La riduzione del numero di sostanze attive oggi disponibili e i limiti sempre più stringenti al loro utilizzo stanno mettendo in seria difficoltà gli agricoltori, soprattutto quelli che lavorano sotto serra, dove le condizioni ambientali possono favorire lo sviluppo di ingenti popolazioni di insetti dannosi.

 

Se in passato, per il loro controllo, ci si basava principalmente sull'uso di insetticidi, negli ultimi anni l'agricoltore è stato forzato a trovare delle alternative. E così si sono sviluppate negli anni strategie di gestione integrata degli insetti dannosi che hanno portato all'utilizzo della confusione sessuale, di reti, di insetti utili e di prodotti per il biocontrollo. Ultimo in ordine di tempo è l'arrivo in campo dei droni.

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Pats è una startup olandese, con sede a L'Aia, patria delle produzioni in serra, che ha messo a punto un sistema per eliminare in modo meccanico gli insetti dannosi nelle colture protette. Il sistema si compone di due parti: Pats-C, che è un sensore da applicare in serra per monitorare in maniera costante il volo degli insetti, e Pats-X, un piccolo drone in grado di intercettare gli ospiti sgraditi e di eliminarli tritandoli con le pale dei suoi rotori.

 

Come funziona Pats-X

 

Pats-C viene installato all'interno della serra e monitora, attraverso l'utilizzo di onde elettromagnetiche nella fascia dell'infrarosso, il volo di tutti gli insetti, siano essi buoni o dannosi. Le informazioni così raccolte vengono elaborate da un software in grado di identificare le singole specie sulla base delle dimensioni e delle caratteristiche traiettorie di volo.

 

In questa maniera Pats-C fornisce all'agricoltore una panoramica costantemente aggiornata sul numero, la specie e le dinamiche di popolazione degli insetti presenti in serra. Questo, in linea teorica, renderebbe sorpassate le attuali trappole, che forniscono solo un'indicazione generale degli insetti presenti in campo.

 

Successivamente la stazione di terra comunica al drone l'eventuale presenza di insetti dannosi. Pats-X prende il volo e grazie ai sensori incorporati, che imitano il sistema di caccia dei pipistrelli, è in grado di identificare la sua preda in volo e di intercettarla con i suoi rotori. L'insetto finisce così frullato all'interno delle eliche smettendo di essere una minaccia per la coltura.

 

Il punto di forza, sottolineato dai fondatori della startup, è che il metodo permette di identificare in maniera precoce la presenza di insetti dannosi e di eliminarli in maniera meccanica, senza l'utilizzo di prodotti fitosanitari e senza arrecare danno agli insetti buoni, come i bombi.

 

Resta però da vedere qual è l'effettiva capacità della stazione di terra di identificare gli insetti e del drone di intercettarne il volo. Se ad esempio, per specie come i lepidotteri, le dimensioni elevate possono rendere relativamente facile l'intercettazione, per insetti di dimensioni estremamente contenute e caratterizzate da un volo radente alle piante, come ad esempio la Tuta absoluta, l'efficacia del sistema potrebbe essere compromessa.

 

Si tratta tuttavia di una innovazione interessante, che potrebbe aprire la strada all'uso dei droni in serra. Una volta dispiegati questi velivoli, infatti, sarebbe possibile equipaggiarli con sensori di vario genere, in modo da monitorare le colture e abilitare il paradigma 4.0.

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