L'agricoltura è ancora essenziale per lo sviluppo dell'Unione Europea (Ue)? La domanda la pone Michele Pasca-Raymondo, corrispondente da Bruxelles dell'Accademia dei Georgofili, e diventa il titolo della prolusione al 271esimo anno accademico dei Georgofili di Firenze, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.

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Il contesto generale per l'agricoltura europea si inserisce nella morsa di due fattori, per il professor Pasca-Raymondo: il rischio degli approvvigionamenti, resi evidenti dalla crisi pandemica, e il cambiamento climatico, i cui effetti si stanno trasformando negli ultimi due anni in una vera e propria rivoluzione climatica.
La sicurezza alimentare della popolazione mondiale, considerata nelle sue diverse dimensioni (disponibilità di cibo, accesso economico e fisico al cibo, utilizzo dello stesso nei vari regimi alimentari e stabilità delle risorse nel tempo) è lontana e "nessuna delle variabili menzionate è soddisfatta, tanto che la Fao stima che oggi più di 800 milioni di persone al mondo soffrano la fame", dice Michele Pasca-Raymondo.

 

E se "il deficit alimentare si concentra oggi in quelle zone che sono più soggette alle crisi climatiche e ai conflitti, la crisi pandemica e i tassi di inflazione a doppia cifra in molti Paesi europei hanno fatto emergere una difficoltà sempre maggiore per una parte della popolazione europea, soprattutto a basso reddito, di capacità di spesa e di accesso ad un'alimentazione corretta".

 

Il cambiamento climatico, in particolare, è responsabile di due fenomeni specifici: "la riduzione delle superfici agricole idonee e la forte diminuzione della disponibilità di acqua, che in assenza di specifiche politiche di raccolta, accumulo e conservazione, diventerà forse in Europa l'esigenza strutturale più importante".

 

La situazione economica e sociale

L'occupazione del settore agricolo nel 2022 è di circa 8,7 milioni di persone (di cui poco meno di un decimo in Italia) mentre quella del settore agroalimentare è di circa 4,6 milioni. Complessivamente l'agricoltura (3,3%), le attività forestali (0,2%) e l'agroindustria (2,3%) raggiungono il 7,3% degli occupati.

 

Le imprese agricole in questo stesso decennio hanno dovuto far fronte a un processo di profonda ristrutturazione con una riduzione di circa il 25% del loro numero, che è diminuito sino a 9,1 milioni, senza tuttavia una diminuzione sostanziale delle superfici agricole, a dimostrazione di una concentrazione della disponibilità dei terreni e di una spinta verso aziende più grandi.

 

Altro elemento di criticità è legato al modello distributivo. I prodotti agroalimentari raggiungono il consumatore per il 75% attraverso la grande distribuzione, che esercita una costante e negativa pressione sui prezzi che spesso attraverso gli intermediari si esercita sui redditi dei produttori.

 

La Direttiva 2019/633 sulle pratiche sleali nella filiera agricola e alimentare non è stata efficace per una timida trasposizione nei Paesi membri, e "in questa situazione occorre un rafforzamento delle filiere dando più potere ai consorzi di produttori, ispirandosi alla recente buona riforma relativa ai prodotti di origine e qualità".

 

Quanto alle superfici agricole, la dimensione media europea è di 17,4 ettari circa, il 64% delle aziende ha meno di 5 ettari e le aziende con più di 100 ettari che sono solo il 3,6% delle imprese, concorrono collettivamente a circa il 52% della produzione agricola dell'Unione Europea.

 

In questo processo di cambiamento strutturale, il settore agricolo rischia di perdere attrattività nei confronti dei giovani rispetto ad altri settori economici e la popolazione impegnata in agricoltura sta invecchiando velocemente. "Oggi nell'Ue, solo un agricoltore su cinque ha meno di quarantacinque anni e meno dell'1% degli agricoltori europei è sotto i venticinque anni. I finanziamenti europei in favore dei giovani agricoltori, malgrado un continuo aumento di intensità, non sono riusciti a rendere l'orizzonte temporale più favorevole, anzi nelle classi di età più giovani gli abbandoni sono stati più numerosi. Il fabbisogno di nuovi giovani manager agricoli è stimato a circa 370mila/anno e se si vuole assicurare il mantenimento della situazione, occorre rafforzare la misura a cominciare dalla dimensione aziendale iniziale e dall'accesso al credito".

 

Il comparto agricolo, inoltre, ha vissuto una forte crisi dei redditi, fra prezzi bassi, produzioni ridotte e forte aumento dei costi dei principali input.

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L'agricoltura europea e la Pac

Dagli obiettivi economici e sociali che hanno fondato la Politica Agricola Comune (Pac) all'inizio degli Anni Sessanta (incrementare la produttività dell'agricoltura, assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, stabilizzare i mercati, garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, assicurare prezzi ragionevoli nelle consegne ai consumatori), quest'ultima si è trasformata passando da un'originaria politica di stimolo delle produzioni, intesa ad assicurare l'autosufficienza alimentare, a una politica di contenimento di specifiche produzioni eccedentarie, per evitare eccessive spese finanziarie. Fino a diventare gradualmente, con la Riforma MacSharry del 1993 e successivamente con l'Agenda 2000, una politica di prezzi interni ridotti in concorrenza con le quotazioni del mercato mondiale, ma con in più una grande attenzione all'ambiente, alla sicurezza alimentare e alla multifunzionalità dell'agricoltura.

 

Con la Riforma Fischler del 2003 e il suo successivo consolidamento del 2009, viene introdotto il disaccoppiamento degli aiuti dalle produzioni, con una modulazione e una parziale regionalizzazione degli stessi, mentre requisiti ambientali e di salute animale divengono condizioni essenziali per l'erogazione degli stessi.

