Il Piano Strategico Nazionale (Psn), in pratica l'interpretazione italiana della nuova Politica Agricola Comune (Pac 2023-2027), è stato presentato a Bruxelles a fine 2021 e ora sono in molti coloro che, calcolatrice alla mano, stanno cercando di capire se, con la nuova programmazione, ci perdono o ci guadagnano.
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Il Piano Strategico Nazionale, frutto di sei mesi di lavoro, è ancora soggetto a cambiamenti. Sarà definitivo a giugno 2022 quando l'Italia avrà risposto a tutti gli eventuali cambiamenti che l'Ue potrebbe richiedere, ma intanto un po' di chiarezza è stata fatta durante il seminario online che si è tenuto lo scorso 21 gennaio, organizzato da Nomisma con la collaborazione di Philip Morris e il contributo scientifico di Food Trend Foundation, dal titolo "Nuova Pac e possibili impatti sull'agricoltura italiana".
Il Psn si compone di 1.500 pagine ed è molto complesso. "Per la prima volta è stata attribuita agli Stati membri la responsabilità di individuare i target e misurarli" ha detto il professore Felice Adinolfi dell'Università di Bologna, uno dei relatori. "L'Unione Europea ha riconosciuto le peculiarità delle agricolture dei diversi Stati". L'Italia dispone, fra pagamenti diretti, misure di mercato (Ocm) e sviluppo rurale (le tre componenti della Pac), di 7,1 miliardi di euro all'anno, poco meno di quanto era previsto nella precedente programmazione.
Il consiglio è quindi, per tutti, di prendersi due ore e mezzo di tempo e guardare tutto l'evento, disponibile integralmente su YouTube. Per chi non avesse tempo, ecco di seguito i chiarimenti e le principali novità emerse.
Innanzitutto, alcuni concetti rimarcati da diversi relatori: il processo di convergenza interna impatterà sui pagamenti di base del Primo Pilastro, il "sostegno di base". L'obiettivo è quello di ridistribuire le risorse Pac in modo che, a fine di questa programmazione, nel 2027, tutti gli agricoltori italiani abbiano raggiunto almeno l'85% di 167 euro a ettaro, il riferimento interno dei titoli. Ciò comporta che chi storicamente aveva percepito di più, come pagamento di base, e aveva titoli anche di molto superiori ai 300 euro a ettaro, fino a cifre che possono arrivare a superare i 2mila euro a ettaro, vedrà ridotto l'aiuto. La buona notizia è che è stata stabilita perdita massima, quella che il professore Adinolfi ha chiamato "stop loss", che sarà al 30%. Il tetto invece dei titoli è stato fissato a 2mila euro. "Un pagamento - ha chiarito il professore Felice Adinolfi - sarà dedicato proprio al riequilibrio fra piccole e grandi aziende e i beneficiari sono le piccole aziende, che non superano i 50 ettari e il pagamento viene dato solo ai primi 14 ettari".
Il professore ha voluto anche chiarire un concetto e un trend che con la nuova programmazione 2023-2027 si afferma: "Sempre più il pagamento sarà agganciato alla capacità dell'agricoltore di produrre servizi ambientali e sociali". Va in questa direzione anche la cosiddetta condizionalità rafforzata, ovvero il sostegno di base comprenderà ciò che prima era conosciuto come "greening" e questo tipo di impegno sarà una condizione fondamentale per ricevere il sostegno di base così come lo sarà la "condizionalità sociale" (il rispetto dei diritti dei lavoratori, volontaria fino al '24, obbligatoria dal '25), fra le maggiori novità della nuova Pac. Sul concetto di sostegno di base (parte fondamentale del Primo Pilastro Pac) conviene soffermarsi.
Angelo Frascarelli, presidente di Ismea, fra i relatori del seminario ha puntualizzato, rispetto agli aiuti pre e post 2022: "Qui si nota bene la differenza: se prima un agricoltore aveva la certezza di portare a casa il 55,8% dei pagamenti diretti +30% per il greening, oggi l'insieme delle due componenti vale il 48% perché sostegno di base e greening sono conteggiati assieme. Gli altri pagamenti (giovani, redistributivo ecc..) sono selettivi, non certi".
