L'assemblea plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo ha respinto ieri, 22 novembre 2023, la proposta di Regolamento Ue sull'uso sostenibile dei fitofarmaci avanzata dalla Commissione Europea con 299 voti contrari 207 a favore e 121 astenuti. Ad essere decisiva per la bocciatura del testo in assemblea è stata la spaccatura della maggioranza: un fronte molto largo e variegato - da Sinistra & Democratici fino alla destra radicale passando per il Ppe - ha di fatto votato contro il provvedimento, come emerso da quanto riferito nel pomeriggio di ieri in conferenza stampa dalla relatrice Sarah Wiener.

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La mancata approvazione del testo è avvenuta in prima lettura e ha riguardato la stesura della riforma nella versione modificata dalla Commissione Ambiente dell'Europarlamento, che era poi stata raggiunta da numerosi emendamenti proposti dall'aula.

 

La relatrice del testo in Commissione Ambiente - Sarah Wiener (gruppo Verdi) - visto il voto contrario - ha anche chiesto il rinvio in Commissione Ambiente, titolata alla rielaborazione della bozza di regolamento, ma il voto dell'Aula ha respinto anche questa proposta.

 

A questo punto, il testo del Regolamento che riforma l'uso dei fitofarmaci in direzione della sostenibilità torna al Consiglio Ue nella versione originaria proposta dalla Commissione Ue, dove, in particolare, dovranno riesaminarla i ministri dell'Agricoltura dei 27 Paesi dell'Unione. Dopo di che si potrebbe avere una seconda lettura sulla base della proposta originaria della Commissione Ue rielaborata dal Consiglio Ue, ma modificabile dal Parlamento solo con maggioranza qualificata. Secondo la Wiener ciò è possibile: "ma non in questa legislatura", dati i tempi tecnici lunghi e l'estrema vicinanza delle ormai prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo.

 

Il testo uscito dalla Commissione Ambiente

Il testo proposto all'aula, come riformulato dalla Commissione Ambiente dell'Europarlamento, conteneva una serie di elementi peggiorativi. Intanto non era stata accolta la proposta della Commissione Agricoltura di portare il termine per il dimezzamento dell'utilizzo dei fitofarmaci dal 2030 al 2035, come pure non erano state accolte alcune possibili deroghe sulla gestione degli obiettivi intermedi, demandati agli Stati membri nelle proposte delle Comagri.

 

Inoltre, la Commissione Ambiente aveva proposto la riduzione dell'uso dei cosiddetti "prodotti più pericolosi" del 65% sempre entro il 2030, rispetto alla media 2013-2017. La Commissione Ue aveva proposto un obiettivo del 50% per entrambi sulla base della media del periodo 2015-2017.

 

Il testo era stato rafforzato ulteriormente con la previsione che lo Stato membro avrebbe dovuto adottare obiettivi e strategie nazionali, basati sulle sostanze vendute ogni anno, sul livello di pericolo e sulla dimensione della propria area agricola. E la Commissione avrebbe dovuto verificare se gli obiettivi nazionali avessero dovuto essere più ambiziosi per raggiungere gli obiettivi Ue 2030.

 

Al fine di massimizzare l'impatto delle strategie nazionali, gli Stati membri avrebbero dovuto anche disporre di norme specifiche per almeno quelle cinque colture in cui una riduzione dell'uso di prodotti fitoiatrici chimici avrebbe avuto l'impatto maggiore. Tra l'altro era stato disposto l'utilizzo della metodologia Integrated Pest Management (Ipm), secondo la quale i fitofarmaci chimici di sintesi sono utilizzati solo come ultima risorsa.

 

La Commissione Ambiente infine aveva introdotto l'azzeramento dell'utilizzo dei fitofarmaci nelle così dette aree sensibili, a cominciare dalle zone agricole presenti nelle aree designate quali Natura 2000. Con la possibilità di usare solo prodotti autorizzati per l'agricoltura biologica. Inoltre aveva predisposto una clausola per poter introdurre nella Pac e nelle legislazioni nazionali degli Stati membri forme di aiuto compensativo verso gli agricoltori quale incentivo per uscire dai fitofarmaci.

