I consumi di birra in Italia aumentano del 6%, con la produzione nazionale che cresce del 3,3%.

Questi i dati principe che emergono dal Rapporto annuale 2022 messo a punto da Assobirra, l'Associazione dei Birrai e dei Maltatori, e presentato a Roma lo scorso 18 maggio.

 

Secondo i dati di Assobirra l'anno scorso la produzione di birra ha raggiunto quota 18,4 milioni di ettolitri, superando il 2021 quando era arrivata a 17,8 milioni di ettolitri. I consumi crescono attestandosi a 22,3 milioni di ettolitri, con un aumento di oltre 1 milione rispetto al 2019.

 

Le birre al pub tornano a crescere, grazie soprattutto al ritorno alla normalità del post covid-19, arrivando al 35,8% dei consumi nazionali. Mentre il peso delle vendite della grande distribuzione decresce del 4,7% (64,2%).

C'è un incremento delle importazioni di birra, pari a un aumento del 10%, per 7,8 milioni di ettolitri nel 2022 (erano stati 7,1 milioni nel 2021, un po' meno di 6,5 milioni nel 2020, ed erano arrivate a 7,4 nel 2019). Per quanto riguarda le esportazioni, si arriva 3,8 milioni di ettolitri, quasi un record se sei pensa alla punta dei 3,9 milioni del 2021; i consumi sono in crescita prevalentemente nel Regno Unito (48,2% delle esportazioni complessive), negli Stati Uniti (9,1%), Francia e Paesi Bassi (4,3% entrambi), Albania (4,2%). Il settore birrario italiano occupa quasi 120mila operatori distribuiti in circa 850 aziende, crea un valore condiviso pari a 9,4 miliardi di euro (cioè lo 0,53% del Pil).

 

Inoltre - viene messo in evidenza - "soprattutto, unica tra le bevande da pasto, versa all'Erario oltre 700 milioni in accise all'anno che si sommano alla contribuzione fiscale ordinaria".

"Abbiamo fatto già in Legge di Bilancio interventi importanti per la riduzione delle accise - dice il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida - una riduzione non facile perché con le risorse disponibili non è mai facile".

 

Per Assobirra una minaccia al settore è rappresentata dalla risoluzione approvata all'inizio del 2023 dall'Unione Europea che ha permesso all'Irlanda di adottare etichette allarmistiche su vino, birra e liquori.

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Secondo il presidente di Assobirra Alfredo Pratolongo "l'applicazione di 'warning label' di questo tipo, oltre che ingiustamente penalizzante, rappresenterebbe un provvedimento incoerente rispetto ad uno stile di vita e a una cultura alimentare improntati alla moderazione, che negli ultimi decenni si sono tradotti in una fortissima riduzione dei consumi di alcol, posizionando l'Italia come il Paese con il minor consumo pro capite in Europa".

 

Tanto che - osserva Pratolongo - "la leggerezza e il basso contenuto alcolico della birra sono coerenti e favoriscono la tendenza alla moderazione, che è storicamente una peculiarità degli italiani a tavola. I produttori di birra da decenni hanno promosso il consumo responsabile, agevolando di fatto i trend della moderazione con prodotti a basso tenore alcolico, di alta qualità manifatturiera, con elevate proprietà nutrizionali e legami profondi con stili e tradizioni territoriali".

 

Un tema caro anche al ministro Lollobrigida: "Mettere in discussione l'uso di vino e birra così come è stato impostato è sbagliato. Bisogna consigliare a non eccedere. Sono consapevole che l'Irlanda ha grandi problemi di alcolismo, ma bisogna distinguere tra il consumo moderato e l'abuso".

 

Assobirra conferma poi il suo impegno per una transizione ecologica sostenibile e duratura. "Per quanto riguarda le azioni che imprese e addetti possono attuare nelle proprie strutture - spiega il vicepresidente dell'Associazione Federico Sannella - lo sforzo è verso la neutralità carbonica: non solo programmi per la riduzione di CO2 operati dalle realtà, ma un vero e proprio cambio sistemico dell'intero comparto industriale". Per quanto riguarda il packaging - prosegue - è "importante seguire con attenzione gli aggiornamenti europei e individuare una soluzione sostenibile e in linea con la natura del nostro segmento".

 

"Su tutti i piani e a tutti i livelli - rileva Sannella - occorre un cambio radicale di prospettiva sui temi della sostenibilità: da verticale e verticistico a orizzontale e condiviso, da filiera a ecosistema. Non è più e non può più essere un impegno delle singole aziende o dell'associazione di categoria, ma deve diventare un'assunzione di responsabilità di tutto l'associazionismo, dell'intero ambito dell'innovazione, della ricerca, della politica, del sistema Paese".