Debuttano, come ormai è noto, gli ecoschemi, fanno parte del Primo Pilastro e sono obbligatori per lo Stato, volontari per gli agricoltori. Gli ecoschemi, per le aziende che possono attivarli, saranno un buon modo per riequilibrare eventuali perdite. Agli ecoschemi sarà dedicato il 25% delle risorse del Primo Pilastro. L'Italia li ha già definiti e sono cinque: antimicrobico resistenza e benessere animale, inerbimento delle colture arboree, olivi di particolare valore, sistemi foraggeri estensivi e misure per gli impollinatori. Le altre scelte italiane: 48% delle risorse al sostegno di base (e da qui sarà prelevato il 3% per costituire un Fondo Nazionale per i Rischi Catastrofali); 2% ai giovani (nota: si tratta di un sostegno all'avviamento e il requisito è avere non più di quaranta anni, il limite per il sostegno è di 90 ettari); 10% per la redistribuzione e 15% al sostegno accoppiato.
Al professore Angelo Frascarelli è stato affidato il compito di stimare la ricaduta e gli impatti della nuova Pac sulle diverse filiere. Frascarelli ha premesso: "La Pac si compone di tre elementi (Ndr: pagamenti di base, misure di mercato, sviluppo rurale) e per capire l'impatto sulle filiere occorre guardare a tutti e tre, qui analizzeremo in particolare i pagamenti di base (Primo Pilastro Pac), con le diverse componenti".
Per quanto riguarda la componente ecoschemi (Ndr: parte del Primo Pilastro), la maggior parte delle risorse è destinata alla zootecnia (42% degli ecoschemi) e all'inerbimento colture pluriennali (frutteti), poi ci sono l'olivicoltura, i sistemi foraggeri estensivi e colture da rinnovo (Ndr: solo se senza uso di diserbanti e agrofarmaci) e le colture a perdere di interesse mellifero, per i pronubi. "Gli ecoschemi, quindi, interessano solo alcune filiere, non tutte e l'Italia qui ha fatto delle scelte", ha precisato il professore Frascarelli.
Focalizzando poi sul "sostegno accoppiato" a determinate colture, "sostanzialmente qui - ha spiegato ancora Frascarelli - le scelte sono tre: conferma dei sostegni importanti alla zootecnia, alcune colture aumentano il plafond (grano duro, riso, barbabietola, agrumi, pomodoro, agrumi, proteoleaginose, olio Dop), un sostegno importante alle colture proteiche".
Angelo Frascarelli ha poi esaminato alcuni casi di aziende agricole nei vari settori per capire, a determinate condizioni, come cambieranno gli aiuti collegati alla Pac, per quanto riguarda però solo il Primo Pilastro (nel Secondo Pilastro c'è lo sviluppo rurale con altri fondi disponibili e ci sono poi le misure di mercato).
"L'articolazione dei nuovi pagamenti diretti, con la 'convergenza', genera una redistribuzione del sostegno fra imprese e territori. La convergenza incide negativamente su chi aveva un sostegno più alto. Le regioni penalizzate sono Lombardia, Calabria, Veneto e Puglia, quelle avvantaggiate sono molte, fra queste Sardegna, Trentino e Abruzzo. Le aziende penalizzate sono quelle di pianura, avvantaggiate sono quelle di montagna. Chi in passato aveva un sostegno più alto ha una riduzione per cercare di uniformare. Ci sono poi impatti rilevanti, per quanto riguarda la convergenza sulle imprese storiche di alcuni settori, in particolare latte, zootecnia da carne, pomodoro da industria, tabacco, barbabietola da zucchero, mais, cereali a paglia, olivo, riso, grano duro e foraggere. Alcune di queste però recuperano con il 'sostegno accoppiato' e gli ecoschemi: zootecnia da latte e da carne, olivo, riso, grano duro, agrumi, patate (Ndr: che ora hanno anche un Ocm dedicato, una novità dal 2023), frutta, vite, foraggere e leguminose. I settori invece su cui bisogna trovare nuove strategie, che possono arrivare dalle misure di mercato o dallo sviluppo rurale, perché subiscono un importante impatto negativo sono: mais, pomodoro da industria, tabacco, grano tenero, barbabietola da zucchero, orzo. Questi settori non riescono a recuperare con le componenti ecoschemi e accoppiato".