 

Il tentativo di mediazione

Come ammesso ieri pomeriggio in conferenza stampa da Sarah Wiener, relatrice in Commissione Ambiente del Parlamento Europeo della proposta di Regolamento della Commissione sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, la pioggia di emendamenti provocata da un testo così severo aveva indotto un ripensamento su alcuni contenuti del Regolamento.

 

In pratica la Wiener - resasi conto della forte reazione negativa dei parlamentari - ha tentato una mediazione, offrendosi di accettare numerosi emendamenti: per esempio la riduzione dei fitofarmaci entro 2030, ma effettivamente dal 35% secondo strategie nazionali e con un 50% lasciato come obiettivo formale, ma non vincolante, pur di mantenere la salvaguardia delle aree sensibili e l'avvio di nuovi pagamenti - sia Pac che nazionali - per aiutare gli agricoltori ad implementare fitofarmaci compatibili con la conduzione in biologico. Altra strada pure tentata dalla Wiener è stata quella, tardiva, di tornare alle modifiche proposte dalla Commissione Agricoltura, con la proroga del termine per il dimezzamento al 2035.

 

Ma dopo il voto sugli emendamenti, la proposta della Commissione Ue è stata bocciata dalla plenaria, che ha anche negato la possibilità che il provvedimento tornasse in Commissione Ambiente, come richiesto dalla relatrice. Pertanto, dopo il voto negativo di ieri, ora il dossier è nelle mani del Consiglio Ue e non sarà facile risolvere la questione.

 

L'Ue deve riagganciare gli obiettivi Cop15

Anche perché la riduzione dell'uso dei fitofarmaci, come ricordato dalla commissaria alla Salute Stella Kyriakides è impegno internazionale della Ue a livello Onu: "Non dobbiamo perdere di vista gli obiettivi concordati in occasione della riunione Cop 15 Global Biodiversity Framework a Montreal lo scorso dicembre - aveva detto la Kyriakides, introducendo il dibattito a Strasburgo sulla proposta di Regolamento il 21 novembre scorso. "Uno di questi obiettivi concordati a livello internazionale - aveva poi aggiunto - si concentra sulla riduzione del rischio complessivo derivante dai fitofarmaci di almeno la metà entro il 2030, anche attraverso la gestione integrata dei parassiti e tenendo conto della sicurezza alimentare e dei mezzi di sussistenza".

 

Le reazioni in Italia sono giunte tra il tardo pomeriggio e la serata di ieri e tutte hanno un tratto in comune: auspicano che il dossier sui fitofarmaci venga valutato con maggiore attenzione e a partire dalle esigenze degli agricoltori e dei reali impatti sull'economia agricola.

 

Confagricoltura: "Una giornata positiva"

"Una giornata decisamente positiva per le imprese agricole italiane. Ringraziamo i parlamentari europei italiani che hanno sostenuto la posizione espressa da Confagricoltura". È la dichiarazione rilasciata dal presidente dell'organizzazione, Massimiliano Giansanti, dopo il voto della plenaria del Parlamento Europeo che ha respinto la proposta della Commissione Europea per la riduzione del 50% dell'utilizzo di fitofarmaci. "È possibile ora aprire una pagina nuova per rafforzare la sostenibilità ambientale del settore agricolo - ha aggiunto - senza mettere a rischio il potenziale produttivo del settore. Facciamo affidamento sull'azione del Governo italiano per stringere ora le necessarie alleanze in seno al Consiglio".

 

"Non è in discussione - ha concluso Giansanti - l'obiettivo di tagliare il ricorso alla chimica nei processi produttivi, a vantaggio delle risorse naturali e della biodiversità. Ma vanno messe da parte le impostazioni ideologiche, lasciando la strada aperta alla ricerca, alle innovazioni e agli investimenti".

 

Coldiretti: "Salva la dieta mediterranea"

"Il mancato accordo dell'Europarlamento sulla proposta di uso sostenibile dei fitofarmaci (Sur) salva le produzioni alla base della dieta mediterranea, dal vino al pomodoro, messe a rischio dalla irrealistica proposta di dimezzare l'uso di fitofarmaci". È quanto affermato ieri da Coldiretti e Filiera Italia nel commentare positivamente il voto da parte del Parlamento Europeo del progetto della Commissione.

