"Il progetto - anticipa Mercuri - si chiamerà Verde, latte, rosso e consisterà in una campagna di formazione e informazione mirata a sostenere il consumo del latte fresco, dei latticini, promuovere i prodotti italiani e, soprattutto, contrastare le fake news che stanno allontanando oggi il consumatore dal latte".
Saranno coinvolte tutte le cooperative lattiero casearie italiane, un modello di impresa in grado di generare integrazione di filiera, verticalizzando il sistema e assicurando un migliore ritorno economico.
Basti pensare, come ricordato nei giorni scorsi dal presidente di Fedagripesca Lombardia, Fabio Perini, in occasione del convegno conclusivo del progetto Milkcoop innovation, che "nel 2017 il mondo della cooperazione ha distribuito nell'area del Grana Padano 70 milioni di euro in più ai propri soci rispetto agli allevatori che invece hanno conferito il latte in base al prezzo regionale. E nel 2018 abbiamo calcolato che il surplus è stato di 77 milioni, considerando tutta l'area di produzione del Grana Padano, che comprende anche il Trentino, il Veneto e la provincia di Piacenza".
Il progetto Verde, latte, rosso durerà due anni e coinvolgerà, a livello numerico, circa 730 cooperative lattiero casearie italiane, da Nord a Sud, che generano un giro d'affari di 6,6 miliardi di euro e garantiscono occupazione a oltre 12.600 addetti. Numeri di primo piano, tanto che il presidente Mercuri sottolinea che "il 60% del latte italiano viene valorizzato tramite cooperativa, percentuale che sale all'80% nel caso dei formaggi Dop".
"Ci rivolgeremo innanzitutto alle scuole, dalle elementari in avanti - anticipa Mercuri - e ci avvarremo della professionalità di esperti nutrizionisti che daranno le corrette indicazioni sulle qualità e i benefici del consumo di latte e derivati, facendo leva sulla trasparenza dei processi di trasformazione".
I consumi di latte e derivati non hanno sempre un segno negativo. Nel primo semestre del 2018, ad esempio, i consumi di latte biologico sono cresciuti del 5,1%, mentre i consumi di latte convenzionale si sono ridotti di un terzo nel giro di cinque anni. Sono sostanzialmente stabili i consumi di yogurt e di formaggi.
Secondo le elaborazioni di Clal.it, negli ultimi cinque anni (2013-2018) nell'Ue-28 i consumi di latte pro capite sono diminuiti dello 0,94%, scendendo a 64,99 chilogrammi, mentre per tutte le altre tipologie di prodotti in cinque anni la freccia è stata verso l'alto: +1,3% i consumi di burro a 4,37 chilogrammi pro capite nel 2018; +0,82% i consumi di formaggio a 18,33 chilogrammi; +14,10% i consumi di Smp a 2,20 chilogrammi pro capite; +6,04% i consumi di Wmp a 0,76 chilogrammi pro capite nel 2018, a dimostrazione che quello comunitario è un mercato "ricco", con un Pil pro capite elevato e capacità di spesa più alte rispetto ad altre aree del pianeta, con la conseguenza che i consumi si orientano verso prodotti "con" e "senza" e a più alto valore aggiunto.
La produzione lattiero casearia a livello nazionale si concentra per l'80% nel Nord Italia, in particolare in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. Il 75% della produzione nazionale di latte è relativa a grandi allevamenti, mentre le aziende di piccola dimensione, numericamente quasi la metà degli allevamenti italiani, realizza solo il 5% della produzione totale (dati: Cribis industry monitor).
L'Italia registra 3,7 miliardi di euro di importazioni di latte e derivati e un export di 3,2 miliardi di euro di formaggi e gelati. In particolare, l'esportazione di formaggi ha generato nel 2017 un valore di 2,6 miliardi, concentrando l'81% dell'export di settore. Oltre il 60% delle vendite di formaggi italiani all'estero viene realizzato in Lombardia ed Emilia Romagna.