Non ci sono solamente gli agricoltori tedeschi sul piede di guerra, scesi in piazza con manifestazioni di trattori e proteste organizzate (ma si spera pacifiche, come ha invitato il presidente della DBV, l'Associazione degli agricoltori tedeschi, Joachim Rukwied), che accompagneranno tutta questa settimana. Uno scontento che parte dalla volontà del Governo federale di eliminare i sussidi al carburante agricolo, ma che si intreccia con il rallentamento degli investimenti e le prospettive a tinte fosche, generate da guadagni per le imprese agricole che rischiano di assottigliarsi.
Leggi anche Germania, agricoltori in rivolta
I segnali di allarme e del malcontento degli imprenditori agricoli - proprio nell'anno in cui si rinnovano attraverso il voto le istituzioni comunitarie - serpeggiano in larga parte d'Europa. Dalla Spagna, dove alla preoccupazione per i cambiamenti climatici si somma lo scontento per l'applicazione della riforma della Politica Agricola Comune, fino ai Paesi dell'Europa centrorientale, dove ancora una volta nelle scorse settimane i rappresentanti delle organizzazioni sindacali agricole dei cosiddetti Paesi di Visegrád hanno chiesto che venisse regolamentato l'import di cereali dall'Ucraina.
"L'Unione Europea e i suoi Stati membri dovrebbero smettere di importare prodotti agricoli esenti da dazi ma di bassa qualità dall'Ucraina", hanno affermato alcune organizzazioni agricole ceche, ungheresi, polacche e slovacche, in un recente appello ai loro Governi, chiedendo la protezione degli interessi degli agricoltori e dei produttori. La produzione cerealicola ucraina, secondo gli agricoltori del blocco orientale europeo, non "deve soddisfare rigidi standard di qualità, così come le aziende agricole ucraine non sono tenute a rispettare le norme e i regolamenti derivanti dalla Politica Agricola Comune dell'Unione Europea", ha affermato Jan Doležal, presidente della Camera dell'Agricoltura ceca.
Situazione ad alta tensione anche in Francia, che ancora non ha dimenticato le proteste violente dei "Gilet gialli", inizialmente partite proprio dalle campagne e sempre per i rincari dei carburanti destinati all'agricoltura, che valgono circa 1,2 miliardi di euro all'anno. Errore che il Governo ha cercato di evitare, prorogando fino al 30 giugno di quest'anno gli aiuti concessi alla flotta dei pescherecci transalpini, penalizzati dalla Brexit, ma per ora senza estendere tale tutela al segmento agricolo. Più specificatamente, il ministro dell'Economia, Bruno Le Maire, al fine di evitare una perdita di competitività per le imprese, ha previsto che i risparmi incamerati dalla progressiva tassazione saranno riassegnati al settore sotto forma di riduzione degli oneri fiscali e incentivi agli investimenti per la transizione energetica.
Solo un mese fa Arnaud Rousseau, il presidente della Fnsea, il più rappresentativo sindacato agricolo del Paese, aveva parlato di "esasperazione totale" degli agricoltori. "Chi può accettare un aumento del 144% della bolletta dell'acqua o un aumento del 22% di una tassa sull'acquisto di prodotti fitosanitari?". Per non parlare dei ritardi burocratici nell'erogazione dei contributi della Politica Agricola Comune e dell'imposizione di Bruxelles di "mettere a riposo il 4% dei nostri terreni agricoli, mentre continua la tensione alimentare causata dalla guerra in Ucraina", aggiunge un rappresentante territoriale della Fdsea. Il malcontento è palpabile anche in Francia, dove la rappresentanza rurale è storicamente incisiva e in grado di influire sulla politica.
Altro caso emblematico nell'Europa dei contadini "arrabbiati" è l'Olanda, dove da alcuni anni è in corso un dibattito che sconfina dall'ambito politico a quello sociologico. In seguito alle pressioni del Governo "frugale" olandese, guidato all'epoca da Mark Rutte, per chiudere le stalle e alleggerire le emissioni di azoto (mettendo sul piatto circa 23 miliardi di euro, addirittura per acquistare i terreni e le aziende), gli agricoltori si sono costituiti in un movimento politico - il BBB - che ha conquistato numerosi consensi alle elezioni amministrative dello scorso marzo, conquistando quasi il 20% dei voti. Una politica, quella del Governo, che non è piaciuta ai cittadini-agricoltori, che sottolineano gli sforzi compiuti in materia di emissioni ambientali dagli agricoltori.
Nei prossimi mesi vedremo quale sarà l'approccio del Governo sovranista di Geert Wilders, in particolare nei rapporti con l'Unione Europea. A quello che appare evidente è la frattura fra mondo rurale e aree urbanizzate del Paese, con difficoltà reciproche di dialogo.
Per Andrej Zaslove, professore associato di Scienze Politiche all'Università di Radboud, il fenomeno del BBB illustra "una frattura tra il mondo rurale e quello urbano, in cui il primo accusa il secondo di volersi sbarazzare degli agricoltori per espandere le città", come riportato da Gabriel Grésillon in un articolo per Les Échos.
Twan Huijsmans, sociologo all'Università di Amsterdam, osserva che gli abitanti delle aree meno urbanizzate dei Paesi Bassi "si sentono svalutati culturalmente, ignorati politicamente e penalizzati economicamente". E a pesare è stato sicuramente il dito puntato contro in materia ambientale, con accuse - talvolta eccessive - nei confronti dell'agricoltura. Troppo spesso gli imprenditori agricoli vengono additati come un problema e non come perno della soluzione ambientale e della produzione di cibo sano, disponibile e di qualità.
"Si parla degli agricoltori invece di parlare con loro", ha dichiarato Christine Govaert, deputata in Zelanda e imprenditrice agricola. "Gli agricoltori - avverte - sono molto arrabbiati perché vengono costantemente accusati di fare del male alla natura quando, al contrario, stanno facendo tutto il possibile per garantire che la loro terra sia fertile a lungo termine".
Il dibattito ambientale vede ormai due fazioni contrapposte, che Daniel Polman dell'Università di Wageningen ha battezzato come "discussioni post verità", dove le fake news sono in agguato e dove si sta consumando una frattura fra zone rurali e aree urbane.
Quello che sembrano dimostrare, tuttavia, le proteste di queste settimane, è il ruolo degli agricoltori e la loro consapevolezza in ciò che fanno per l'agricoltura, la produzione di cibo, l'ambiente. Chiedono maggiore considerazione, stanno dimostrando una sostanziale compattezza, rivendicano le loro posizioni ed esibiscono un peso anche politico. Nell'anno delle elezioni in Europa. L'agricoltura, ora più che mai, deve essere tenuta in debita considerazione.