Il settore agricolo è in trepidante attesa. Il 2 febbraio 2023 il ministro Francesco Lollobrigida ha firmato il Decreto che ripartisce tra le regioni i 400 milioni di euro del Pnrr per l'innovazione nella meccanizzazione agricola. Il Masaf è ora al lavoro su un ulteriore testo che stabilisca le modalità di attuazione dei bandi regionali.
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Sappiamo che i fondi stanziati sono davvero insufficienti perché si compia un reale ammodernamento dell'obsoleto parco macchine italiano ma se un aiuto, seppur esiguo, può arrivare, almeno che sia speso bene.
AgroNotizie® ha interpellato alcune associazioni di categoria perché capire come impiegherebbero le risorse in arrivo e cosa dovrebbe contenere il prossimo decreto "attuativo".
Solo agricoltori o anche i contoterzisti?
Per ora i fondi Pnrr sembrano accessibili agli agricoltori e non alle aziende agromeccaniche. Parliamo di quasi 1 milione di imprese agricole e circa 18mila agromeccaniche. "Agricoltori e contoterzisti in possesso di macchine particolarmente vecchie, immatricolate prima del 1997, hanno uguale diritto a partecipare ai bandi regionali del Pnrr", afferma Andrea Borio, presidente di Federacma. La federazione ha fornito al Masaf una proposta dettagliata dei criteri di assegnazione dei contributi Pnrr per una completa e semplice utilizzazione dei finanziamenti. "Il documento - fanno sapere - persegue più obiettivi: incrementare la sicurezza delle macchine agricole e ridurre le morti bianche, favorire l'ampia platea di agricoltori e agromeccanici finora esclusi da contributi di altro tipo e permettere ai costruttori di programmare un'adeguata produzione di mezzi trai 28 e 115 cavalli".
L’inclusione o meno degli agromeccanici è molto legata alla visione strategica della meccanizzazione agricola. “Non c’è dubbio che le imprese agromeccaniche sono una componente molto importante del mercato, e una politica di potenziamento del parco dovrebbe estendersi ad ogni categoria di utenti” afferma Alessandro Malavolti presidente di FederUnacoma.
I fondi del Pnrr per la meccanizzazione mirano a migliorare la sostenibilità della produzione agricola
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Convinto della necessità di ammettere gli agromeccanici ai bandi regionali, è anche Michele Pedriali, vice presidente di Cai Agromec, che dichiara: "il coinvolgimento dei contoterzisti, già previsto per il bando del Parco Agrisolare, fa bene all'intero settore. I nostri associati acquistano macchine moderne e portano innovazione anche nelle aziende agricole più piccole che non possono permettersi investimenti di grande entità".
Ma le incertezze sui beneficiari dei fondi non riguardano solo i contoterzisti. Da definire è anche quale tipologia di impresa agricola includere. Donato Rotundo, direttore dell'area Sviluppo sostenibile e innovazione di Confagricoltura, sostiene che "c'è bisogno di rivolgersi alle aziende più strutturate ma anche le medio piccole che, seppur propense a innovare, incontrano più difficoltà nell'investire". Dello stesso parere Malavolti, secondo cui "le imprese di ogni dimensione concorrono a innovare il settore e quindi necessitano tutte di macchine nuove".
Trattori assolutamente da sostituire
Una volta definiti i beneficiari, resta da chiarire quali macchinari includere come ammissibili all'impiego dei fondi Pnrr per ridurre l'impatto ambientale e promuovere l'agricoltura 4.0. "Sarebbe opportuno sostituire quelli con oltre 25 anni d’età, più inquinanti, con nuovi modelli eco friendly così da evitare anche un aumento del numero totale di mezzi circolanti - specifica Borio. Sostituendo le macchine immatricolate entro il 31 dicembre 1996, si raggiungerebbe un target poco toccato in precedenza".
Secondo Federacma, andrebbe finanziato l'acquisto di trattori nuovi tra 28 e 115 cavalli - immatricolati in Italia e dotati di antifurti, collegamento Gps e all'Interpol, per evitare la dispersione dei finanziamenti. Da includere anche trattori con attrezzi moderni in sostituzione di cantieri obsoleti a patto che le attrezzature siano dello stesso tipo.
Per FederUnacoma, il rinnovo del parco dovrebbe riguardare tutte le fasce di potenza. Tuttavia, se si segue un criterio statistico, è più urgente intervenire nelle classi più numerose, cioè quelle con potenze tra 51 e 70 cavalli, incentivando l'acquisto di trattori nuovi con motori a basse emissioni e soluzioni elettroniche per l'uso ottimale degli input.
"L'agricoltura 4.0 si realizza solo se si promuove la combinazione della telemetria con la guida automatica, la tecnologia Isobus e i sistemi di connettività remota" afferma Malavolti. Pedriali suggerisce di "inserire nei bandi mezzi con caratteristiche analoghe a quelle del credito d'imposta 4.0, prevedendo qualche semplificazione".
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Non solo diesel
Rotundo auspica che si trovi "un compromesso tra l'esigenza di introdurre macchinari con motori Stage V e quella di diffondere veicoli elettrici e a metano con zero emissioni, al centro della misura Sviluppo del biometano. Si potrebbe prevedere la rottamazione in caso di uso dei fondi per i nuovi motori diesel e riservare una percentuale delle risorse alle alimentazioni alternative".
Nella lista delle spese ammissibili delineata da Rotundo anche le macchine semoventi e trainate previste dall'articolo 57 del Codice della strada e le attrezzature trainate e portate che ottimizzano la distribuzione degli input.
