La primavera 2024 non ha dato una mano alla all'apicoltura italiana, anzi.

 

Tra piogge e ritorni di freddo al Centro Nord e condizioni di siccità al Sud, le produzioni primaverili di miele hanno subito un crollo che fa aggravare la crisi del settore.

 

A dirlo è il report sull'andamento primaverile pubblicato dall'Osservatorio Nazionale del Miele che ha fotografato la situazione fino a maggio 2024.

 

In tutta Italia sono stati pressoché azzerati i raccolti primaverili che di solito venivano fatti prima delle grandi produzioni di acacia al Centro Nord e di agrumi al Sud.

 

Ma anche le principali produzioni monoflorali come le stesse acacia, agrumi e sulla - fondamentali per i bilanci aziendali - hanno avuto un crollo produttivo molto pesante.

 

Per l'acacia la produzione nel migliore dei casi non ha superato i 10 chili ad alveare nelle regioni vocate del Centro Nord, ma in certe zone non ha raggiunto i 5 chili ad alveare o addirittura non è stata prodotta; e spesso si è dovuto ricorrere alla nutrizione di soccorso sia prima che dopo la fioritura.

 

Al Sud il miele di agrumi non ha mai superato nel migliore dei casi i 15 chili ad alveare, e in Sicilia la produzione è stata pressoché azzerata, insieme a quella della sulla.

 

In Sardegna una delle principali produzioni primaverili, come il miele di asfodelo, ha raggiunto produzioni massime di 12 chili ad alveare, ma tra mancate rese e aumenti di costi di nutrizione, in alcune zone sono stati stimati danni economici del 90%.

 

Ed oltre alla situazione produttiva anche quella di mercato non migliora. Per quanto siano state rilevate dalle vendite delle giacenze dello scorso anno, i prezzi all'ingrosso, al netto d'Iva, sono stati in media tra i 4,50 euro/chilo e i 4,80 euro/chilo.

 

Sul fronte dei prezzi particolarmente emblematico un caso riportato in Molise dove un apicoltore ha rifiutato un'offerta di acquisto di 100 quintali di miele di sulla certificato biologico perché il prezzo proposto era solo di 4,20 euro/chilo.

 

Tiene invece il mercato degli sciami, sostenuto anche dalle misure per il ripopolamento apistico, presente in tutti i bandi per gli apicoltori, ma anche qui, in alcune zone, la produzione degli sciami è stata resa difficoltosa dall'andamento stagionale.

 

L'apicoltura italiana rimane quindi in una situazione di crisi grave, per la quale, come abbiamo già scritto, le associazioni nazionali hanno scritto al ministero chiedendo 10 milioni di euro per attuare misure di emergenza; in particolare, per evitare il rischio di chiusura di molte aziende professionali.

 

È possibile consultare il report di maggio dell'Osservatorio Nazionale del Miele.