Grazie mille ministro Martina, perché la Carta di Milano è lungimirante nel porre il problema della fame nel mondo al centro dell’attenzione”. Così dice, nel suo intervento al Forum internazionale dell’agricoltura, l’ex presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, oggi presidente dell’Istituto Lula.

Negli anni Sessanta pensava che “l’agrobusiness fosse negativo”. Oggi, alla luce del progresso che ha avuto il paese sudamericano e il successo che ha ottenuto nella lotta alla povertà e alla fame il suo progetto, Lula la pensa diversamente.
Grazie alle tecnologie innovative in agricoltura abbiamo ridotto la deforestazione e ampliato i terreni coltivabili, migliorando la produttività – spiega - Siamo riusciti a raddoppiare la produzione di grano, esportiamo zucchero e caffè, carni avicole, suine e bovine. Le aree coltivabili sono aumentate del 50% e oggi possiamo contare su 57 milioni di ettari coltivati a grano. Esportiamo il 39% di tutta la soia consumata nel mondo. Il 77% del mercato mondiale del succo d’arancia è brasiliano. L’agrobusiness rappresenta il 23% del Pil brasiliano”.

Ma la fama di Lula è legata molto alla promessa – mantenuta – sul varo del programma Bolsa Familia, ovvero il registro unificato dei programmi sociali che è servito come strumento per il coordinamento delle politiche sociali pubbliche. “Quando mi sono insediato alla presidenza – ricorda – avevo detto che mi sarei sentito realizzato se ogni cittadino avesse potuto fare colazione, pranzare e cenare”.
In particolare, “Bolsa Familia riconosceva un reddito permanente alle famiglie più povere, a patto che rispettino tre condizioni: che mandino i bambini a scuola, che li vaccinino e che sottopongano le donne incinta a tutti gli esami previsti dal sistema sanitario. Le risorse vengono trasferite direttamente dallo Stato alle madri, ritenuti più affidabili nella gestione dei fondi rispetto agli uomini”.

Siamo qui per dire - aggiunge Lula dal palco del Forum - che se la lotta alla fame non fosse entrata nel budget dello Stato non avremmo vinto. I governanti devono capire che i poveri esistono quindi devono essere inseriti nei budget degli Stati, anche se non hanno sindacati e se non possono far sentire la propria voce. Per questo mi auguro che la Carta di Milano possa dare un contributo alla vita sana, a un’agricoltura e un’alimentazione sana, sostenibile sul piano ambientale ed economico”.

Prendere la parola, per Lula, in occasione di un evento che in questi due giorni ha richiamato oltre 115 Paesi, più di 50 ministri, 370 delegati da tutto il mondo, “un riconoscimento generoso per una battaglia vinta. Era inspiegabile che 50 milioni di persone, quasi un terzo degli abitanti di un paese ricco di risorse come il Brasile, uscisse dalla povertà. E questo grazie a un budget che nel 2014 è arrivato a 10 miliardi di euro, pari allo 0,5% del Pil dello Stato, una rete di 4 milioni di agricoltori, e il ruolo avuto dal professore e amico José Graziano da Silva, oggi meritatamente segretario generale della Fao”.

Grazie al progetto di Lula sono state costruite oltre un milione di cisterne per la conservazione dell’acqua nelle zone semiaride, sono stati destinati 51 milioni di ettari ai contadini con una riforma agraria di ampio respiro, senza dimenticare il percorso parallelo dedicato a diffondere l’energia elettrica nel Paese.
In 12 anni – afferma Lula - siamo riusciti a togliere 36 milioni di persone da una condizione di estrema povertà e 40 milioni di persone sono entrate nella classe media. Inoltre, sono stati creati 22 milioni di posti di lavoro”.