Ma le regioni meridionali in ritardo di sviluppo, la Campania soprattutto, iniziano a portare un certo ritardo nell'avanzamento della spesa, attestato in media al 5,57%, ed un rischio disimpegno automatico della quota Feasr al 31 dicembre 2018 pari all’11, 43%. Mentre brillano per efficienza di spesa la Sicilia e la Calabria e - tra le regioni in transizione - la Sardegna.
Le cifre da cui originano questi rapporti comprendono le tre voci di cofinanziamento dei Psr: Fondo europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, compartecipazione dello Stato e delle singole regioni.
In termini di efficienza della spesa tra le regioni meridionali in ritardo di sviluppo splende l’astro della Sicilia: con 163,3 milioni di euro di spesa pubblica realizzata al 31 dicembre 2016 si pone in termini di attuazione del programma – pari al 7,38%- al di sopra della media nazionale (6,26%), ma il traguardo da tagliare è quello tra i più impegnativi. Il budget dell’isola è il più grande d’Italia, 2 miliardi e 212 milioni e attualmente la misura che si è rivelata più efficiente è la 4 per gli investimenti delle imprese agricole, con 92,3 milioni di euro già rendicontati.
L'assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici, dopo l'incontro che si è tenuto il 7 marzo 2017 con Filip Busz, capo dell’unità Italia Malta della DG Agri di Bruxelles, per il primo rapporto sul Psr Sicilia, nell’esultare per la performance ha sottolineato: “C'è molta attenzione in Europa su quello che avviene in Sicilia. Il successo del Psr nell’Isola avvalora il successo della politica agricola europea”. E il rischio disimpegno automatico della quota Feasr della regione Siciliana - al 31 dicembre 2018 - è fissato al 9,62%.
Altra regione del Sud che dimostra una performance di spesa superiore alla media nazionale è la Calabria – 7,36% - con 81,2 milioni di euro rendicontati, a fronte di un miliardo e 103 milioni da spendere entro il 2023, che fanno un rischio di disimpegno automatico a dicembre 2018 pari al 9,65%.
"Quest'anno la regione Calabria - ha detto qualche giorno fa il presidente della regione ed assessore ad interim all’Agricoltura Gerardo Mario Oliverio - ha investito molto attraverso il Psr nel sostegno al settore agroalimentare. Ben 2.200 le domande pervenute Molte sono le aziende giovani che stanno investendo in quello che è ormai uno scambio generazionale, con il passaggio del testimone alla guida delle imprese agricole”.
Poco sotto la media nazionale si pone invece la Basilicata con un avanzamento della spesa del 6,15%, una spesa pubblica complessiva rendicontata al 31 dicembre 2016 di 41,8 milioni di euro e l’obiettivo finale posto ad oltre quota 680 milioni di euro. Il rischio disimpegno automatico per il budget lucano al 31 dicembre 2018 è pari al 10,86%.
Le due regioni meno brillanti sono quelle che sono state costrette a chiedere modifiche a Bruxelles ai Psr. La Puglia, con poco più di 82 milioni di euro di spesa pubblica rendicontati a Bruxelles al 31 dicembre scorso, deve arrivare a centrare un obiettivo da un miliardo e 637 milioni e l’avanzamento del programma si attesta al 5,01%. E il suo rischio disimpegno sulla quota Feasr a dicembre 2018 sfiora il 12%.
Peggio di tutti sta la Campania, vero fanalino di coda: poco meno di 48 milioni di euro di spesa pubblica al 31 dicembre scorso, che su di un obiettivo da un miliardo e 836 milioni di euro fanno appena il 2,61% di avanzamento della spesa. Pertanto il secondo Psr del Paese dopo la Sicilia presenta un rischio disimpegno della quota Feasr attestato al 14,40%: il secondo d’Italia dopo quello della Valle d’Aosta.
Tra le regioni del Mezzogiorno due sono quelle in transizione.
La Sardegna, con il 10,28% di avanzamento della spesa, si pone ben al di sopra della media nazionale, e con 134, 4 milioni di spesa pubblica effettuata deve centrare un obiettivo da un miliardo e 308 milioni. Il rischio disimpegno al dicembre 2018 è del 6,73%.
Il Molise, unica regione a non andare in disimpegno automatico nella programmazione 2007/2013 e che pertanto non ha investimenti da onorare con il trascinamento, deve accontentarsi di aver speso appena il 3,38% del suo budget – forte di 210,4 milioni – sopportando, per ironia della sorte, un rischio disimpegno automatico al dicembre 2018 piuttosto elevato: il 13, 63%.
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