Fondi Pnrr, iter pieno di incognite
I punti di domanda non finiscono qui: da capire è anche come gestire l'acquisizione delle domande di sostegno e l'erogazione delle risorse. Le associazioni sostengono la validità della procedura a sportello che permette di presentare la richiesta di finanziamento senza limiti di tempo, fino all'esaurimento dei fondi.
"Per assicurare l'efficacia dei bandi, occorre individuare criteri operativi uniformi e omogenei su tutto il territorio italiano - prosegue Borio. Inoltre, se il contributo verrà concesso solo a condizione di sostituire macchinari ante 1997 funzionanti e marcianti, sarà determinante accertarsi che i mezzi obsoleti siano dismessi per scongiurare riutilizzi abusivi".
Desideri
Le aziende ammesse dovrebbero ricevere contributi in conto capitale fino al 40% o 50% del costo d'investimento che fungerebbero anche da ammortizzatori rispetto all'aumento dei listini.
"Proponiamo un contributo del 50% per un massimo di 60mila euro sul prezzo, così da rinnovare almeno 3mila macchinari all'anno - sottolinea Borio. Il contributo potrebbe essere fino al 75% per i mezzi elettrici o a biometano e potrebbe essere studiata una premialità anche per aziende composte da giovani sotto i 40 anni".
I 400 milioni di euro per le macchine agricole dovrebbero essere erogati come contributi in conto capitale
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Proposta da Federacma anche la riduzione dei contributi al 40% (trattori diesel) e al 50% (mezzi elettrici o a metano) in caso di veicolo da rottamare non messo a norma come previsto dal Decreto Legislativo 81/08. In questo modo, si darebbe un contributo maggiore a chi in passato ha investito nell'adeguamento dei propri mezzi.
C'è ancora poca chiarezza riguardo la cumulabilità dei fondi Pnrr con altri finanziamenti. "Gli aiuti potrebbero essere cumulabili a fronte del rispetto di precise norme comunitarie" sostiene Borio. Dello stesso parere Malavolti, secondo cui "la possibilità di cumulare il credito d'imposta e i Psr, soggetta solo ad alcune limitazioni, rafforzerebbe la capacità d'intervento pubblico in tema di meccanizzazione".
Target ambiziosi, risorse insufficienti
I fondi Pnrr per la meccanizzazione dovrebbero sostenere almeno 10mila imprese italiane entro la fine del 2024 e almeno 15mila entro il 30 giugno 2026. Ma sono obiettivi raggiungibili con le risorse stanziate?
Cronoprogramma della misura del Pnrr per la meccanizzazione agricola
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"I target sono raggiungibili, ma i numeri prefissati sono bassi rispetto al bisogno reale - risponde Borio. Se il Masaf si focalizzerà su trattori da 28 a 115 cavalli immatricolati prima del 1997, potrà contare su una platea potenziale di oltre 1 milione di mezzi, cioè su un bacino 100 volte superiore rispetto alle 10mila aziende. Dovremo reperire nuove risorse per gli anni a venire così da andare incontro ai tanti esclusi".
FederUnacoma sottolinea che il Pnrr porterà alla sostituzione di poche migliaia di macchine all'anno e dunque chiede che non vengano soppressi altri incentivi combinabili con il Piano. "L'impatto del Pnrr sarà valutabile quando conosceremo le tipologie di mezzi finanziati e le capacità operative delle regioni - afferma Malavolti. Il mondo agricolo ha sempre reagito con sollecitudine agli incentivi per lo sviluppo della meccanizzazione e sicuramente anche stavolta assisteremo all'esaurimento dei fondi".
Ottimista sulla risposta delle aziende anche Rotundo secondo cui "il buon riscontro ottenuto dalle altre misure del Pnrr di competenza del Masaf fa ben sperare. Molte imprese agricole si sono già dette interessate a sfruttare i nuovi fondi per l'acquisto di trattori, sollevatori telescopici, attrezzi per trattamenti fitosanitari. I giovani imprenditori con un grado di istruzione superiore sembrano i più propensi a investire" conclude.
"Innovatori a prescindere dall'età, i nostri associati sfrutteranno sicuramente l'opportunità - aggiunge Pedriali. Considerato che negli ultimi anni 2 aziende agromeccaniche su 3 hanno usufruito del credito d’imposta 4.0, ci aspettiamo un'alta percentuale di adesione anche ai bandi Pnrr".
Mezzi agricoli: serve una strategia di lungo termine
Al di là del numero di aziende raggiunte, i 400 milioni di euro stanziati sono una goccia nel mare di mezzi da svecchiare. Secondo Federacma, si dovrebbe prorogare la misura Pnrr per gli anni successivi al 2026.
"La proroga avvicinerebbe l'Agromotive al settore Automotive e spingerebbe sempre più piccoli agricoltori a sbarazzarsi dei mezzi più vecchi - dichiara Borio. Con fondi pari a solo 400 milioni, ci vorrebbero oltre 2 secoli per eliminare dai campi i mezzi con più di 25 anni. Per il rinnovo del parco è necessario introdurre uno strumento strutturale e con dotazione adeguata, nonché sbloccare la revisione con il decreto attuativo atteso da anni".
"Il Pnrr, i Bandi Isi, la Legge Sabatini, il credito d'imposta 4.0 e i Psr sono tutti strumenti utili, ma non bastano - fa eco Malavolti. Gli incentivi possono avere un impatto davvero positivo solo se programmati nel medio e lungo periodo. Questo consentirebbe alle imprese di effettuare gli acquisti nel momento in cui sono stati pianificati, senza dover anticipare l'investimento e drogare in qualche modo il mercato".
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