Artigianali, tenaci, territoriali e… forse gli aggettivi non bastano per descrivere i vignaioli indipendenti, ma per sintetizzare si possono utilizzare questi tre. Artigianali perché ogni giorno, per 365 giorni all'anno, seguono con cura e passione ogni fase della coltivazione e della produzione, mettendo in pratica le competenze apprese sia dagli studi che da chi li ha preceduti. Tenaci perché sono tra i pochi che restano in quei territori soggetti a spopolamento e abbandono, garantendo manutenzione, tutela e cura del paesaggio, ma anche presidio economico e sociale. Territoriali perché il loro legame con il territorio è qualcosa di fondamentale, imprescindibile e inestinguibile.

 

Ma chi sono questi vignaioli indipendenti? Lo abbiamo chiesto proprio a uno di loro, Lorenzo Cesconi. Il vignaiolo indipendente "è il soggetto che attua il completo ciclo produttivo del vino, dalla coltivazione delle uve fino all'imbottigliamento e alla commercializzazione del prodotto finale", ci ha subito spiegato.

 

Sono piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare, custodi di una viticoltura autentica, espressione delle culture dei territori e portatrice di valori sempre più riconosciuti e apprezzati nel mercato del vino. Dal 2008 sono rappresentati dalla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi), di cui Cesconi è presidente, un'organizzazione senza scopo di lucro con il fine di promuovere e tutelare la figura, il lavoro, gli interessi e le esigenze tecnico-economiche del vignaiolo indipendente italiano. Ad oggi sono più di 1.700 i produttori associati, da tutte le regioni italiane e tutti rigorosamente in possesso dei requisiti necessari per far parte della realtà, per un totale di oltre 16mila ettari di vigneto.

 

Ma forse l'aggettivo che più li rappresenta è proprio quello con cui vengono definiti: indipendenti. "L'indipendenza - ci ha rivelato Cesconi - è da intendersi in senso produttivo: siamo indipendenti perché chiudiamo il ciclo produttivo all'interno della nostra azienda. Quando acquista il vino di un vignaiolo, un consumatore sa da dove provengono le uve, dove sono vinificate, dove viene imbottigliato, e sa che c'è una persona, o un'intera famiglia, a seguire tutte le fasi".

 

I produttori associati sono più di 1.700, per un totale di oltre 16mila ettari di vigneto

I produttori associati sono più di 1.700, per un totale di oltre 16mila ettari di vigneto

(Fonte foto: Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti)

 

Il mondo del vino chiama, la Fivi risponde

Da sempre particolarmente attivi in tutto ciò che riguarda il mondo del vino, sia a livello nazionale che europeo, e consapevoli che oltre la metà delle normative che regolano il settore vengono elaborate, discusse e approvate a Bruxelles, nel corso delle elezioni europee si sono rivolti direttamente ai candidati al Parlamento Ue, alcuni dei quali sono stati poi eletti, per trasmettere le proprie posizioni e sensibilizzarli sull'importanza di legiferare in modo efficace, coerente e armonioso, per garantire un futuro al comparto.

 

Insieme alla Confederazione Europea dei Vignaioli Indipendenti (Cevi), con cui hanno un costante rapporto, hanno elaborato un Manifesto articolato in cinque punti:

  • riconoscimento del vino come prodotto agricolo, riformando la Pac in modo più inclusivo per i piccoli produttori;
  • sostenibilità economica, con misure che riducano i costi di produzione e semplifichino la conduzione delle piccole imprese vitivinicole;
  • sostenibilità ambientale attraverso il sostegno alla ricerca e alla transizione agroecologica;
  • sostenibilità sociale, rafforzando la connessione tra aziende agricole e territorio;
  • richiesta di non imporre nuove misure restrittive sul consumo moderato e consapevole di vino, sostenendo l'obiettivo di combattere l'abuso e il consumo dannoso.

 

A elezioni concluse, Lorenzo Cesconi rinnova "la totale disponibilità a un continuo confronto su temi che non hanno a che vedere solo con noi, con le nostre aziende, ma con il futuro della viticoltura italiana e di tanti territori che nella viticoltura hanno un'infrastruttura di sviluppo non sostituibile".

 

Di fronte ai cambiamenti in atto nel mercato nazionale e internazionale del vino, al tema della sostenibilità e, ahimè, al cambiamento climatico, più recentemente la Federazione ha anche siglato un protocollo di intesa con Crédit Agricole Italia. Un accordo che prevede iniziative di formazione sui temi economico-finanziari e di accesso al credito e attività di ricerca finalizzate ad offrire una rappresentazione plastica del settore e dei bisogni degli operatori.

 

"L'accordo - spiega Cesconi - si basa sull'importante pilastro rappresentato dall'attività di ricerca, in collaborazione con università e enti di ricerca, sul finanziamento della produzione di vino di qualità nelle aziende agricole dei vignaioli indipendenti italiani, al fine di individuare adeguati strumenti finanziari che possano aiutare la produzione e ridurre i costi di finanziamento, di favorire lo sviluppo delle aziende esistenti e di individuare soluzioni che possano agevolare gli investimenti iniziali per la nascita di nuove cantine".

 

Far emergere dunque conoscenze e strumenti per governare in modo consapevole i futuri scenari competitivi.

Basata su dati forniti dalla Fivi, la ricerca metterà al centro temi attuali come il coinvolgimento delle giovani generazioni nella gestione aziendale, la nascita di nuove cantine e l'adeguamento ai sempre più urgenti criteri di sostenibilità.

