Comincia così il racconto di Flavio Rubechini, proprietario dell'azienda agricola Miscari a Francavilla di Sicilia in provincia di Messina. Una giovane realtà nata nel febbraio dello scorso anno che per differenziarsi sul mercato ed offrire al consumatore qualcosa di nuovo ha iniziato a sperimentare una coltivazione diversa dal solito: una coltivazione esotica. Sì, perché la Physalis peruviana è una pianta originaria del Sudamerica, ma complice il cambiamento climatico si è ben adattata all'ambiente siciliano "producendo frutti dall'ottimo grado Brix".
"L'impianto entra in produzione già al primo anno nel clima siciliano" spiega Rubechini. "In Sicilia la pianta impiega circa cinque-sei mesi dalla semina ad entrare in produzione. Per una dimensione dei frutti maggiore, per migliori proprietà organolettiche e per massimizzare le rese noi consigliamo una durata di impianto di circa cinque anni".
La pianta si è adattata bene al clima della Sicilia
(Fonte foto: Azienda agricola Miscari)
Come coltivare l'alchechengi
Oggi la coltivazione dell'azienda agricola si estende su circa mezzo ettaro, con un sesto di impianto variabile: una particella è piantumata a due per due e un'altra a due per uno. Per entrambe è prevista la costituzione di filari con tutori e fili che hanno la funzione di costituire una migliore architettura della pianta e favorire un miglior arieggiamento."Diciamo che questo metodo di coltivazione è quello attuato in Colombia (tra i maggiori produttori mondiali) ed in Portogallo, uno dei maggiori produttori in Europa" precisa Flavio. "Prevediamo in futuro di aumentare l'estensione fino a 5 ettari. Stiamo inoltre cercando di costituire un'associazione di produttori qui nella nostra zona ed arrivare ad un totale di 60 ettari, considerando il fatto che il mercato remunera bene questo frutto".
A livello di cure agronomiche la pianta non è particolarmente esigente. Il titolare dell'azienda siciliana spiega che nell'areale in cui si trova è molto importante una concimazione di fondo con il letame ed un'ottima irrigazione a goccia durante il periodo estivo. L'umidità del terreno deve essere sempre almeno al 65% circa, evitando degli eccessi di irrigazione in quanto la pianta non sopravvive molto con le radici ricoperte di acqua. Per quanto riguarda la potatura, invece, "usando i filari noi togliamo i polloni basali ed eliminiamo i rami interni per favorire l'entrata della luce". Anche a livello di difesa l'azienda non ha riscontrato particolari problemi e criticità: si sono giusto verificati degli attacchi di larve di nottue su alcuni frutti, "ma si tratta di episodi sporadici e che non incidono in maniera forte sulla produzione".
La coltivazione dell'azienda agricola si estende su circa mezzo ettaro, con un sesto di impianto variabile
(Fonte foto: Azienda agricola Miscari)
Novità in casa Miscari
Da quest'anno in casa Miscari c'è però una novità: la coltivazione dell'alchechengi fuori suolo. Nell'azienda hanno infatti iniziato a testare questo tipo di coltivazione per produrre, se l'esperimento dovesse dare esito positivo, la Physalis peruviana tutto l'anno come accade nell'America del Sud."Abbiamo posto sotto copertura in telo plastico circa 250 piante in vaso da circa 10 litri con substrato composto da agriperlite e terriccio" spiega Flavio Rubechini. "Inoltre le rese che ci aspettiamo, anche in base ai nostri esperimenti in piccolo che ce lo hanno confermato, sono di gran lunga superiori a quelle del pieno campo. Per quanto ne sappiamo in Europa siamo i primi a provare la coltivazione della Physalis in contenitore fuori suolo".
Da quest'anno nell'azienda agricola stanno testando la coltivazione fuori suolo
(Fonte foto: Azienda agricola Miscari)
Alchechengi: un po' di caratteristiche
La pianta coltivata da Flavio Rubechini è la Physalis peruviana, diversa dall'altra specie che si trova in commercio, la Physalis alkekengi."Physalis alkekengi è molto più sgradevole al sapore, il calice è arancione/rosso di colore, mentre la bacca si presenta rossa. A livello morfologico sono simili appartenendo alla stessa famiglia delle Solanaceae" spiega.
La pianta si presenta come una pianta rustica dal tronco semi legnoso, foglie ricoperte da una leggera peluria e fiori di colore giallo chiaro non particolarmente aromatici.
Le bacche, di colore arancione, hanno "un sapore che inizialmente presenta note di limone ma nel finale ricorda molto la ciliegia (non a caso i francesi la chiamano cerise de terre)". L'alchechengi "è un frutto ricco di vitamina C ed A, ha molti sali minerali ed ha un'ottima azione diuretica" afferma Flavio. Si può trovare sul mercato da agosto a dicembre-gennaio, ma come anticipato la finestra si potrebbe allargare con il fuori suolo.
Un tratto distintivo è rappresentato dal calice che avvolge la bacca e che quando si presenta cartaceo o giallo determina il momento ideale per raccogliere le bacche, "in modo da poter garantire ai nostri clienti il massimo del sapore e dell'aroma". Ma è possibile utilizzare in qualche modo questo calice? Nell'azienda stanno facendo vari esperimenti per dargli una seconda vita, ovvero riutilizzarlo "come carta per le nostre etichette: polverizzando i calici allo stato cartaceo ed unendoli con una colla di origine biologica potremmo ottenere anche le etichette dalle nostre piante".
L'alchechengi è un frutto ricco di vitamina C ed A
(Fonte foto: Azienda agricola Miscari)
Una coltura di nicchia con un buon prezzo di mercato
La coltura è remunerativa ma richiede attenzioni e diverse competenze dal punto di vista tecnico, "considerato anche il fatto che non è così diffusa e che chiunque volesse informarsi sulla sua coltivazione non troverà molto materiale in italiano, ma quasi tutto in spagnolo ed inglese".A livello di prezzo Rubechini ritiene che è un frutto che spunta interessanti prezzi, "molto simili ai piccoli frutti come mirtillo, lampone e mora". Ad ogni modo racconta che oggi è molto importante, se non fondamentale, diversificarsi sul mercato con dei prodotti di nicchia "perché la diversità è la ricchezza dell'agricoltura. Credo anche che la 'missione', se così si può definire, di un moderno agricoltore sia far conoscere e rendere disponibile ciò che è di nicchia a tutti, solo così sarà possibile progredire".
Ma non ci si deve fermare alla coltivazione. "La prossima sfida che mi viene in mente è quella di produrre integratori interamente naturali che derivino dall'alchechengi ma anche dalle nostre more" conclude Flavio Rubechini. Sfida accompagnata al desiderio di costituire un'associazione di produttori nella Valle dell'Alcantara per ridare slancio alla produzione agricola della zona e favorire l'occupazione giovanile.
Il frutto spunta interessanti prezzi di mercato
(Fonte foto: Azienda agricola Miscari)
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