 

"Un provvedimento che - sottolineano Coldiretti e Filiera Italia - avrebbe avuto un impatto devastante sulla produzione agricola dell'Unione Europea e nazionale aprendo di fatto le porte all'importazione da Paesi extra Ue che non rispettano le stesse norme sul piano ambientale, sanitario e del rispetto dei diritti dei lavoratori. Serve un approccio realistico per sostenere l'impegno dell'agricoltura verso la sostenibilità che ha già portato l'Italia a classificarsi come la più green d'Europa con il maggior numero di imprese agricole che coltivano con metodo biologico su circa un quinto della superficie agricola totale e il taglio record in un decennio del 20% sull'uso dei fitofarmaci che restano essenziali per garantire la salute delle coltivazioni".

 

Cia: "Ha prevalso il buon senso"

"Ha prevalso il buon senso oggi al Parlamento Ue, con la bocciatura del Regolamento fitosanitari che avrebbe avuto forti ripercussioni sul mondo produttivo". Ha espresso così ieri la sua soddisfazione Cristiano Fini, presidente di Cia - Agricoltori Italiani, dopo l'esito della votazione in plenaria che ha ribaltato le decisioni della Commissione Ambiente, bocciando la relazione finale

 

"Non si era tenuto conto delle esigenze del mondo agricolo sin da principio - ha aggiunto Fini- mentre oggi a Strasburgo sono state accolte le nostre ragioni. Gli agricoltori sono i primi a voler contribuire alla sostenibilità, ma chiediamo nuovi strumenti e pragmatismo". Secondo Cia, "la proposta del Parlamento sull'uso sostenibile dei fitofarmaci avrebbe dovuto seguire una linea più ragionevole - soprattutto nella definizione delle tempistiche per la transizione - tenendo conto delle reali esigenze dei produttori. Anche i tentativi dell'ultimo minuto per inserire elementi migliorativi proposti dalla Comagri non sono bastati".

 

Confcooperative Fedagripesca: "Evitato un salto nel buio"

"Un grande giorno per gli agricoltori e per tutti i cittadini europei. Il voto in plenaria del Parlamento Ue ha rigettato una proposta irrazionale e ideologica, che pur muovendo da obiettivi di sostenibilità ambientale pienamente condivisibili, era stata scritta senza un'adeguata valutazione di impatto. Se fosse stata approvata nella sua formulazione originaria, con gli obiettivi fissati di riduzione dei fitofarmaci per le varie colture, la riforma avrebbe comportato tra le altre cose un aumento delle importazioni di prodotti alimentari di Paesi extra Ue, che non vengono sottoposti ai controlli rigidi già oggi obbligatori in Europa. Un vero e proprio salto nel buio che avrebbe messo a rischio intere produzioni strategiche del nostro made in Italy agroalimentare, con un conseguente impatto occupazionale ed economico devastante per il nostro Paese". Così il presidente di Confcooperative Fedagripesca Carlo Piccinini.

 

Copagri: "Mancata la valutazione di impatto"

"L'odierna decisione del Parlamento Europeo di rigettare la nuova proposta di Regolamento sull'uso sostenibile degli agrofarmaci, che avrebbe comportato insostenibili tagli da mettere in atto nei prossimi anni, viene incontro alle istanze avanzate dai produttori agricoli del nostro Paese, che sono da tempo impegnati in prima linea per assicurare la sostenibilità delle produzioni". Lo ha sottolineato il presidente della Copagri Tommaso Battista.

 

"Una simile iniziativa avrebbe avuto ripercussioni drammatiche sul primario nazionale, andando a ridimensionare sensibilmente diverse filiere produttive", ha rimarcato Battista, puntando il dito sulla "mancanza di una seria e approfondita valutazione d'impatto delle ricadute economiche e socioambientali della proposta di Regolamento, avanzata peraltro senza considerare la disponibilità di valide alternative a disposizione degli agricoltori per difendere le proprie produzioni".