 

"L'accordo prevede inoltre una forte attenzione alle attività di formazione per gli associati Fivi per migliorare e professionalizzare la gestione finanziaria delle attività", specifica il presidente Fivi.

 

Come sta il settore vitivinicolo?

Come anticipato, tra clima, richieste sempre maggiori da parte dei consumatori in tema di sostenibilità, mercati e consumi che cambiano, le sfide che deve affrontare il settore aumentano sempre più. Con Lorenzo Cesconi abbiamo affrontato anche questi aspetti, concentrandoci anche sul tema della produzione.

 

"Viviamo una fase molto complessa. Il mercato a livello internazionale si è raffreddato, senza dubbio, e alcuni trend in prospettiva segnalano che non ci sarà un aumento dei consumi. Al contempo però - ha spiegato - registriamo un crescente interesse per i vini territoriali, artigianali e frutto di un processo produttivo sostenibile, ambientalmente e socialmente".

 

"Da tanto tempo - ha continuato Cesconi - diciamo che le difficoltà del settore sono prima di tutto da ricercare nel settore stesso. C'è un problema di mercato, certo, c'è da lavorare diversamente sulle strategie promozionali e commerciali, certo. Ma c'è un problema di sovrapproduzione che non si può continuare ad ignorare. Rimango sempre sbigottito ogni volta che sento parlare di esuberi produttivi e, come risposta, scatta in automatico la soluzione che sembra ormai la panacea di tutti i mali: il vino dealcolato. In subordine, estirpi e distillazione di crisi. Questo è il grande paradosso: se in Italia - e in Europa - si produce troppo vino, perché non si lavora su una strategia di riforma dell'intero sistema produttivo, puntando all'equilibrio e alla sostenibilità? Poi ragioniamo su tutto il resto, nessuna preclusione, ma se l'industria con una mano sventola la bandiera del vino dealcolato e dall'altra quella delle deroghe ai 300 quintali/ettaro per i vini comuni, noi segnaliamo una contraddizione e chiediamo di ribaltare il ragionamento".

 

Sul tema della vendemmia invece Cesconi non si sbilancia più di tanto, sia perché ogni territorio ha le sue peculiarità e fa storia a sé, sia perché "l'imprevedibilità ormai caratterizza ogni stagione" e fare delle previsioni è praticamente impossibile.

 

Fino a qui l'annata non è stata delle più facili, sia dal punto di vista del meteo che dei patogeni, ma "ormai è quasi la normalità. I vignaioli hanno per fortuna le conoscenze e le competenze tecniche per far fronte alle difficoltà, conoscendo palmo a palmo i loro vigneti e sapendo quando e come intervenire per far fronte a problemi e emergenze".

 

Ogni territorio ha le sue caratteristiche e per Lorenzo Cesconi è praticamente impossibile fare delle previsioni vendemmiali

Ogni territorio ha le sue caratteristiche e per Lorenzo Cesconi è praticamente impossibile fare delle previsioni vendemmiali

(Fonte foto: Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti)

 

Fivi è anche eventi!

L'occasione per conoscere di persona il mondo dei vignaioli indipendenti e scoprire i mille volti della Federazione che li rappresenta è il Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti, arrivato quest'anno alla 13esima edizione. Una grande festa dei vignaioli e di tutti quelli che amano il loro vino e un luogo di incontro tra produttori, che possono confrontarsi e condividere conoscenze e esperienze, e tra produttori e consumatori, senza mediazioni.

 

Ad ospitare l'evento sarà la città di Bologna, dal 23 al 25 novembre 2024. "È come se nei padiglioni di BolognaFiere trasferissimo, per qualche giorno, le nostre cantine: lo spirito con cui accogliamo il pubblico è lo stesso. Negli anni è diventato un evento che come numeri è di fatto il secondo evento del vino italiano, ma la sua identità non è cambiata, perché era e rimane l'unico evento organizzato dai vignaioli, per i vignaioli, a misura di vignaiolo", afferma orgoglioso Lorenzo Cesconi.

 

Ma è un evento che si propone anche come vetrina dell'alleanza recentemente stretta tra vignaioli indipendenti, olivicoltori indipendenti, riuniti nella Federazione Italiana Olivicoltori Indipendenti (Fioi), e panificatori. Tre produttori di prodotti agricoli che nascono dal lavoro nei campi e che hanno una filiera di produzione che tanto più è legata al territorio, quanto più garantisce qualità e valore aggiunto.

 

"Le alleanze sono fondamentali in questa fase storica, soprattutto per tre settori che, nella loro diversità, sono tutti condizionati da una fortissima spinta all'industrializzazione: la materia prima (uva, olive, grano) - ci racconta - viene troppo spesso trattata come commodity, puntando all'omologazione del prodotto, giocando solo sul prezzo e mettendo in crisi la sostenibilità delle filiere rurali".

 

Un'alleanza tra vignaioli, olivicoltori e panificatori è quindi necessaria "per ricordare che se è vero che vino, olio e pane sono la triade della dieta mediterranea, senza contadini che producono buona materia prima e artigiani che la trasformano in prodotti di qualità, quella dieta rimane una dichiarazione di principio o una operazione di marketing", conclude Lorenzo Cesconi.

 

Lorenzo Cesconi, vignaiolo indipendente e presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti

Lorenzo Cesconi, vignaiolo indipendente e presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti

(Fonte foto: Michele Purin)