafico che segue, elaborato da Assolatte, conferma che il prezzo è di gran lunga inferiore a quello dello scorso anno (meno 22,8% in ottobre) e si ferma a 34,75 euro al quintale. In pratica, dopo la ripresa registrata nella seconda settimana di maggio e nella prima di giugno, il prezzo è entrato in una fase di “stallo”, con modeste variazioni.
 

Prezzo del latte spot italiano
(Fonte: ©Assolatte)

Il prezzo nella Ue

Sui mercati europei il prezzo medio del latte è in lento ma progressivo recupero.
Dopo essere sceso a 32,6 euro al quintale in giugno, è progressivamente risalito sino a raggiungere i 33 euro al quintale in agosto.
E’ questo il dato più recente messo a disposizione dalle analisi di mercato diffuse dalla Commissione europea.

La crescita rispetto al mese precedente è modesta, inferiore all’uno percento, mentre più marcato è l’incremento del prezzo del latte in polvere scremato e del cheddar, il formaggio di riferimento nel commercio internazionale.
Segnali che nel loro insieme sembrerebbero i prodromi di un tentativo di recupero delle quotazioni.
 
 

I mercati mondiali

Un’occhiata all’andamento dei prezzi sui principali mercati mondiali sembra confermare questo tentativo del mercato di recuperare posizioni dopo la caduta innescata dalla crisi sanitaria.
Anche negli Usa, in Australia e Nuova Zelanda i principali prodotti caseari mostrano recuperi, in qualche caso, come per il cheddar, anche significativi.
E’ tuttavia prematuro parlare di un trend in ripresa, per la presenza di alcune variazioni negative e per la difformità degli andamenti di prezzo fra le diverse aree.
 


La produzione

Su una possibile ripresa dei prezzi pesa poi l’aumento della produzione di latte, una tendenza che si registra nella Ue, dove le consegne fra gennaio e luglio sono aumentate del 2%.
Una tendenza che si registra anche per la produzione italiana e in misura più rilevante. In luglio le consegne hanno mostrato un aumento del 3,4% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Percentuali analoghe sono quelle che si registrano per due grandi produttori mondiali, come l’Australia e la Nuova Zelanda. Non meno importante, seppure più moderata, la crescita realizzata negli Usa.
Una maggiore offerta a livello mondiale che in questa fase di consumi rallentati potrebbe rappresentare un freno alla ripresa dei prezzi.
 


Il recupero dei “Grana”

Tornando al mercato italiano, c’è tuttavia da registrare la netta ripresa del prezzo dei due più importanti formaggi Dop: il Parmigiano Reggiano e il Grana padano.
Il primo sta registrando prezzi in recupero ininterrottamente dalla fine di luglio ad oggi. Le quotazioni medie rilevate da Ismea nella prima settimana di ottobre si collocano a 9,55 euro al chilo, con una variazione dell’1,3% rispetto alla settimana precedente. Resta però alto il divario con i prezzi di un anno fa, che erano del 20% più alti.

Recupera anche il Grana Padano, formaggio di riferimento nell’indice per l’elaborazione del prezzo del latte.
Il prezzo è in costante ripresa dalla fine di agosto e ha raggiunto nella prima settimana di ottobre la media di 7,49 euro al chilo, come riporta il dato rilevato da Ismea, evidenziato dal grafico che segue.
 

Prezzo settimanale del Grana Padano
(Fonte: ©Ismea)
 

Fase di incertezza

Se dal mondo dei formaggi (anche il cheddar si muove con il segno più davanti) giungono segnali che lasciano spazio a ipotesi di ripresa delle quotazioni, dall’altro l’aumento della produzione di latte a livello mondiale lascia immaginare un’evoluzione di segno opposto.
Altra importante variabile è poi l’evoluzione dell’emergenza sanitaria, che può esercitare una forte influenza sull’andamento dei consumi.

Tutta la filiera del latte è dunque in una fase di forte incertezza, cosa che rende ancora più complicato prevedere l’evoluzione del mercato e tratteggiare strategie per il futuro.
Compito difficile quello delle previsioni di mercato.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri del latte" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.
Le fonti non mancano e AgroNotizie le raccoglie per dare ai lettori gli strumenti per orientarsi.