Corte dei Conti Europea sulle aree rurali: dal 2007 al 2020 spesi 25 miliardi dai fondi del Feasr, il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale, per lo sviluppo delle zone rurali, ma non tutti gli investimenti sono duraturi. I più durevoli sono quelli negli alloggi turistici, quelli meno durevoli in agricoltura. Finanziamenti di attività turistiche non redditizie in alcuni Paesi Ue, tra cui la Regione Siciliana.
La Corte Ue chiede più salvaguardia sulla durabilità dei progetti alla Commissione Europea, mentre agli Stati membri si raccomandano misure precise volte allo sviluppo rurale per la Pac 2023-2027.
Zone rurali in Ue
Con l'83% di superficie Ue occupata (341 milioni di ettari) e il 31% di popolazione risiedente - stando ai dati raccolti dalla Commissione Europea nel 2018 - le aree rurali erano e sono un fiore all'occhiello per il patrimonio europeo. Nel 2018 in tutta l'Ue il settore dei servizi nelle zone rurali rappresentava oltre il 60% dell'occupazione, industria ed edilizia il 27%, mentre agricoltura, silvicoltura e pesca "solamente" il 12%, in calo rispetto al 21% del 2000.
Nonostante alcuni fenomeni di spopolamento, secondo Eurostat nella maggior parte delle zone rurali il tasso di occupazione è salito negli ultimi anni, registrando nel 2019 i numeri più alti nei Paesi Bassi (con oltre l'80% di occupati), mentre Germania, Malta e Svezia presentavano oltre il 75% di lavoratori nelle zone rurali. Male per l'Italia, che con circa il 58% di occupati nelle zone rurali è il Paese Ue ad avere la percentuale più bassa, seguito da Croazia e Grecia.
(Fonte foto: Eurostat)
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Bene gli investimenti per le infrastrutture, meno attenzione alla diversificazione economica
Dal 2007 al 2020 l'Ue ha speso circa 25 miliardi di euro (la maggior parte provenienti dal Feasr) per le zone rurali, 10 dei quali per la diversificazione dell'economia e 15 per migliorare le infrastrutture. Lo dice la relazione speciale pubblicata dalla Corte dei Conti Ue. I giudici europei hanno verificato se gli investimenti nelle aree rurali hanno prodotto dei vantaggi duraturi, constatando che la maggior parte dei progetti erano ancora attivi alla fine dei cinque anni di finanziamento.
A ottenere i riscontri più positivi sono stati i progetti infrastrutturali, come il sostegno al rinnovamento dei villaggi, la costruzione e l'ammodernamento della rete stradale e delle reti idriche e fognarie. Meno risultati sui progetti di diversificazione, come la creazione di piste ciclabili, sentieri pedonali, la vendita diretta di prodotti agricoli grezzi, l'incremento di negozi e un maggiore uso di pannelli fotovoltaici e biomassa per la produzione energetica, dei quali due terzi erano ancora operativi, a eccezione degli alloggi turistici che hanno ottenuto dei buoni risultati grazie ai finanziamenti.
Buoni gli investimenti nel settore turistico
Nei progetti di diversificazione, tra i più finanziati c'erano gli alloggi turistici, per i quali sono stati spesi in 11 Stati Ue analizzati circa 500 milioni di euro tra il 2014 e il 2015. L'Austria è stato il Paese con la più alta percentuale di strutture turistiche attive, il 98%, seguito dall'Ungheria e dalla Regione Siciliana (con il 67% e 60% rispettivamente).
Alcune zone dell'Ue hanno inoltre attuato una serie di pratiche per monitorare e salvaguardare il buon andamento degli investimenti, non solo nel settore turistico: in Austria, le centrali termiche locali, prima di ricevere finanziamenti pubblici, dovranno aver già firmato contratti a copertura di almeno il 75% della loro capacità produttiva, oltre ad aver sottoscritto un contratto vincolante di 10-15 anni. Nella Regione Piemonte, invece, i progetti relativi agli alloggi turistici dovranno essere operativi per almeno dieci anni.
I finanziamenti
Nonostante il settore turistico abbia ricevuto la maggior quantità di denaro dai fondi Feasr tra il 2007 e il 2013, la Corte dei Conti Ue ha rilevato che in questo periodo in diversi Stati membri sono state finanziate delle strutture turistiche anche quando non erano redditizie. È il caso di Slovacchia, Grecia, Italia (Sicilia), Romania e Bulgaria, che hanno ricevuto un totale di 150mila euro di finanziamenti nonostante le attività siano state operative per meno di cinque anni. La Sicilia ha ricevuto il finanziamento Ue più alto tra tutti i Paesi elencati, 9.125 euro per ogni mese di attività dell'alloggio, al contrario della Bulgaria che ha ricevuto la quota più bassa, 2.667 euro al mese.
Inoltre, la Corte Ue ha riscontrato anche alcuni casi di uso privato di immobili finanziati come alloggi turistici, avviando delle indagini in merito dal momento che la pratica è vietata dalla normativa europea.
Più salvaguardia sulla durabilità dei progetti
Secondo le conclusioni della Corte, sono state poche le misure che tra il 2007 e il 2013 hanno portato a una diversificazione a lungo termine nelle zone rurali, inclusa l'agricoltura, che ha avuto un contributo limitato nella diversificazione a favore di attività extra agricole.
Secondo le raccomandazioni date dalla Corte Ue, la Commissione Europea dovrà condividere le informazioni su come indirizzare con maggiore efficacia i finanziamenti verso i progetti redditizi e agevolare la condivisione di buone pratiche per salvaguardare la durabilità dei progetti, sfruttando le grandi banche dati dell'Unione Europea.
Inoltre, per il nuovo periodo di programmazione 2023-2027 della Pac, gli Stati membri sono tenuti a redigere piani strategici in cui confluiscono i finanziamenti per il sostegno al reddito, le misure di mercato e lo sviluppo rurale con una spiegazione su come intendano conseguire i loro obiettivi.