Partiamo dalla ricettazione: rientra in questo reato l'acquisto, la ricezione o l'occultamento di denaro o cose provenienti da qualsiasi delitto, o intromissione nel farle acquistare, ricevere o occultare.
Si compie invece il reato di riciclaggio quando vi è la sostituzione o trasferimento di denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo, ovvero compimento in relazione ad essi di altre operazioni, in modo da ostacolare l'identificazione della loro provenienza delittuosa.
Infine, vi è l'impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita quando c'è l'impiego, in attività economiche o finanziarie, di denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto.
Quali sono le differenze tra questi reati, che a prima vista sembrano molto simili?
Il riciclaggio si differenzia dalla ricettazione sia quanto all'elemento oggettivo (alla condotta di acquisto o ricezione si aggiunge il compimento di atti diretti ad ostacolare l'identificazione della provenienza criminale), sia quanto all'elemento soggettivo (è sufficiente il dolo generico laddove nella ricettazione è richiesto l'intento specifico del conseguimento di un profitto).
La fattispecie dell'ultimo reato, l'impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, si distingue dal riciclaggio non tanto per il carattere delle attività economiche e finanziarie (suscettibili di essere ricomprese pure in questo reato), quanto per il fatto che mentre il riciclaggio si pone in immediata continuità cronologica col reato presupposto, l'impiego di proventi illeciti va invece a collocarsi in un momento successivo e ulteriore, ad opera di un soggetto diverso dal primo riciclatore, soggetto il quale reimpiega beni o denaro già riciclati ma di persistente provenienza illecita.