Per avere produzioni biologiche che rispettino la legge e che conservino la fiducia dei consumatori non si può prescindere dall'utilizzo di seme certificato. È quanto emerso dal convegno organizzato da Assosementi, FederBio e Convase che si è tenuto a Bologna dal titolo 'BIO: la crescita del settore e la nuova normativa per le sementi'.

Per superare il sistema delle deroghe, che oggi vede un ampio (ed eccessivo) utilizzo di seme convenzionale nelle coltivazioni bio, Assosementi e FederBio si sono dette disponibili a firmare un protocollo d'intesa. Un documento che tracci i contorni di una collaborazione di filiera per la produzione di sementi biologiche secondo i quantitativi richiesti dagli agricoltori.

Secondo i dati forniti da Pier Giacomo Bianchi, direttore del Centro di sperimentazione e certificazione delle sementi del Crea, in Italia la deroga all'utilizzo di sementi biologiche è la norma. Nel 2016 è stato concesso quasi il 94% delle 63.810 deroghe richieste. La normativa infatti prevede la possibilità di usare sementi convenzionali, purché non conciate con prodotti non biologici, se sul mercato non sono disponibili quelle bio. Sistema che anche con la riforma del biologico, approvata ad aprile dal Parlamento europeo e che dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio 2021, rimarrà in essere fino al 2035.

Si è venuto così a creare un circolo vizioso che scontenta tutti. Le aziende sementiere, che non investono nella ricerca e moltiplicazione di semi biologici visto l'alto numero di deroghe concesse. Ma anche il settore biologico, che vede nell'utilizzo di sementi convenzionali una minaccia alla credibilità del comparto.

"Nell'incontro di oggi Assosementi e FederBio hanno voluto portare all'attenzione delle istituzioni e dell'opinione pubblica un paradosso. In Italia l'agricoltura biologica, tanto apprezzata dai consumatori, non può quasi mai definirsi completamente tale perché il seme, primo anello della filiera, è prodotto con tecniche convenzionali", ha spiegato durante l'evento Giuseppe Carli, presidente di Assosementi. "Riteniamo che la disponibilità di seme per le produzioni in regime biologico potrebbe invece essere garantita da meccanismi che vanno oltre lo strumento della deroga e che prevedono intese tra gli operatori del settore".

Uno strumento potenzialmente utile potrebbe essere la Banca dati informatizzata delle sementi biologiche (riformata con decreto ministeriale del 24 febbraio 2017) attraverso la quale domanda e offerta potrebbero più facilmente incontrarsi. Tuttavia, permane il rischio di un largo ricorso al sistema delle deroghe. Da più parti viene dunque auspicata una intesa all'interno della filiera, come proposto da Assosementi e FederBio.

"Nella fase attuale, dove alla crescita dei consumi di biologico nel mercato interno si sta affiancando finalmente anche la crescita delle superfici coltivate con metodo biologico nel territorio nazionale, è necessario puntare all'organizzazione di filiere che partano dalla scelta di sementi idonee e prodotte anch'esse in biologico, come richiede la normativa vigente", ha dichiarato il presidente di FederBio Paolo Carnemolla. "Il nuovo decreto ministeriale, che rivede in Italia l'organizzazione del sistema di concessione delle deroghe per l'utilizzo di sementi convenzionali non trattate, deve essere l'occasione per avviare una puntuale ricognizione dei fabbisogni e delle disponibilità di semente biologica ma certamente il superamento del sistema delle deroghe non può che cominciare da accordi di filiera che prevedano l'utilizzo di semente bio".

Durante il suo intervento Carnemolla ha posto sul tavolo altre due questioni. "Gli organismi di certificazione e di controllo devono far rispettare meglio le regole. Il biologico è una grande opportunità per gli agricoltori, ma deve essere fatto seguendo le normative. Inoltre servono accordi di filiera, come nel caso dei frumenti antichi e locali, dove una piena valorizzazione del prodotto biologico finito non può prevedere la deroga sul seme. Siamo consapevoli della difficoltà e complessità della sfida, per questo c'è necessità di una stretta alleanza fra i produttori di sementi e i protagonisti delle filiere biologiche nazionali".

La fiducia dei consumatori nei confronti del biologico è forte e anche se rappresenta solo il 3% della spesa alimentare è in veloce crescita. Secondo Angelo Frascarelli dell'Università degli studi di Perugia, "il biologico risponde alle esigenze dei consumatori moderni che vogliono coniugare cibo, ambiente e salute. Le aziende agricole che non vanno in questa direzione mettono a rischio il proprio futuro. Ma anche per chi fa biologico è essenziale puntare sulla diversificazione, perché anche il bio è sempre di più una commodity venduta tramite la Gdo".

Tra i relatori anche Eugenio Tassinari, presidente di Convase, il Consorzio per la valorizzazione delle sementi, che ha sottolineato la necessità di una corretta esecuzione del trattamento di concia delle sementi evidenziando gli strumenti di garanzia che in tal senso oggi sono messi a disposizione dell'agricoltore. Concia di cui ha parlato anche Cesare Accinelli, ricercatore dell'Università di Bologna, che ha messo a punto un sistema di film-coating del seme per l'applicazione di agrofarmaci e microrganismi estremamente efficace e che limita la creazione di polveri.

In rappresentanza degli agricoltori sul palco erano presenti Paolo Parisini, di Confagricoltura, e Antonio Sposicchi, della Cia, che hanno sottolineato la necessità di frenare le deroghe e l'importanza della ricerca e dell'innovazione. "A livello europeo solo lo 0,6% dei fondi alla ricerca è dedicata al biologico. Troppo poco", ha dichiarato Sposicchi.