La birra lascia qualcosa sul campo, e nel 2023 il settore fa registrare una riduzione di produzione e di consumi. Anche se il comparto tiene duro e si avvia a crescere rispetto al periodo precedente la pandemia da covid-19. Questo il perimetro disegnato dal Rapporto annuale 2023 di AssoBirra, Associazione dei Birrai e Maltatori, presentato a Roma, da cui emergono le molte innovazioni e investimenti messi in campo dalle aziende accompagnate dalla richiesta di maggiore attenzione da parte del Governo, in particolare sulla riduzione strutturale delle accise che la birra sconta.

 

"Il 2023 è stato un anno particolarmente difficile per il settore birrario - afferma Alfredo Pratolongo, presidente di AssoBirra - dopo un decennio di crescita, la crisi innescata dalla contingenza della pandemia e la ripresa nel 2022, i consumi si sono ridotti quest'anno di quasi sei punti percentuali. Per il futuro rimango positivo perché la birra in Italia è ormai diventata una bevanda da pasto, identificata con la convivialità informale, apprezzata per le sue caratteristiche di leggerezza, versatilità, naturalezza e basso contenuto alcolemico, oppure analcolica".

Il settore conta oltre 100mila operatori in più di 1.000 aziende, per un valore condiviso di 10,2 miliardi di euro (equivalente allo 0,54% del Pil) e "soprattutto, unica tra le bevande da pasto, con oltre 700 milioni in accise annue versate all'Erario che si sommano alla contribuzione fiscale ordinaria".

 

Nell'analisi si fa presente che c'è stata una flessione della produzione dello 5,02%, dei consumi del 5,85%, e sia delle esportazioni (-5,36%) che delle importazioni (-7,5%). Nel 2023 la produzione di birra in Italia ha toccato quota 17,4 milioni di ettolitri, mentre nel 2022 si era arrivati a 18,3 milioni di ettolitri. In ogni caso vengono superati i livelli pre pandemia del 2019 (17,3 milioni di ettolitri).

 

I consumi, anche se in calo rispetto al record del 2022 di 22,5 milioni di ettolitri, si sono attestati a 21,2 milioni di ettolitri; la quota mantiene e supera il massimo storico di consumo registrato fino allo scorso anno che è superiore a quella del 2021, delineando una crescita di oltre 20 punti percentuali rispetto a dieci anni fa.

I consumi di birra low e no alcol nel 2023 hanno rappresentato l'1,86% del totale.

 

Per quanto riguarda le importazioni è stata registrata una flessione rispetto all'anno precedente pari a 600mila ettolitri, con 7,4 milioni di ettolitri a fronte dei circa 8 milioni del 2022. Le esportazioni mostrano un aggregato inferiore a quello del 2022 (3,6 milioni di ettolitri nel 2023, rispetto ai 3,8 dell'anno precedente). La tendenza di decrescita sembra si sia stoppata, e "le prospettive di lungo periodo sono positive qualora la stagione estiva dovesse segnare una ripresa".

 

Tra i canali distributivi e di consumo riemerge il "fuori casa": nel 2023 registra un +1,8% rispetto all'anno precedente, di fatto mantenendo gli stessi volumi, con consumi leggermente inferiori agli 8 milioni di ettolitri. 

Inoltre per Pratolongo "far parte del menù degli italiani è un fattore strutturale", ed è qualcosa che "autorizza a un cauto ottimismo per il futuro; è però indispensabile pensare agli impegni che ci attendono nei mesi a venire" come "la necessità di procedure più semplici e snelle di accesso ai fondi nazionali e comunitari, l'aggiornamento di alcuni articoli della Legge della birra e un alleggerimento della pressione fiscale specifica".