Non che servisse una ricerca specifica in chiave statistica per scoprirlo: ampa, metabolita di glifosate rinvenuto spesso nelle acque, deriva in larga parte da prodotti che con l'erbicida nulla c'entrano. Però, quando qualcuno mette l'evidenza nero su bianco, contornandola di numeri, tanto meglio. Una metanalisi è stata in tal senso realizzata da alcuni ricercatori dell'Università di Tubinga, in Germania, dando una spiegazione e una dimensione più dettagliata del fenomeno. 

 

Cosa dice la ricerca tedesca

Lo studio, dal titolo "Glyphosate contamination in European rivers not from herbicide application?", risulta come pre print su Water Research, rivista del gruppo editoriale Elsevier, da sempre riferimento scientifico per quanto riguarda gli agrofarmaci sotto i loro molteplici aspetti.

La metanalisi è stata realizzata impiegando modelli descrittivi delle concentrazioni di glifosate nei fiumi americani ed europei, realizzando come la presenza nei fiumi del Vecchio Continente non possa essere spiegata solo con l'applicazione di erbicidi a base di glifosate.


I modelli di concentrazione stagionali assomigliano infatti più a quelli dei marcatori delle acque reflue urbane, nelle quali si trovano infatti anche altri contaminanti come per esempio i farmaci e il loro metaboliti. Da ciò ne consegue che le contaminazioni in Europa potrebbero essere dovute in gran parte a usi extra agricoli di glifosate e alla trasformazione degli additivi utilizzati per fare bucati.


Per individuare le possibili fonti di glifosate e ampa nelle acque superficiali i ricercatori hanno esaminato serie temporali delle contaminazioni delle acque fluviali che spaziano dal 1998 fino all'ottobre 2023. I primi risultati circa i fiumi europei si sono mostrati in contrasto con le ipotesi più comuni che vogliono glifosate migrare verso le acque superficiali tramite asporto dovuto alle piogge. Quindi la ricerca è stata estesa tramite una metanalisi comparativa delle concentrazioni di glifosate e di ampa nelle acque fluviali in Europa e negli Stati Uniti, utilizzando come marker alcune sostanze di derivazione sostanzialmente urbana, come per esempio i farmaci


Di quanto questi ultimi siano presenti nelle acque se n'era già parlato su AgroNotizie®, citando studi e monitoraggi svolti in Inghilterra, in Lombardia, Francia e Spagna. Quindi non è affatto una sorpresa che degli scienziati li usino come marker nelle proprie ricerche. 

 

L'Europa non è l'America

La correlazione con gli usi agricoli è risultata solida negli Stati Uniti, nei cui fiumi i picchi di concentrazione di glifosate e ampa sono risultati in buona parte sovrapponibili a quelli di altri erbicidi impiegati in agricoltura, come per esempio metolachlor. Quindi la spiegazione a tali contaminazioni delle acque superficiali va cercata nei fenomeni di runoff dovuti alle piogge, sebbene con diversa entità in funzione del bacino idrografico considerato e delle pratiche di drenaggio prevalentemente utilizzate. 


La maggior persistenza nel terreno di ampa rispetto a glifosate spiega inoltre il perdurare nel tempo di questi apporti: se la presenza di glifosate cala abbastanza velocemente dopo gli usi, la coda della presenza di ampa prosegue invece in modo più prolungato. Meno significativo quindi l'input da fonti urbane, anche perché, come ricordano i ricercatori, citando a loro volta altre fonti, l'igienizzazione dell'acqua con cloro abbatte le concentrazioni di glifosate in modo significativo. 


Questo negli States. In Europa, invece, la distribuzione delle contaminazioni appare molto diversa negli 80 punti di monitoraggio considerati, concentrati soprattutto in Francia, Germania, Olanda e Svezia. Come concentrazione massima sono stati trovati 57 microgrammi/litro, quindi un valore inferiore al Rac (concentrazione ritenuta sicura) previsto per glifosate pari a 100 microgrammi/litro. A conferma di quanto la presenza di questa sostanza attiva nelle acque, per quanto diffusa in termini di punti di rinvenimento, non giustifichi l'allarmismo nato sull'erbicida. 


Per esempio, nel set di dati francesi i ricercatori erano convinti di trovare scenari di concentrazioni dovuti essenzialmente alla contaminazione agricola, in special modo nelle regioni scarsamente popolate. Al contrario, le frequenze di rilevamento e/o la risoluzione temporale sono risultate basse.


Anche la scala temporale ha un suo perché, infatti, dal momento che le concentrazioni al di sopra del limite di rilevabilità sono risultate comunque più alte dell'atteso in inverno, epoca di usi agricoli scarsi o nulli, sebbene siano state comunque inferiori rispetto a quelle dei mesi in cui le applicazioni erbicide sono più frequenti.  

