La vendemmia 2024 è iniziata ufficialmente in Sicilia con un anticipo di 12 giorni e si annuncia la più lunga d'Italia: Assovini Sicilia stima che durerà mediamente oltre cento giorni.

 

La raccolta di quest'anno è probabilmente quella con le maggiori incognite degli ultimi anni - rileva invece Coldiretti - e non solo per il forte anticipo dell'avvio che "spalmerà" le operazioni di raccolta nell'arco di quattro mesi. Uno scenario che vede le operazioni partire tradizionalmente con le uve da spumanti Pinot e Chardonnay - precisa la Coldiretti - per proseguire a settembre e ottobre con la Glera per il Prosecco e con le grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e concludersi addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nerello su 658mila ettari coltivati a livello nazionale.

 

Questo anticipo è dovuto a un inverno e una primavera caldi, privi di pioggia, causando un precoce germogliamento e un'accelerazione della maturazione delle uve. Nonostante queste condizioni le viti sembrano aver resistito più delle altre colture, difatti non sono presenti segni di stress idrico e le uve sono perfettamente sane e integre.

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I vigneti siciliani, quindi, si presentano in ottimo stato fitosanitario e qualitativo. Inoltre, il caldo ha bloccato sul nascere il rischio di peronospora, che lo scorso anno è costata al Vigneto Italia ben 11 milioni di ettolitri in meno.

 

Ne è un esempio l'azienda agricola dei Principi di Spadafora (Pa), socia di Assovini Sicilia, che ha iniziato la vendemmia quattro giorni fa: "Prima volta in 30 anni, mai successo nella nostra zona di iniziare così presto" dice il titolare Francesco Spadafora.

 

Spadafora spiega come l'andamento meteo di quest'anno ha impattato sulla produzione: "Non possiamo ancora dare un giudizio sulle uve perché è ancora molto presto ma possiamo dire sicuramente che sono sane, acini più piccoli ma di qualità". Sui grappoli, inoltre, non si sono registrati problemi di botrite o di oidio.

 

Per le rese le aspettative dell'azienda sono quelle di raccogliere uve di ottima qualità ma con produzioni minori rispetto agli anni passati.

 

In questo contesto è sempre più importante rimanere produttivi anche in condizioni di siccità, e la Sicilia ne è un esempio, utilizzando portainnesti innovativi e all'uso di corroboranti che riparano dagli stress ambientali e dalle ondate di calore. Infine, una corretta gestione del suolo e delle risorse idriche, insieme alla sperimentazione avviata con sensori che monitorano lo stress idrico, consentono l'irrigazione di precisione e l'ottimale uso dell'acqua.

 

"Il problema della gestione delle risorse idriche non può essere affrontato in maniera autonoma dai singoli produttori ma occorre una visione politica d'insieme che consenta di attuare in maniera strutturale un piano idrico. La Sicilia ha la fortuna di godere di una straordinaria varietà che si traduce in una diversità della produzione vitivinicola" dice Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia.