La calendula (Calendula officinalis) è una pianta della famiglia delle Asteracee coltivata principalmente come ornamentale, ma presente in forma inselvatichita su tutto il territorio nazionale ad eccezione della Calabria. Le origini di questa specie sono incerte: forse introdotta a scopo ornamentale e officinale, oggi è diffusa su tutto l'areale Mediterraneo. Il nome deriva dal latino calenda, per il fatto che la fioritura si prolunga da giugno a dicembre, e dagli usi officinali noti sin dall'antichità.
L'elenco delle specie di piante officinali ai sensi del Testo Unico in Materia di Coltivazione, Raccolta e Prima Trasformazione delle Piante Officinali, ai sensi dell'articolo 5, della Legge 28 luglio 2016, n. 154 include Calendula officinalis (coltivata) e Calendula arvensis (selvatica o semispontanea, molto simile alla prima).
La scienza moderna ha identificato i principi con attività farmacologica contenuti nei fiori e nelle foglie: xantofilla e composti carotenoidi (licopene, calendulina e carotene), flavonoidi (quercitina, narcissina, isoramnetina), olio essenziale (monoterpeni e sesquiterpeni), polisaccaridi, mucillagini, resine e saponine, gomme, sostanze amare, composti triterpenici (faradiolo, taraxasterolo, arnidiolo,calenduladiolo, ursatriolo), vitamina C, composti azotati (allantoina), acido salicilico.
Questi composti conferiscono ai preparati di calendula per uso interno attività antinfiammatoria, antibatterica, antisettica, cicatrizzante, decongestionante, lenitiva, idratante, coleretica (stimola la cellula epatica a produrre bile), emmenagoga e antispasmodica (ristabilisce il flusso mestruale diminuendone i fenomeni dolorosi), ipotensiva, vasodilatatrice periferica. Il contenuto in caroteni ha un effetto protettore sulla mucosa gastrica (ulcera gastrica, gastrite, colite). Si prescrive per malattie da raffreddamento, forme erpetiche ed infezioni cutanee per l'azione immunostimolante ed antivirale della frazione polisaccaridica presente. I componenti dell'olio essenziale presenti sono responsabili dell'attività antimicrobica, antifungina ed antivirale, in particolare nei confronti dei batteri Gram-positivi (Staphylococcus aureus, Streptococco beta emolitico). I saponosidi presenti contribuiscono ad abbassare il livello plasmatico di colesterolo e trigliceridi.
Per uso esterno, i preparati hanno proprietà antisettica, cicatrizzante, antibatterica, antimicotica ed antinfiammatoria. Viene utilizzata nel trattamento delle affezioni delle mucose orofaringee e delle vie aeree superiori: stomatiti, afte, gengiviti e piorrea. Aggiunta a gargarismi viene impiegata per il trattamento di tonsilliti e faringiti. Utilizzata come pomata accelera il processo di cicatrizzazione, inibisce i processi flogistici e migliora la circolazione sanguigna e quindi il tono della cute. Per l'azione di normalizzazione del microcircolo ad opera dei flavonoidi ha funzione emolliente, lenitiva, rinfrescante e riepitelizzante, è quindi adatta per pelli secche, screpolate, delicate, facilmente arrossabili. Viene usata nei trattamenti pre e post sole, nei disturbi della circolazione venosa con varicosi e tromboflebiti e nella profilassi e terapia delle piaghe da decubito, in quanto riduce la flogosi e la tensione tissutale locale (1).
I petali e le foglie sono eduli: si consumano freschi nella preparazione di risotti, insalate, liquore e pesto. I fiori secchi invece conferiscono un colore simile allo zafferano. I capolini teneri si preparano sottoaceto.
L'estratto di calendula attivato mediante laser (Laser Activated Calendula Extract, Lace) inibisce la proliferazione di cellule tumorali sia in vitro che in vivo. Due triterpeni glicosidi estratti da questa pianta hanno un potente effetto citotossico contro il cancro di colon e la leucemia (2).
I semi di calendula contengono mediamente il 19% di acidi grassi, di cui il 64% è acido calendico, un grasso non commestibile che rimane solido fino a 40°C e si ossida a contatto con l'aria, motivo per il quale viene chiamato "olio essiccante". Questa proprietà lo rende potenzialmente adatto per la produzione di vernici e pitture, in sostituzione dell'olio di lino, che invece ha un maggiore valore nutrizionale, oppure per sostituire l'olio di tung (Aleurites fordii Hemsl.), prodotto nel Sudest asiatico (3).
