E' un mix di prezzi di mercato alti e di costi di produzione in calo quello che sta regalando agli allevatori di bovine da latte una congiuntura favorevole.
Pur se distante dai record dello scorso anno, il prezzo medio di mercato pagato agli allevatori è di 51,6 euro al quintale, al quale vanno aggiunti Iva e i premi di qualità.
Nel frattempo i principali "ingredienti" della razione delle bovine, mais e soia in primo piano, sono scesi dai picchi dei mesi passati, a tutto vantaggio della redditività degli allevamenti.
E' quanto emerge da un recente report di Ismea sull'andamento del comparto lattiero caseario nei primi sei mesi dell'anno.
Quanto latte c'è
La buona situazione del latte italiano si muove in sintonia con l'andamento di quello europeo, dove i prezzi hanno raggiunto in media i 46,1 euro al quintale.
Lontani anche in questo caso dai record dello scorso anno, ma del 15% superiori alla media degli ultimi cinque anni.
Un contesto di prezzi in crescita che ha favorito l'aumento della produzione nei paesi europei, con picchi importanti in Polonia (+4,8%) e Spagna (+2,3%).
Significativa la crescita in due grandi produttori europei come la Francia (+1,1%) e la Germania (+0,3%).
Situazione analoga in Italia dove le consegne di latte risultano in aumento dell'1,5%.
Non va trascurato il rapporto fra produzione e numero di capi in allevamento, in riduzione in tutta Europa e in particolare in Italia.
Negli ultimi venti anni, come denunciato da AgroNotizie®, nel nostro Paese hanno chiuso i battenti quasi 70mila aziende mentre il numero dei bovini si è assottigliato di quasi 300mila capi.
Ma nonostante questo, la produzione di latte è rimasta praticamente immutata.
Segno di una maggiore efficienza delle aziende rimaste in attività, che si traduce in minor impatto ambientale pur a fronte di un aumento produttivo.
Si consuma meno latte
Uno scenario positivo che non deve far dimenticare i punti di debolezza del settore lattiero caseario che potrebbero minacciare il futuro del settore.
L'aumento della produzione di latte avviene mentre i consumi tendono a flettere, innescando una potenziale crisi di mercato per eccesso di offerta.
In particolare il consumo di latte fresco è in contrazione (- 7,5%), una tendenza che prosegue da tempo e che non accenna ad arrestarsi.
In parte conseguenza di campagne di comunicazione tese a denigrare il valore del latte alimentare per spingere il consumo di bevande a base vegetale che offrono ampi margini di guadagno a chi le produce.
La corsa dei formaggi
La minore richiesta di latte alimentare è però compensata dal buon andamento dei formaggi, in particolare sul fronte dell'export.
Nei primi quattro mesi dell'anno le esportazioni italiane sono cresciute del 13,2% in volume e dell'8,4% in valore.
Nel 2023 il fatturato ha superato i 5,47 miliardi di euro e per il quarto anno consecutivo la bilancia commerciale del settore è in area positiva.
A guidare il nostro export sono in particolare i formaggi freschi, con un più 14,9% in volume e un più 8,5% in valore. Ottime le performance di Parmigiano Reggiano e Grana Padano sui mercati esteri.
Il Parmigiano Reggiano
Il Consorzio di Tutela del Parmigiano Reggiano ha diffuso in questi giorni i dati del primo semestre 2024.
Dopo aver chiuso il 2023 con risultati record (3,05 miliardi di euro), nel periodo gennaio-giugno il Parmigiano Reggiano ha registrato rispetto allo stesso periodo del 2023 un incremento delle vendite del 15,1% (70.742 tonnellate vs 61.458 tonnellate).
Merito anche dei buoni risultati sul fronte dell'export, che registrano un più 17,5% (34.924 tonnellate vs 29.721tonnellate).
I punti critici
Sin qui gli aspetti positivi. Ora bisogna fare i conti con l'aumento delle importazioni di latte in cisterna (+11% in volume su base tendenziale), il cui prezzo resta molto competitivo rispetto al prodotto nazionale.
Nella prima settimana di agosto il prezzo del latte spot italiano ha quotato 59,5 euro al quintale, contro i 55,5 euro al quintale delle provenienze francesi e i 56,7 euro di quelle tedesche.
Sull'evoluzione del comparto, fortemente influenzato dall'andamento dei mercati mondiali, pesano poi le incertezze per le tensioni geopolitiche con le loro possibili ripercussioni sui commerci e sui prezzi.
Attenti alla produzione
Sul fronte interno è opportuno tenere sotto controllo la produzione di latte evitando spinte eccessive.
Il positivo risultato delle esportazioni di formaggi ha garantito l'assorbimento degli aumenti produttivi e compensato la minore domanda di latte alimentare.
Il buon andamento del prezzo del latte e la stabilità del mercato potrebbero tuttavia indurre gli allevamenti a spingere sulla produzione, alterando l'attuale equilibrio.
Una situazione che potrebbe compromettere i risultati raggiunti.