Anche se i rivenditori e le aziende distributrici sono da tempo avvezze a queste proroghe “last minute”, non sono mancati i disagi legati alla riluttanza di prendere in carico merce “dalla possibile vita corta”, per evitare quanto è accaduto alla fine del 2015, quando è scaduta la registrazione di 47 coadiuvanti senza poter usufruire di un periodo di smaltimento scorte.
Anche la banca dati del ministero della Salute è stata tempestivamente aggiornata con la nuova scadenza (sono sfuggiti due prodotti ma sicuramente l’errore verrà sanato a breve), riportando un po’ di serenità in tutto il settore.
La domanda sorge spontanea…
Ma perché ci si ricorda delle scadenze sempre all’ultimo momento? Questa sembra essere una tipica peculiarità italiana, tuttavia come valida giustificazione possiamo addurre la complessità della linea guida nazionale per la valutazione dei coadiuvanti, che per ora non trova analogie a livello mondiale (anche in Germania e in Olanda – paesi notoriamente molto esigenti – hanno una procedura molto più semplice della nostra per autorizzare i coadiuvanti) e la cronica abilità tutta italiana nel non riuscire portare a termine le procedure senza inconvenienti, anche quando iniziano sotto i migliori auspici.L’Europa seguirà l’Italia?
Nonostante questi incidenti di percorso, la linea guida italiana per la valutazione dei coadiuvanti è stata tradotta in inglese e presentata in pompa magna alle autorità europee: chissà che tra qualche anno non ce la ritroviamo in un regolamento.Approfondimenti per studiosi, addetti ai lavori o semplicemente curiosi
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Fonte: Agronotizie