L'aspetto colturale interessante è che la calendula richiede poco azoto e cresce in una varietà di climi, dal Mediterraneo fino alle zone temperate del Centro Nord Europa.
In una sperimentazione condotta nel Minnesota (45° di latitudine, all'incirca come Aosta), la calendula è stata seminata su sodo con interfile di 19 centimetri e densità di 13,5 chilogrammi/ettaro, applicando 33 chilogrammi/ettaro di superfosfato su tutte le tesi. L'apporto idrico è stato di 360-370 millimetri durante l'intera stagione vegetativa. Sono stati testati diversi dosaggi di urea su diverse parcelle, risultando la massima efficienza con 39 chilogrammi N/ettaro. La resa ottimale in queste condizioni è stata di 6 chilogrammi di olio/chilogrammo di N, ovvero 234 chilogrammi di olio per ettaro (4).
La coltivazione di calendula a scopo industriale si trova agli esordi.
Il progetto europeo di ricerca Carmina, Calendula as agronomic raw material for industrial applications, ha evidenziato le seguenti criticità:
- È necessario sviluppare cultivar ad alta produttività di olio avente un elevato tenore di acido calendico.
- L'estrema reattività dell'acido calendico richiede lo sviluppo di tecniche di estrazione ad hoc per massimizzare la resa ed impedire l'essiccazione dell'olio già dalla sua estrazione.
- In linea di massima, i semi di calendula si possono raccogliere con macchinari standard, ma bisogna sviluppare macchinari specifici per la loro scorticatura previa all'estrazione.
- L'uso del pannello residuo dell'estrazione dell'olio come ingrediente per l'alimentazione animale o per l'industria dietetica richiede ricerche approfondite.
L'utilizzo della biomassa residua (circa il 95% della biomassa totale prodotta durante il ciclo colturale, stimata in 12-15 tonnellate/ettaro) va studiato per massimizzare la resa complessiva con un approccio di bioraffineria. L'unico studio disponibile in letteratura è stato realizzato in Colombia (5) e postula la possibilità di estrarre fino ad un 5% di vanillina dalla biomassa epigea rimanente dopo il raccolto dei fiori. Il residuo dell'estrazione andrebbe poi inviato a digestione anaerobica, ma la resa di biogas che riportano gli autori - 1.621,3 millilitri/grammo SV - sembra di gran lunga maggiore del massimo teorico che si può ricavare dalle biomasse vegetali (ad esempio, un insilato di cereali difficilmente produce più di 650 Nml di biogas/grammo SV), quindi si deve ritenere poco attendibile.
Nonostante il suo potenziale teorico, l'acido calendico rimane un ingrediente di nicchia. A meno che non ci siano sviluppi industriali che comportino un forte aumento della sua domanda, la coltivazione della calendula sembra destinata a rimanere nell'ambito florovivaistico o erboristico.
Bibliografia
(1) Fonte delle informazioni: Acta Plantarum.
(2) Khalid Z. Masoodi, Insha Amin, Sheikh Mansoor, Nazeer Ahmed, Volkan Altay, Munir Ozturk, Chapter 11 - Botanicals from the Himalayas with anticancer potential: an emphasis on the Kashmir Himalayas, Editor(s): Munir Ozturk, Dilfuza Egamberdieva, Milica Pešic, Biodiversity and Biomedicine, Academic Press, 2020, Pages 189-234, ISBN 9780128195413.
(3) zu Beerentrup, H.M. and Röbbelen, G. (1987), Calendula and Coriandrum - New Potential Oilcrops for Industrial Uses. Fett/Lipid, 89: 227-230.
(4) Johnson, J.M.F.; Gesch, R.W.; Barbour, N.W. Limited Seed and Seed Yield Response of Calendula to Applied Nitrogen Does Not Justify Risk of Environmental Damage from High Urea Application Rates. Agriculture 2018, 8, 40.
(5) Poveda Giraldo, Jhonny & Cardona, Carlos Ariel. (2021). A biorefinery for the valorization of marigold (Calendula officinalis) residues to produce biogas and phenolic compounds. Food and Bioproducts Processing. 125. 91-104. 10.1016/j.fbp.2020.10.015.