 

Ancora, i pattern risultano diversi a seconda del luogo. Per esempio, la fonte appare prevalentemente agricola ad Aude a la Redorte, in Francia, ove è presente una florida viticoltura, mentre a Emscher, in Germania, la fonte pare prevalentemente urbana. A Berlino, nel Teltowkanal, appare una chiara sovrapposizione fra glifosate e benzotriazolo, un inibitore della corrosione del rame e delle tubature. 

 

Negli scarichi urbani v'è più di quanto si pensi

La ricerca dimostra quindi la rilevanza delle acque reflue urbane in termini di contaminazioni dei fiumi europei con glifosate e ampa, evidenza corroborata dal fatto che tutti i siti europei che mostrino tali modelli di concentrazione stagionale sono interessati dalle acque reflue stesse.

 

Del resto, ampa deriva in buona parte da prodotti ampiamente utilizzati in Europa come antincrostanti, stabilizzanti della candeggina e inibitori della corrosione. Cioè prodotti principalmente impiegati per fare il bucato, oppure dall'industria tessile e della carta o nei circuiti di raffreddamento.

 

Al contrario, gli amminopolifosfonati non sono presenti negli analoghi prodotti impiegati negli Stati Uniti. Ulteriore spiegazione, questa, delle forti differenze riscontrate dalla metanalisi fra Usa ed Europa. 

 

Il mistero si infittisce

I ricercatori hanno notato un fenomeno che non sono però riusciti a spiegare con i soli usi extra agricoli di glifosate, come per esempio gli usi hobbistici o le manutenzioni di strade e ferrovie. In Europa gli usi urbani sono stati proibiti nel 2016, ma nonostante ciò non pare che le concentrazioni siano variate in modo significativo, per lo meno nel pool di punti di campionamento considerati.

 

Nemmeno gli apporti con le urine sono tali da giustificare la presenza di glifosate nelle acque reflue provenienti dalle città, sebbene questa via di escrezione sia quella prevalente dopo aver ingerito l'erbicida in forma di residui (nei fiumi del resto si trova anche la cocaina).

 

Eppure, nel già citato Teltowkanal di Berlino verrebbe rinvenuta una quantità di glifosate che non pare giustificata dagli input attualmente misurabili. Ce n'è cioè di più di quello che si dovrebbe trovare. Da dove venga, non è al momento stato chiarito. 

 

Una ipotesi avanzata dai ricercatori in tal senso è che anche glifosate possa avere origine dalle medesime sostanze chimiche da cui deriva ampa. Gli amminopolifosfonati potrebbero essere cioè precursori comuni di entrambe le molecole. Questa ipotesi verrebbe peraltro corroborata dall'assenza di amminopolifosfonati nei detersivi statunitensi, assenza che potrebbe giustificare il mancato rinvenimento di glifosate e ampa negli apporti urbani alle acque superficiali. A ciò si aggiunga lo studio di Klinger et al., del 1998, che avrebbe dimostrato essere possibile la formazione di glifosate tramite ozonizzazione dell'amminopolifosfonato edtmp, acronimo di ethylenediamine tetra methylene phosphonic acid.

 

Se tale ipotesi venisse confermata, sarebbe in pratica un déjà vu: negli Anni '80 furono i fertilizzanti fosfatici i grandi accusati per le fioriture algali e le mucillagini nel Mar Adriatico. Poi si scoprì che i concimi c'entravano praticamente nulla, dal momento che il fosforo in essi contenuto restava e resta praticamente tutto nel terreno. Anche allora, come si ipotizza oggi, si scoprì che i veri responsabili degli apporti di fosforo ai fiumi e quindi al mare erano i detersivi domestici e industriali contenenti anch'essi prodotti in base fosforo. Con l'aggravante che poi finivano direttamente nei sistemi fognari e da lì alle acque.

 

Conclusioni

La conclusione tratta dai ricercatori è che gli apporti di glifosate e ampa alle reti fluviali europee è dovuta in gran parte alle reti di smaltimento delle acque reflue urbane (civili e industriali), piuttosto che dagli usi agricoli. Al contrario, le presenze dell'erbicida in America sarebbe in chiara relazione proprio con questi ultimi. Uno scenario che andrebbe quindi meglio considerato quando giungeranno le prevedibili campagne allarmiste anti chimica basate sulle analisi delle acque.

 

Il tutto restando in attesa che l'ipotesi sopra riportata sulla formazione di glifosate da amminopolifosfonati venga confermata o smentita. Nel primo caso, però, si teme che di scuse al comparto agricolo non ne arriveranno, esattamente come non ne arrivarono in passato una volta dissoltesi le accuse di eutrofizzare i mari