Gli appassionati di birra sono pronti ad alzare i boccali: oggi, 5 agosto 2022, infatti si festeggia, come ogni primo venerdì di agosto di ogni anno, la Giornata Internazionale della Birra, una bevanda che, di anno in anno, acquista nuovi fan anche in Italia e che coinvolge sempre di più anche il mondo agricolo.

 

Il 2022 è un anno particolare per chi produce birra partendo da materie prime italiane. Il Consorzio Birra Italiana, che rappresenta il 26% della birra artigianale prodotta in Italia, il 51% della produzione di malto distico e i due terzi degli ettari coltivati a luppolo, ha lanciato l'allarme: la siccità estrema che stiamo vivendo ha tagliato del 20% il raccolto e incide sulla lavorazione con un aumento dei costi di produzione del 30%.

A dare i numeri dell'aumento dei costi è anche Coldiretti che, nel rapporto annuale di Assobirra, quantifica in +180% il costo della bolletta energetica per un birrificio artigianale. Oltre all'energia però ci sono da aggiungere gli aumenti per imballaggi, tappi, lattine, bottiglie.

 

Il 2022 è però anche l'anno in cui sono state tagliate le accise sulla birra immessa sul mercato, un provvedimento che vale solo per l'anno 2022 ma che lascia ben sperare. Le associazioni stanno già chiedendo a gran voce che venga stabilizzato, anche perché la birra è l'unica bevanda da tavola sulla quale, in Italia, gravano accise.

 

Il comparto birra resta comunque sano. Lo dimostrano proprio gli ultimi dati di Assobirra, ogni anno l'Associazione diffonde infatti un rapporto. Dopo il periodo del lockdown nel 2020, la crescita è ripartita e questa non può che essere una buona notizia, anche per gli agricoltori. La birra infatti necessita di due ingredienti agricoli fondamentali, orzo distico e luppolo. Dal 2010 poi la birra, in Italia, è riconosciuta come prodotto agricolo, a patto che sia ottenuta in prevalenza da prodotti di provenienza aziendale, e ciò consente di sfruttare il regime fiscale agevolato collegato all'imprenditoria agricola.

 

Il consumo pro capite in Italia di birra nel 2021 è ripreso, superando il dato pre covid-19, con 35,2 litri di birra pro capite. Si pensi che nel 1980 si consumavano 16,7 litri in media a testa. L'anno scorso, in Italia, sono stati prodotti 17,6 milioni di ettolitri, in aumento sul 2019 (17,3 ettolitri) e consumati 20,8 milioni di ettolitri, sfiorando i 21,2 ettolitri del 2019. Le esportazioni di birra prodotta in Italia sono addirittura cresciute rispetto al 2019 con 3,86 milioni di ettolitri nel 2021. Chi apprezza di più la nostra birra è la Gran Bretagna che da sola vale quasi la metà della birra esportata.

 

Guardando alle materie prime con le quali si produce birra, sempre secondo i dati riportati da Assobirra, l'anno scorso sono state prodotte 79.500 tonnellate di malto, contro le 62.900 di dieci anni fa. Le importazioni di malto torrefatto sono in crescita, anche rispetto al 2019, con 5.274 tonnellate. Le malterie attive in Italia, al momento, sono solo due, ma a breve dovrebbe entrarne in funzione una terza, in Polesine (Veneto).

 

Secondo Confagricoltura le superfici e la produzione di orzo distico sono aumentate, conseguenza anche dell'amore scoppiato fra gli italiani e la birra. Nel 2021 sono state prodotte 110mila tonnellate di orzo e le superfici sono aumentate del 6% negli ultimi dieci anni. La produzione di orzo però è cresciuta di più, dell'11%, nello stesso periodo grazie a un aumento delle rese. Proprio l'orzo distico vale 40 milioni di euro e dà occupazione a 3mila addetti, considerato che si continua a importare malto si può dedurre che ci sia spazio per una crescita ulteriore degli ettari coltivati a orzo distico, anche considerata la prevista apertura di una nuova malteria.

 

Diverso è il discorso per la produzione del luppolo, del quale si utilizzano le infiorescenze femminili. La coltura sta suscitando interesse, ma si tratta ancora di una produzione di nicchia, nonostante la domanda non manchi: nel 2021 sono state importate 2.712 tonnellate di luppolo. Il luppolo fra l'altro avrebbe il vantaggio di essere potenzialmente fra i beneficiari dell'Ocm, non essendoci però ancora organizzazioni di produttori di luppolo costituite e riconosciute, non è possibile, per le aziende che producono luppolo, accedere ai fondi Pac.

 

Ad avere raccolto i dati riguardanti la coltivazione del luppolo in Italia, con l'obiettivo di organizzare una filiera, è stato il Crea, con diversi progetti dedicati. L'ultimo, coordinato da Katya Carbone (Crea-Ofa), si chiama Innova.Luppolo. Sappiamo dunque che, secondo i dati del 2020, sono 67 gli ettari coltivati a luppolo, in crescita del 10% rispetto all'anno precedente. Le aziende che si dedicano alla coltivazione, o producono birra artigianale agricola o conferiscono a microbirrifici. Sono 165 e la media di superficie dedicata è solo di mezzo ettaro. Le elaborazioni dei dati di fonte Agea, da parte del Crea, mostrano una crescita continua delle aziende e degli ettari a luppolo, dal 2015. Confrontando la coltivazione di luppolo italiana con quella europea però diventa evidente quanto ancora il settore nel nostro Paese stia muovendo i primi passi: in Europa si coltivano infatti 27mila ettari a luppolo, con 2.088 aziende impegnate nella coltivazione e una media di 13 ettari ad azienda (dati 2021, Europa a 27).

 

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