Calano le vendite a volume del vino in brik (-1,6% rispetto al 2014), del vino da un litro e mezzo/due litri (-7,4%) e del vino nei contenitori di plastica (-4,1%). La crescita più sostenuta è relativa alle denominazioni di origine (+1,8%), del bianco fermo (+4,8%), del bianco frizzante (+4,9%), del rosato frizzante (+7,6%). Prosegue nella strada della crescita lo Spumante (+7,8%) e il vino biologico, con un aumento a volume del 29%.
“La piccola ripresa dei consumi di vino nella Gdo in Italia è segno di quanto sia radicata la cultura di questo prodotto nel nostro Paese – ha sottolineato Francesco Zonin, vicepresidente di Zonin 1821 – tanto radicata e importante da essere diventato uno dei nostri prodotti di punta nell’esportazione dell’agroalimentare. Purtroppo la corretta promozione, qui e all’estero, ha ancora strada da fare, così come una lettura più facile degli scaffali italiani. E’ complesso, attraverso una piccola etichetta, comunicare i valori di una marca o di una denominazione: il marketing mix utilizzato dalle aziende nazionali deve allargarsi e riguardare sempre meno il prezzo”.
“E’ necessaria una profonda riflessione su come valorizzare il vino italiano nei supermercati e su come migliorare il rapporto di collaborazione tra industria e distribuzione – ha invece ammesso Enrico Chiavacci, marketing director di Marchesi Antinori - i cardini su cui concentrarsi sono certamente il controllo promozionale e la riqualificazione della proposta a scaffale. Un’eccessiva pressione promozionale induce il consumatore ad attribuire un valore percepito minore rispetto al reale, svilendo l’immagine del vino italiano nel medio lungo termine. Operare in questa direzione è fondamentale per migliorare la percezione dei vini a scaffale”.
Sull’onda della promozione ha parlato poi Francesco Scarcelli, responsabile vini, birre e bevande alcoliche di Coop Italia. “La promozionalità va guidata: se è sana, guida al consumo consapevole e invita a provare nuovi prodotti; se invece è eccessiva, crea fidelizzazione all'evento stesso dell’offerta e non al prodotto. Secondo me se i produttori ci vengono dietro rendendo parlante il prodotto, cercando magari di far crescere la qualità percepita degli scaffali, dando alla Gdo sempre più prodotti oggi destinati all’altro canale e se i Consorzi di tutela ci aiutano nel valorizzare e comunicare il territorio, il supermercato diventerà sempre più il luogo dove si svilupperà il mercato del vino del futuro”.
“Cerchiamo soluzioni come le etichette parlanti – ha commentato Gianmaria Polti, direttore beverage di Carrefour - oltre a targhette sotto le singole bottiglie: provenienza e uvaggio utilizzato, temperatura di servizio, abbinamenti culinari. Un surrogato del sommelier in 'corsia', la cui presenza, per ora, non è assicurata quotidianamente, ma in diversi punti di vendita garantita mensilmente. Particolare attenzione al segmento del biologico e del vegano, vini le cui vendite sono in forte ascesa, con un aumento del 20% nel 2015”.
Francesco Giattino, direttore commerciale di Tasca d’Almerita, ha raccontato l’esperienza aziendale nella penetrazione dei mercati esteri. “Siamo partiti 50 anni fa ed oggi una nostra singola etichetta è leader nella fascia dei vini bianchi da 7/10 euro. Nei primi 30 anni il lavoro è stato svolto in maniera tradizionale, facendo a tappeto ristoranti, pizzerie, enoteche. Negli anni 80 ci siamo rivolti ad un distributore nazionale che marginalmente ha iniziato anche a servire la grande distribuzione. Dopo il 2000 la grande distribuzione ha iniziato a chiederci vini di qualità più alta e ben posizionati sul canale horeca. Certo rimane il problema, non facile, del controllo delle promozioni e dei prezzi”.
“Dal Nord al Sud, sono migliaia le storie che si potrebbero scrivere per raccontare la biodiversità della nostra Penisola – ha riferito Dino Borri, direttore acquisti Eataly Usa - dagli Stati Uniti alla Germania passando per Corea, Giappone e Brasile incontriamo consumatori 'assetati' non solo di vino ma di cosa c'è dietro al vino, che sia un vitigno non particolarmente conosciuto, un contadino che produce in maniera biodinamica, una grande azienda blasonata, o una etichetta famosa non fa veramente la differenza”.
"La linea 'Le vie dell’uva', lanciata nel 2012, oggi ha 57 vini e vende circa 3 milioni di bottiglie – ha riferito Luca Vaccaro, direttore Marca del distributore del Gruppo Selex (Famila, A&O, etc.) – e sono molto richieste le etichette di maggior pregio come Barbaresco Docg, Pinot nero e Pinot bianco Doc del Südtirol Alto Adige, Nobile di Montepulciano Docg, Lacryma Christi Vesuvio Doc, Primitivo di Manduria Doc, Valpolicella Ripasso Doc, Etna rosso ed Etna bianco Doc. Oltre naturalmente a tutto il mondo delle bollicine. Il vino è fornito da una ventina tra le migliori cantine di tutta Italia”.
Riccardo Zilli, co-fondatore del sito Tannico.it, ha invece concluso parlando dell'e-commerce e delle prospettive per il futuro. “Il mercato del vino on line in Italia ha una quota di mercato di circa l’1%, quando ci sono Paesi come il Regno Unito che ha raggiunto il 10%. La crescita dei prossimi 3-4 anni sarà vertiginosa e rappresenterà una grande opportunità soprattutto per le cantine più piccole. Tannico.it, nato 3 anni fa, ha in catalogo 5mila etichette e ha fatturato 6 milioni di euro nel 2015”.
Sempre relativamente alle tendenze di consumo di vino, secondo un'indagine di Nomisma sulla demografia del vino, sono 44 milioni gli italiani che, nel corso del 2015, hanno consumato vino in Italia, con il 50% che lo beve almeno 2-3 volte a settimana e il 65% che ne assume più di 2 bicchieri ogni 7 giorni. Il consumo è direttamente proporzionale all'età, con il 64% dei "Baby boomers" (51-69 anni) che beve regolarmente più volte alla settimana, contro il 50% della "generazione X" (36-50 anni), e appena il 38% dei più giovani "Millenials". Questi ultimi però risultano essere i maggiori consumatori di vini spumanti.
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