La brucellosi, malattia che colpisce i ruminanti e non solo, ma che può trasmettersi anche all'uomo, continua a destare preoccupazioni, in particolare per le bufale allevate in Campania, dal cui latte si produce la mozzarella di bufala campana, l'unica a potersi fregiare della Denominazione di Origine Protetta (Dop).

Le severe norme di polizia veterinaria che vanno applicate nei confronti della brucellosi (come per altre patologie) prevedono un controllo costante della diffusione della malattia e nel caso di riscontri positivi si rende necessario fra l'altro abbattere gli animali infetti.

 

Misure che negli ultimi dieci anni hanno comportato la perdita di circa 140mila animali.

Ora la brucellosi è tornata a manifestarsi fra le bufale campane, con punte elevate nel casertano, tanto da comportare la soppressione dall'inizio dell'anno di 13mila capi.

Per gli allevatori, nonostante gli indennizzi previsti in questi casi, un danno enorme derivante dal blocco delle attività e dalle difficoltà legate alla ripartenza della produzione. Nascono da qui le  proteste che puntualmente si ripresentano a ogni nuova ondata di questa patologia.

La richiesta è quella di intervenire con programmi di vaccinazione.

 

Non solo ruminanti

Meglio gli abbattimenti o meglio le vaccinazioni?

Per rispondere è necessario ripercorrere, anche solo in sintesi, le caratteristiche di questa patologia.

Iniziamo dall'agente patogeno, che è più di uno, tutti del genere Brucella. I più diffusi e temibili sono B. Abortus, e B. Melitensis.

 

Negli animali colpiti la brucellosi si manifesta con aborti fra il quarto e l'ottavo mese di gravidanza, ma più frequentemente questo evento si manifesta fra il sesto e il settimo mese. All'aborto può seguire ritenzione placentare che può evolvere in metrite.

Colpisce anche i soggetti maschi, dove provoca orchiti ed epididimite, con conseguente caduta della fertilità.

 

Bovini, bufali e ovicaprini sono gli animali nei quali la brucellosi si presenta più frequentemente, ma casi sono segnalati anche nei suini e nei cani, sebbene questi ultimi abbiano poche responsabilità nel trasmettere la malattia all'uomo.

Negli animali non mancano casi asintomatici, che passando inosservati, e sono i più temibili nella diffusione della malattia.


L'eradicazione

Presente in prevalenza nei Paesi del Mediterraneo, in India, nei Paesi mediorientali, nell'Asia centrale e in America Latina, contro la brucellosi è in atto da tempo un'intensa attività di prevenzione basata su piani di controllo ed eradicazione.

In tutti i Paesi dell'Unione Europea, dunque anche in Italia, la brucellosi è soggetta a programmi di eradicazione che comportano il controllo periodico degli allevamenti, da effettuare due volte l'anno negli allevamenti di bovini e bufalini nelle regioni non ufficialmente indenni.

In caso di riscontro positivo diventa obbligatorio l'abbattimento degli animali.

 

In Italia la prova ufficiale per la diagnosi di questa patologia è la siero agglutinazione rapida, poi confermata dalla fissazione del complemento.

Si tratta di prove di laboratorio ben note in campo veterinario.


La presenza

L'attenzione delle autorità sanitarie nei confronti della brucellosi è legata alla frequenza con la quale la malattia si presenta nell'uomo nei paesi dell'area Mediterranea e in particolare, oltre all'Italia, in Grecia, Portogallo e Spagna.

Ma va precisato che la maggior parte delle provincie del Centro e Nord Italia sono "ufficialmente indenni", mentre ancora si registra la presenza della brucella nel Sud Italia.

 

Per le province non ufficialmente indenni il Ministero della Salute ha emanato specifiche misure straordinarie mirate all'eradicazione della malattia.

In Campania, dove la brucellosi interessa in particolare le bufale, la regione ha deciso di istituire la figura del commissario straordinario per l'applicazione del programma di eradicazione della brucellosi.

Il compito è stato affidato al generale Luigi Cortellessa che, salvo proroga, svolgerà questo incarico sino a giugno del 2023.


La brucellosi negli animali

La brucella può diffondersi fra gli animali attraverso il latte o con lo sperma, ma in caso di lesioni cutanee la trasmissione può avvenire anche con il contatto con materiale infetto sulle mucose o su lesioni cutanee.

La malattia può evolvere in modo silente, senza sintomi evidenti.

Negli animali gravidi si può avere aborto, mentre negli animali impuberi l'infezione tende ad estinguersi e l'animale può diventare immune.

 

Ma va ricordato che gli animali infetti restano portatori ed eliminatori del batterio per tutta la vita.

Una delle cause più frequenti della comparsa della brucellosi in allevamento è connessa all'ingresso di nuovi animali


La brucella nell'uomo

L'uomo può contrarre la brucellosi sia per contatto diretto con gli animali, sia dal consumo di latte fresco non pastorizzato o di formaggi freschi con meno di 72 giorni di stagionatura realizzati con latte non pastorizzato.

Una volta contratta la malattia si può avere febbre elevata, a volte a carattere ondulante, artralgie (dolori alle articolazioni), epatosplenomegalia (ingrossamento della milza e del fegato), profusa sudorazione notturna.

Non va dimenticato che la brucellosi è una delle zoonosi più diffuse al mondo, motivo alla base dei severi controlli e dei drastici interventi di eradicazione.


Vaccini e abbattimenti

Nell'Unione Europea e dunque anche in Italia, il programma di eradicazione prevede, come già anticipato, l'abbattimento degli animali infetti, condizione che ha sollevato più di una protesta da parte degli allevatori per i danni che ciò comporta, solo in parte coperti dagli indennizzi previsti in questi casi.

 

In particolare gli allevatori di bufale invocano da tempo che nella lotta alla brucellosi si introduca un programma di vaccinazione.

Più d'uno i vaccini disponibili, ma non mancano le controindicazioni, in particolare negli animali adulti.

L'intervento vaccinale è inoltre di ostacolo alla definizione delle aree ufficialmente indenni dalla brucellosi.

Condizione quest'ultima indispensabile per evitare vincoli agli scambi commerciali anche fra i Paesi dell'Unione.


Indennizzi da rivedere

La lotta alla brucellosi, per le ripercussioni sulla salute dell'uomo e per le sue conseguenze economiche sugli allevamenti, deve seguire le regole europee.

Evitarne le conseguenze richiede uno sforzo nella prevenzione, in particolare nelle aree dove più si rende difficile la sua eradicazione.

Al contempo va rivisto il meccanismo degli indennizzi.

 

Non va sottaciuto che il persistere di focolai in alcune zone, la Campania fra queste, è legato alla difficoltà che gli allevatori incontrano nel collaborare con le autorità sanitarie.

Un atteggiamento comprensibile se si tiene conto di come gli stessi allevatori siano penalizzati da misure draconiane alle quali non fanno seguito adeguati rimborsi.

 

Denunciare la presenza della malattia e affrontarne le conseguenze è un peso che non può essere lasciato sulle spalle degli allevatori.

Eradicare la malattia ha una valenza sociale della quale deve farsi carico necessariamente la collettività.

E' una condizione imprescindibile per risolvere il problema della brucellosi negli allevamenti. Definitivamente.