 

Nel 2013 si creano le fondamenta del sistema attuale con la conversione degli aiuti disaccoppiati in un sistema di sostegno multifunzionale che si vorrebbe più forfettario, con la condizionalità ambientale, con il consolidamento dei due pilastri della Pac, con un approccio più mirato e territoriale per lo sviluppo rurale, e la creazione dell'organizzazione comune di mercato unica.

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La Pac 2023-2027 e le proteste degli agricoltori

Scenario decisamente più complesso per la Pac 2023-2027, che "non ha ricevuto sufficientemente consenso tra gli attori agricoli. Nata sotto l'influenza dell'iniziativa Green Deal e poi di Farm to Fork, è stata contestata fortemente solo dopo il primo anno di applicazione effettiva, anche in seguito ad una situazione politico-economica poco favorevole".

 

"A posteriori, ci si può sommessamente interrogare sul come sia stato possibile che la parte agricola e i rappresentanti degli Stati membri non abbiano percepito le difficoltà che si sarebbero venute a creare, e come ciascuno dei Governi, che oggi chiedono modifiche, esenzioni e retromarce, non abbiano fatto valere, sin dall'inizio, le ragioni degli agricoltori nei tavoli di negoziato di quelle misure che essi stessi ritengono, oggi, danneggiare il mondo agricolo.

Ci si deve interrogare anche sulla evidente mancanza di preparazione degli apparati burocratici a livello nazionale e regionale, per l'entrata in vigore all'inizio del 2023, cosa che le due proroghe successive del regime precedente avrebbero ragionevolmente consentito".

 

Il Green Deal e la sua propaggine Farm to Fork, che Pasca-Raymondo definisce "una politica ambientalista europea di avanguardia", ha influenzato "diverse politiche interne, fra le quali la nascente nuova Pac, con una serie di arbitraggi che nelle tre maggiori istituzioni europee si sono risolti in favore di schemi e sistemi ambiziosi che forse non hanno pienamente valutato le reali possibilità di adattamento dei vari settori economici interessati" chiosa il relatore. "Allo stesso tempo non si è tenuto conto dell'atteggiamento dei nostri partner e concorrenti a livello mondiale, ed è solo recentemente, anche in considerazione degli scadenti risultati della Cop28 che ha previsto un allungamento della transizione, una maggiore attenzione è stata posta recentemente da Commissione e Parlamento Europeo, forse in maniera poco coerente e disordinata, attraverso il ritiro o la modifica di proposte, che riguardano diverse politiche europee, poco realiste per le tempistiche e la portata delle regolamentazioni proposte".

 

Una Pac fortemente criticata dagli agricoltori, anche senza la partecipazione delle organizzazioni sindacali di rappresentanza. "Gli agricoltori protestano per una mancata consultazione e un mancato ascolto nella definizione di regolamentazioni ambientali, salutistiche e altre, che comunque incidono pesantemente sulla attività agricola e i relativi costi. Infatti vengono contestati provvedimenti che originano da altre politiche europee settoriali quali quelli relativi ai fitofarmaci, ai concimi, agli imballaggi, alle emissioni di gas a effetto serra, alla salvaguardia dei suoli e delle foreste, al benessere animale ed altri, per i quali non si è tenuto sufficientemente conto delle specificità dell'agricoltura e dei tempi necessari a questo settore di intrinseca rigidità, per adattarsi a obiettivi generali spesso calibrati su settori industriali".

 

Pesa anche la questione del budget

"L'attuale deficit di finanziamento, ovvero gli importi non concessi dalle banche agli agricoltori disposti a investire è stimato dalla Bei e dalla Commissione a 62 miliardi di euro per il 2022", per non parlare della situazione economica generale, che "ha comportato negli Stati membri una politica di rigore budgetario, determinando la soppressione di aiuti e facilitazioni per gli operatori economici".

 

Come migliorare la Pac, si chiede Michele Pasca-Raymondo? "In primo luogo è indispensabile restituire la certezza di un sostegno finanziario sufficiente e duraturo per mantenere e migliorare la produzione di cibo tenendo conto degli sforzi supplementari richiesti dalla transizione verde; in secondo luogo gli agricoltori costituiscono un fattore indispensabile per la gestione del territorio e devono essere remunerati anche per la cura dello stesso e del paesaggio, per la necessaria prevenzione dei danni da fenomeni climatici estremi e per mantenere la vitalità dei territori rurali specie nelle aree interne".

 

Semplificare, e non solo

Allo stesso tempo, "serve una semplificazione reale della Pac, soddisfare la carenza di capi-azienda, di consulenti aziendali, di tecnologi che diffondano i nuovi modi di produrre, usando rapidamente i risultati della ricerca, rimettendo gli istituti professionali e tecnici agrari al centro delle nostre azioni".

 

Anche sul versante climate change, "si devono privilegiare le azioni di prevenzione dagli eventi climatici e protezione dei raccolti attraverso strumenti di credito piuttosto che sovvenzionare il pagamento di polizze assicurative".

 

L'agricoltura, riportata al centro dalla crisi pandemica e dal conflitto russo-ucraino, insieme all'industria e al mondo rurale, deve operare per il mantenimento dell'autonomia alimentare, che è condizione fondamentale della nostra indipendenza e competitività.

 

"L'agricoltura del futuro è un'attività economica che produce beni essenziali alla sopravvivenza dell'umanità. Senza cibo non c'è vita né pace", conclude il professor Michele Pasca-Raymondo, citando il professor Dario Casati, economista agrario e accademico dei Georgofili.