Fino al 1500 in Italia il castoro (Castor fiber) era un animale piuttosto comune da incontrare nelle zone montane o in pianura, in aree boschive e ricche di corsi d'acqua. Poi, a causa della caccia e della riduzione dei suoi habitat naturali, è scomparso dalla nostra penisola. Ben cinquecento anni dopo i ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e dell'Università degli Studi di Milano hanno scoperto che questo mammifero, parente stretto del castoro nordamericano, è tornato in Italia e delle colonie sono presenti in Trentino Alto Adige e in Friuli Venezia Giulia, nonché in Toscana, Umbria e Marche.

 

Le popolazioni sono ancora estremamente limitate, si parla di appena una cinquantina di individui su tutto il territorio nazionale. Ma uno studio pubblicato su Animal Conservation ha confermato che l'Italia è un posto ideale per la riproduzione e l'espansione di questo roditore e dunque c'è da aspettarsi che nei prossimi anni i numeri cresceranno.

 

Ma quale impatto potrebbe avere il castoro sulle attività delle aziende? Molti agricoltori infatti temono che si possa ripetere quanto accaduto con la nutria, un altro roditore (non autoctono) che nell'arco di cinquant'anni ha colonizzato massicciamente le nostre campagne. Un animale che ha causato non pochi problemi agli agricoltori, provocando danni alle infrastrutture idrauliche e ad alcune colture di cui si ciba.

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Per capire meglio come si comporta il castoro europeo e quali impatti potrebbe avere sugli agroecosistemi abbiamo parlato con Emiliano Mori (Cnr-Iret, Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri), autore insieme ad Andrea Viviano (Cnr-Iret) dello studio pubblicato su Animal Conservation.

 

"Le popolazioni presenti in Italia hanno origine differente. Quelle in Trentino Alto Adige e in Friuli Venezia Giulia provengono dalla vicina Austria e dalla Svizzera, luoghi in cui il castoro europeo non è mai scomparso", spiega Mori. "È difficilmente spiegabile invece la presenza in Centro Italia, in quanto non vi è alcuna vicinanza con territori in cui questo animale è stanziale. Per questo motivo l'ipotesi più accreditata è che sia stato introdotto volontariamente e in maniera del tutto illegale prelevando alcuni esemplari da altre parti d'Europa".

 

Mappa della presenza del castoro in Europa

Mappa della presenza del castoro in Europa

(Fonte foto: Cnr-Iret, Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri)

 

Castoro e agricoltura, un matrimonio possibile

Al di là dell'origine, il castoro è ormai presente in Italia ed è bene conoscerne il comportamento per comprendere quali effetti potrebbe avere sull'agricoltura. "Prima di tutto occorre dire che il castoro non ha caratteristiche invasive come la nutria, vivendo in famiglie allargate e avendo precise esigenze di habitat: boschi e abbondanti corsi d'acqua", sottolinea Emiliano Mori.

 

Non è dunque possibile che il castoro abbia una diffusione paragonabile a quella della nutria, un animale che ormai si trova in ogni fiume, stagno o fossato, dalla Valle d'Aosta alla Sicilia, e che costruisce le sue tane anche all'interno dei centri abitati.

 

Ma di che cosa si nutre il castoro? "Castor fiber rosicchia la corteccia degli alberi e si nutre dei germogli e delle foglie dei giovani ramoscelli. In estate, quando questi cibi sono meno abbondanti, può anche nutrirsi di erba ed è raro che si cibi di specie coltivate, a meno che nell'ambiente naturale non ci siano altre fonti di sostentamento", sottolinea Mori.


Se gli agricoltori possono stare tranquilli sotto questo punto di vista, a creare qualche problema è la peculiare caratteristica del castoro di essere un formidabile ingegnere idraulico. Abbatte infatti giovani alberi per costruire delle vere e proprie dighe lungo i corsi d'acqua. Dighe che servono a nascondere le entrate sommerse delle tane all'interno delle quali si riunisce la famiglia allargata e vengono allevati i cuccioli.

 

"La costruzione di tali dighe può modificare leggermente l'orografia di un territorio, creando piccoli laghi artificiali e deviando corsi d'acqua minori", sottolinea Mori. "Tuttavia, l'opera del castoro ha anche dei risvolti positivi in quanto le sue costruzioni sono utili a migliorare la resilienza di un territorio ai fenomeni piovosi improvvisi".

 

Castoro europeo e diffusione in Italia

Nell'ambito dello studio condotto da Cnr e Università degli Studi di Milano sono stati utilizzati modelli di distribuzione delle specie per calcolare l'idoneità ambientale del castoro in Europa. Successivamente, mediante l'applicazione di modelli di connettività, gli esperti hanno valutato le aree d'Italia dove l'espansione del castoro potrebbe essere più probabile nel prossimo futuro. La mappa risultante è stata sovrapposta a mappe di coltivazioni arboree e alla presenza di canali artificiali per individuare le aree in cui le attività di costruzione di dighe potrebbero generare conflitti con le attività umane.

 

Mappa della presenza del castoro in Europa e in Italia

Mappa della presenza del castoro in Europa e in Italia

(Fonte foto: Cnr-Iret, Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri)

 

Vaste zone d'Italia risultano idonee per la diffusione del castoro, e sebbene le popolazioni settentrionali sembrino essere più isolate, nel Centro Italia si riscontra un maggiore potenziale di espansione della specie. Le aree con potenziali conflitti con l'uomo sono principalmente concentrate in Toscana, Umbria, Marche e in Trentino Alto Adige, dove i castori potrebbero avere accesso a zone con presenza di piantagioni arboree o infrastrutture sensibili alle loro attività. I modelli indicano invece che le aree con potenziali conflitti sono molto limitate in Friuli Venezia Giulia.

 

Castoro e agricoltura, nessun problema

Ricapitolando, anche se l'Italia offre numerosi habitat ai castori, dalla Lombardia fino alla Sicilia, è in improbabile che il loro numero raggiunga cifre elevate. Inoltre, la presenza del castoro si concentrerà nelle aree naturali e poco antropizzate. Infine, i danni diretti causati dall'animale saranno scarsi e potrebbero interessare solamente i giovani impianti arborei, come ad esempio i pioppeti lungo il corso dei fiumi.


Il ritorno del castoro in Italia è dunque una buona notizia in quanto animale autoctono, anche se non presente in Italia da cinquecento anni, che va ad aumentare la biodiversità del nostro Paese. "Il paradosso - sottolinea Emiliano Mori - è che essendo una specie introdotta dall'estero, benché in passato autoctona della nostra penisola, andrebbe eradicata". In linea di principio, dunque, le regioni dovrebbero adottare dei piani di eradicazione, anche se, c'è da scommetterci, in questo caso l'opinione pubblica farebbe sentire la propria voce in difesa del simpatico roditore.