Continuano a peggiorare i conti degli allevamenti suinicoli, colpa della caduta delle quotazioni dei capi da macello pesanti destinati al prodotto tutelato.

Nemmeno la contemporanea riduzione dei costi per l'approvvigionamento di alcune materie prime per l'alimentazione degli animali è valsa a riequilibrare la situazione.

 

Peggiorano di conseguenza gli indici di redditività elaborati dal Crefis, il Centro per le Ricerche Economiche sulle Filiere Sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.

Vediamo di seguito la situazione per ogni segmento del comparto suinicolo.

 

Allevamenti

L'indice Crefis del ciclo chiuso segna un calo congiunturale del 3,2%, benché resti al di sopra dei livelli registrati lo scorso anno (+8,6%).

È questa una delle conseguenze legate alla flessione delle quotazioni che per i capi da macello pesanti si sono fermate in novembre a 2,289 euro/chilogrammo (-3,6% il calo su base mensile e -1% su base annua).

 

Sempre a novembre, l'andamento negativo dei prezzi dei capi da macello pesanti e le maggiori spese di approvvigionamento dei suini da 40 chilogrammi, ha condizionato negativamente anche la fase di ingrasso nel ciclo aperto: l'indice Crefis di redditività risulta in calo del 3,5% mese su mese e dello 0,1% rispetto allo scorso anno.

 

Continuando nell'esame del ciclo aperto, la fase di scrofaia a novembre mostra una redditività in ripresa congiunturale dello 0,9%, pur restando al di sotto dei valori del 2023 (-7,8% secondo l'indice Crefis).

L'aumento dei prezzi dei suinetti da 7 chilogrammi, che sempre a novembre hanno raggiunto un valore di 67,133 euro/capo per un +0,4% rispetto al mese precedente, ha sorretto la redditività di questa fase allevatoriale.

Si precisa comunque che la variazione tendenziale rimane negativa: -10%.

 

Favorevole anche la situazione congiunturale della redditività della fase di svezzamento con l'indice Crefis in salita del 2,3%, ma la variazione tendenziale è in calo e pari a -14,7%.

Malgrado le quotazioni in flessione dei capi da 40 chilogrammi (output di questa fase) che nel periodo preso in esame hanno perso lo 0,7% su base mensile fermandosi a un valore di 2,837 euro/chilogrammi (-14,8% la variazione tendenziale) in questo caso i minori costi per l'alimentazione suina e l'acquisto dei suinetti a inizio ciclo produttivo hanno influenzato positivamente la redditività del comparto.

 

Macelli

Ancora in calo, in novembre, la redditività della macellazione che mostra un indice Crefis a -0,2% pur rimanendo positivo il confronto con lo stesso periodo dello scorso anno (+3,1%).

L'andamento sfavorevole è da imputare sostanzialmente alla diminuzione dei prezzi di alcuni tagli di carne suina fresca.

Le cosce fresche della tipologia pesante destinate al prodotto tutelato, in novembre, mostrano quotazioni in crescita congiunturale dello 0,3%, toccando i 6,495 euro/chilogrammo.

Anche la variazione tendenziale è positiva e pari al 5,4%. In calo mese su mese (-0,1%) invece il prezzo della coscia fresca pesante destinata al prodotto generico che si è fermata a 5,305 euro/chilogrammo. Favorevole il dato tendenziale: +4%.

 

Nettamente in discesa, sempre a novembre, pure le quotazioni dei lombi: il taglio Padova ha perso il 12,6% a livello congiunturale fermandosi a 4,125 euro/chilogrammo, mentre il taglio Bologna è scivolato a 3,950 euro/chilogrammo (-15,6%); anche le variazioni tendenziali risultano negative e rispettivamente pari a -11,1% e -13%.

 

Stagionatura

Sempre nel periodo preso in esame migliora, sia pure marginalmente, l'andamento della redditività degli stagionatori di prosciutto: nello specifico l'indice Crefis di redditività della stagionatura di prosciutti Dop 12 mesi è salito dello 0,4% su base mensile, mentre la redditività degli stagionatori di prodotto non tutelato è salita del 2,5%.

Una situazione che dunque non consente il miglioramento del gap di redditività a sfavore del prodotto Dop, che si amplia ulteriormente (-7,2%).

 

Prendendo in esame il mercato, sempre nel mese di novembre, si registrano quotazioni in crescita modesta per il Prosciutto di Parma stagionato 12 mesi che segnano +0,5% sia rispetto a ottobre che rispetto a novembre 2023, raggiungendo i 10,650 euro/chilogrammo.

Anche i prezzi dei prosciutti generici sono in leggero aumento su base congiunturale (+0,6%), arrivando a 8,800 euro/chilogrammo (+2,3% la variazione tendenziale).