Il settore primario è l'ultimo, in ordine di tempo, ad essere stato investito dalla rivoluzione digitale. Tuttavia l'introduzione di sistemi informatici all'interno delle aziende agricole va a rilento, anche in Paesi ricchi e tecnologicamente avanzati come gli Stati Uniti.
Di questo si è discusso durante il World Agri-Tech Innovation Summit 2023, l'evento di riferimento per chi opera nel settore dell'innovazione all'interno del mondo agricolo e di cui AgroNotizie® è mediapartner. Durante la due giorni californiana ricercatori, startup, investitori e aziende hanno discusso di come sostenere quello che viene definito digital farming.
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Agricoltura, un settore complesso
Come ben spiegato da Jack Joraanstad di Bushel, il problema di fondo è che non esiste una agricoltura, ma decine di agricolture differenti, in quanto chi produce mais è completamente differente da chi invece fa riso o alleva bovini. E nel nostro Paese, l'Italia, la complessità è ancora superiore, visto che abbiamo il più alto numero di specie coltivate al mondo (oltre 350), nonché un territorio molto vario dal punto di vista pedoclimatico.
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Questo ha comportato il fatto che sia estremamente difficile standardizzare le operazioni colturali come anche i prodotti utilizzabili. Mancano dunque degli standard e il risultato è che ogni azienda che ha sviluppato sensori o software si è inventata i propri. Ecco allora che ognuno chiama la stessa cosa con nomi differenti, oppure utilizza unità di misura diverse e così via.
Il risultato è una Babele che scoraggia lo sviluppo di soluzioni complesse e su vasta scala, in grado quindi di offrire soluzioni a 360° alle aziende agricole.
Un momento di discussione durante il World Agri-Tech 2023 di San Francisco
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
Tanti attori, tante informazioni
Sidhartha Bhandari, di Publicis Sapient, ha portato un esempio calzante di questa complessità, rappresentata dal mercato del cacao. Un settore in cui operano milioni di piccoli agricoltori sparsi in diversi Paesi del Globo che coltivano e raccolgono il cacao con diverse tecniche e si interfacciano con una moltitudine di intermediari e grossisti. I dati sono spesso analogici e le informazioni non sempre seguono il prodotto lungo la catena del valore.
In questo modo si creano delle diseconomie di scala enormi in quanto si perdono lungo la filiera informazioni che sarebbero preziose per tutti gli attori, dai grossisti fino al consumatore finale.
Ancora oggi la maggior parte degli agricoltori raccoglie i dati a mano e spesso questi ultimi vengono reinseriti e copiati su differenti piattaforme generando anche errori ed incongruenze. Duey Yliniemi, di Greenstone Systems, ha confermato come questa sia una forte barriera alla digitalizzazione del settore. Se infatti i dati fossero generati automaticamente, come accade con le attrezzature di ultima generazione, e fossero utilizzabili da sistemi differenti, questo porterebbe ad avere dei dataset veritieri, omogenei e interoperabili.
Gli ostacoli al digital farming
La sfida di sostenere la diffusione di strumenti digitali cambia a seconda del punto di vista di chi la guarda. Per gli agricoltori gli strumenti digitali rappresentano spesso un costo immediato che non è detto siano in grado di ripagare. Inoltre, il fatto di avere più piattaforme appesantisce le attività all'interno dell'azienda e la presenza di soluzioni non sempre di facile utilizzo rappresenta una barriera importante all'adozione.
Per le aziende che invece sviluppano software il fatto che l'agricoltura sia un settore estremamente complesso porta a creare soluzioni molto settoriali e non interoperabili. Questo depotenzia l'impatto che il digitale potrebbe avere sull'intero settore. Si hanno tante piccole soluzioni, con dati racchiusi in silos che è molto difficile utilizzare insieme.
Digital farming, la luce in fondo al tunnel
Questo significa che l'agricoltura è destinata a restare tagliata fuori dal settore dalla digitalizzazione? Niente affatto, poiché le aziende stanno intraprendendo progetti di condivisione dei dati e di standardizzazione che porteranno allo sviluppo di soluzioni sempre più performanti e a 360°.
In Italia è nata da poco AI4FARM®, la rete italiana di imprese per le soluzioni digitali in agricoltura, nata dall'accordo commerciale tra le aziende Image Line® e Agricolus®, che ha come scopo la creazione di un centro di competenze made in Italy basate sull'integrazione dei sistemi e sull'interoperabilità delle piattaforme informatiche, al fine di rendere sempre più facile l'utilizzo della tecnologia da parte di agricoltori e stakeholder.
In quest'ottica anche l'intelligenza artificiale può fare la sua parte. Come sottolineato da Elizabeth Fastiggi, di Amazon Web Services (Aws), non bisogna dimenticare l'impatto rivoluzionario che potrebbe avere l'intelligenza artificiale. Uno strumento che potenzialmente è in grado di utilizzare dati provenienti da una grande molteplicità di fonti eterogenee per estrapolare informazioni di valore per gli agricoltori.
Una novità in questo senso è stata annunciata proprio durante il World Agri-Tech 2023. Bayer ha lanciato un servizio cloud in partnership con Microsoft denominato AgPowered Services. La piattaforma, che gira sul sistema Azure Data Manager for Agriculture di Microsoft, fornisce strumenti per aziende e startup che vogliono sviluppare soluzioni digitali per l'agricoltura.
Si tratta dunque di una piattaforma che mette insieme il knowhow settoriale di Bayer e le capacità di calcolo di Microsoft per fornire un ambiente di lavoro a chiunque voglia sviluppare soluzioni per il digitale farming.
Ad esempio, le aziende che sviluppano tecnologie per le aziende agricole possono basarsi sulla nuova infrastruttura cloud e sulle funzionalità di base di Microsoft (Azure Data Manager for Agriculture) e ottenere in licenza funzionalità aggiuntive da Bayer (Bayer AgPowered Services) per creare strumenti digitali che supportino gli agricoltori.
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