Gli afidi sono una famiglia di insetti estremamente dannosa per l'agricoltura e in grado di sviluppare con una certa semplicità resistenze, anche multiple, agli insetticidi. Una caratteristica dovuta alla grande plasticità genetica e al numero elevato di generazioni per stagione. Le resistenze rendono questo insetto un vero grattacapo per gli agricoltori che negli ultimi anni hanno visto diminuire il numero di molecole efficaci.

Le cose potrebbero presto cambiare visto che è un team di ricercatori dell'Università Cattolica di Piacenza ha scoperto i meccanismi genetici alla base della resistenza e sta lavorando ad un kit di diagnosi rapida.
 

Resistenze, quando l'insetticida è inutile

Dall'introduzione della chimica di sintesi in agricoltura ad oggi, molti insetti hanno sviluppato resistenze agli insetticidi. Significa che sostanze attive rimaste efficaci per lungo tempo di colpo non sono più in grado di neutralizzare una certa popolazione.

Le cause dell'insorgere di una resistenza possono essere di varia natura e riguardano sia le caratteristiche intrinseche dell'insetto, come la velocità di riproduzione o la variabilità genetica, sia il comportamento degli agricoltori, che in taluni casi possono facilitare lo sviluppo di resistenze, ad esempio quando non viene variato il meccanismo di azione, ma si tratta ripetutamente uno stesso campo con un medesimo prodotto.

Le resistenze possono essere fondamentalmente di due tipi: genetiche e metaboliche. Nel primo caso l'insetto è oggetto di una mutazione che rende inefficace la sostanza attiva poiché modifica il sito d'azione della stessa nell'organismo dell'intento. La seconda invece riguarda la capacità dell'insetto di 'demolire' la sostanza attiva prima che questa agisca sull'organismo. Nel caso degli afidi, una delle famiglie di insetti più dannose per l'agricoltura, si contano oggi numerose popolazioni resistenti ad una o più sostanze attive.
 

Un kit per la diagnosi in campo

Le resistenze agli insetticidi di Myzus persicae, il comune afide verde del pesco, sono state oggetto di un progetto di ricerca internazionale, a cui hanno partecipato ricercatori dell'Università Cattolica di Piacenza. La ricerca si è concentrata sullo studio di dodici popolazioni di M. persicae, di cui quattro di origine italiana, che si differenziano tra di loro per diversa architettura genetica e che hanno sviluppato resistenze a diversi insetticidi, anche di recente introduzione.

"Sapere quali sono a livello genetico i meccanismi che portano un afide ad essere resistente ad una molecola ci permetterà non solo di sviluppare nuovi agrofarmaci ma anche di impostare strategie di difesa efficaci in campo", spiega ad AgroNotizie Emanuele Mazzoni, entomologo e professore dell'Università Cattolica di Piacenza.

"L'obiettivo è quello di sviluppare dei kit di diagnosi rapida in modo da permettere ai tecnici di accertare con sicurezza e nel giro di poco tempo l'eventuale presenza di una popolazione resistente di afidi e, cosa più importante, di sapere a quali molecole sono resistenti. In questo modo per il tecnico sarà più facile suggerire all'agricoltore con quale molecola insetticida trattare oppure se necessario adottare approcci alternativi".

Cambiare il meccanismo di azione non è sempre sufficiente per superare la resistenza sviluppata da un insetto, specialmente se questa è di tipo metabolico, poiché in questo caso la capacità dell'insetto di 'digerire' le sostanze attive di diverso tipo può essere elevata. La buona notizia è che se si è in grado di superare o disattivare la resistenza metabolica prodotti prima inutili possono tornare ad essere efficaci.

È il caso ad esempio dei neonicotinoidi, una famiglia di insetticidi a cui certi afidi sono oggi resistenti. Gli insetti sono infatti in grado di 'demolire' questa classe di sostanze attive affini alla nicotina. Questo permette ad esempio agli insetti di poter sopravvivere sulle piante di tabacco, una specie che produce questa sostanza proprio come difesa dagli insetti.