Bisogna riconoscerlo, la Finanziaria 2016, ribattezzata per l'occasione legge di Stabilità, si occupa di agricoltura come mai era successo in passato. Ormai siamo alle battute finali per la sua approvazione, ma già è certa l'abolizione dell'Imu sui terreni agricoli per il prossimo anno. A questa si aggiunge il credito di imposta per le imprese agricole che acquistano beni strumentali nuovi destinati alle strutture produttive nelle regioni del Mezzogiorno. Poi ci sono i 21 milioni di euro destinati alla ricerca con il finanziamento delle attività del Crea, il centro di ricerche in economia e agricoltura. Uno degli ultimi emendamenti passati nelle discussioni parlamentari riguarda da vicino la carne, quella bovina e quella suina, con l'aumento delle compensazioni Iva. Entrando nei dettagli, per i bovini vivi si passa dal 7% al 7,7% e per i suini dall'attuale 7,5% all'8%. In pratica di allevatori potranno trattenere nel proprio portafoglio una quota più alta di Iva, che non andrà versata nelle casse dello Stato. Il costo dell'operazione, è stato calcolato, si aggira sui 20 milioni di euro di minore introito per l'erario.

Un settore in crisi
Il “caritatevole” gesto del governo nei confronti degli allevamenti ha precise motivazioni. Il settore del bovino da carne naviga da tempo in cattive acque, tanto che la produzione di carne bovina in Italia è calata di circa il 30% negli ultimi tre lustri. E di conseguenza si è andato assottigliando negli anni il numero di allevamenti in attività. In questi giorni si è poi abbattuto sul settore il falso allarme della carne cancerogena che ha portato ad una caduta dei consumi e conseguentemente dei prezzi, acuendo una situazione di crisi ormai strutturale. La situazione del settore suinicolo è persino peggiore. Come puntualmente riportato da Agronotizie, la redditività degli allevamenti suinicoli è in continuo calo in questi ultimi mesi. E il rischio di chiusura di altri allevamenti si fa ogni giorno più pressante. Che dunque ci fosse bisogno di un intervento a favore di questi due comparti è fuor di dubbio. C'è semmai da chiedersi se sarà sufficiente. E perché analoghe iniziative non siano state prese per le carni cunicole, in una situazione certo non migliore rispetto a bovini e suini.

Qualche cifra
Proviamo a fare due conti, anche se molto approssimativi. Nel caso dei bovini, con una produzione di circa 900mila tonnellate, ad un ipotetico prezzo medio di 2 euro al chilo, l'aumento della compensazione Iva supera i 12 milioni di euro. Per i suini il passaggio dal 7,5 all'8%, a fronte di una produzione di 1,32 milioni di tonnellate comporta un minore introito per le casse delle Stato di quasi 8 milioni di euro. Fin qui i conti tornano e i 20 milioni di euro previsti dalla legge di Stabilità serviranno tutti. Ma quale sarà concretamente l'aiuto che gli allevatori riceveranno? Proviamo anche in questo caso a fare qualche calcolo. I capi bovini destinati alla macellazione (fonte Ismea) sono 2,58 milioni. Per ognuno di essi gli allevatori potranno compensare una maggiore Iva per meno di 5 euro. In media si possono calcolare circa 2 centesimi al chilo. Nel caso dei suini il conto lo facciamo solo su quelli da ingrasso, poco più di 5 milioni, sempre secondo le rilevazioni di Ismea. In questo caso per ogni suino mandato al macello l'allevatore potrà beneficiare di appena 1,5 euro. Anche in questo caso il vantaggio medio si ferma a circa 2 centesimi al chilo. Si tratta di stime approssimative e calcoli più precisi potrebbero dare cifre diverse. Ma di poco. Certo, si tratta comunque di un aiuto. Accolto con grande apprezzamento dal ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina e dai vertici di Coldiretti. Ma è difficile immaginare che possa derivarne una svolta decisiva alle sorti di questi due settori.

Il ritorno dell'ammasso
Un aiuto, almeno per il settore suino, arriverà dalla recente decisione delle autorità comunitarie di aprire nuovamente gli aiuti per gli ammassi pubblici e privati. Annunciata dal commissario all'Agricoltura Phil Hogan, l'apertura degli ammassi è immediata e le domande di aiuto potranno essere presentate dal prossimo 4 gennaio per un periodo minimo di 60 giorni. A far scattare questa riapertura degli ammassi la constatazione che il settore suinicolo in tutti i paesi dell'Unione Europea sta incontrando una crisi profonda e di difficile soluzione. Il ritiro dal mercato di una parte della produzione attraverso gli ammassi si spera possa ristabilire un equilibrio fra domanda e offerta e consentire una ripresa dei prezzi.