Andare verso una castanicoltura più moderna e sostenibile, sia dal punto vista ambientale che da quello economico.
È questo l'obiettivo di fondo del progetto Ingeca - Strategie innovative a basso impatto per la gestione delle avversità dei castagneti da frutto - gestito scientificamente dall'ateneo fiorentino e da quello viterbese ed attuato da alcune aziende castanicole del Casentino, partner attivi del progetto.
Un progetto Ps-Go finanziato dalla Regione Toscana nell'ambito del Psr 2014-2020, annualità 2017, che in questo autunno si avvia alla conclusione e che ha sperimentato e validato protocolli di lotta biologica contro avversità parassitarie vecchie e nuove dei castagni e realizzato nuovi prototipi di macchinari per sfruttare al meglio gli scarti di potatura trasformandoli in carbone e biochar.
Per farci spiegare cosa è stato fatto e che risultati sono venuti fuori, abbiamo intervistato i responsabili dei 2 partner scientifici: il professor Salvatore Moricca, coordinatore del progetto, dell'Università di Firenze; ed il professor Rodolfo Picchio, dell'Università degli Studi della Tuscia.
Professor Moricca, quando è iniziato e cosa è stato fatto in questo progetto?
"Il progetto Ingeca, che ha preso il via a dicembre 2019 e terminerà nei primi mesi del 2023, ha avuto lo scopo di dimostrare l'efficacia di nuovi metodi di gestione del castagneto nell'aumentare la redditività della produzione castanicola in aree considerate marginali. Gli obiettivi del progetto sono stati conseguiti sia attraverso il trasferimento al settore della castanicoltura delle più innovative applicazioni biotecnologiche nel campo della lotta biologica sia mediante la prototipazione su scala aziendale di un prototipo di carbonizzatore. Tale strategia ha consentito di dimostrare come sia effettivamente possibile e plausibile una gestione del castagneto economicamente sostenibile e rispettosa della ricca biodiversità che lo caratterizza".
Il professore Salavatore Moricca (a sinistra) e il professore Rodolfo Picchio (a destra)
(Fonte foto: progetto Ingeca)
Chi ha partecipato al progetto oltre alle 2 università?
"Il parternariato di questo Ps-Go è composto, oltre che dai due atenei, dal comune di Ortignano-Raggiolo (Ar), dal Consorzio della Farina di Castagne del Pratomagno e del Casentino, dall'azienda agricola Giovannuzzi Andrea e dall'azienda agricola Giorgini Riccardo. Inoltre, il Ps-Go ha esteso le iniziative a vari altri stakeholder che potrebbero trarre beneficio dalle acquisizioni del progetto. Tra questi, oltre ad i castanicoltori, vi sono le imprese operanti nella filiera di post-raccolta delle castagne; quelle produttrici e utilizzatrici di biochar e/o ammendanti; gli operatori pubblici del settore; infine, le diverse istituzioni operanti nel settore della ricerca".
Su quali avversità dei castagni siete intervenuti con la lotta biologica e con quali tecniche?
"Il progetto Ingeca prevede l'introduzione, per la prima volta nell'ambito della castanicoltura, di agenti di biocontrollo (Bca, biocontrol agents), per la difesa delle piante di castagno dalle avversità parassitarie. I Bca sono organismi benefici che si rinvengono naturalmente nel suolo e nei tessuti interni dei vegetali (endofiti), ove svolgono una efficace azione di inibizione e contenimento di microorganismi fitopatogeni ed insetti fitofagi dannosi.
Un Bca molto promettente, che ha già dimostrato la propria efficacia in diversi contesti colturali, è Trichoderma spp. I funghi di questo genere, dei quali esistono già formulati commerciali largamente impiegati nella protezione delle colture agrarie, oltre a svolgere un'azione di parassitismo diretto verso gli agenti patogeni, agiscono indirettamente stimolando la crescita ed il rigoglio vegetativo delle piante ed inducendo in esse una maggiore e più pronta resistenza sistemica ai parassiti.
Nelle particelle oggetto dello studio, si stanno sperimentando trattamenti endoterapici con diverse specie del genere Trichoderma, per contenere importanti agenti di danno, come l'agente del marciume gessoso delle castagne Gnomoniopsis castaneae, che decurtano pesantemente la produzione castanicola. Contestualmente, con gli stessi agenti microbiologici, vengono trattate le ferite provocate con i tagli di potatura (sia di allevamento che fitosanitaria) al fine di prevenire l'infezione ad opera di agenti cariogeni o di cancro.
Gli stessi Bca vengono altresì inoculati direttamente nel terreno per ottenere una benefica azione di protezione della rizosfera. Sono effettuati anche trattamenti al suolo con nematodi entomoparassiti (Steinernema ed Heterorhabditis) contro gli stadi svernanti di insetti spermocarpofagi indigeni, come le cidie e il balanino, che da sempre incidono negativamente sulla produzione di castagne.
Inoltre, nella gestione del castagneto verrà posta particolare attenzione al mantenimento di una adeguata densità di popolazione di Torymus sinensis, antagonista del cinipide del castagno di recente introduzione".
2 momenti delle prove in campo con i trattamenti endoterapici (a sinistra) e le attività di monitoraggio (a destra)
(Fonte foto: progetto Ingeca)
Che risultati sono emersi?
"L'integrazione dell'applicazione di buone pratiche gestionali con l'utilizzo di agenti di biocontrollo ha dimostrato come sia effettivamente possibile un incremento dei margini di redditività aziendale su scala di piccola impresa. Oltre che un aumento della produzione di castagne e una riduzione dell'incidenza e della gravità degli attacchi parassitari sul frutto, il progetto potrebbe conseguire delle nuove opportunità occupazionali e di sviluppo sociale del territorio. Queste andranno di pari passo con la conservazione dell'integrità ecologica e della biodiversità dei castagneti ed il mantenimento dei benefici e dei servizi ecosistemici che i castagneti in buona salute sono in grado di offrire".
Professor Picchio, un altro aspetto importante è stata la valorizzazione degli scarti di potatura per la produzione di carbone e biochar, cosa è stato fatto nel dettaglio?
"Ulteriore scopo del progetto Ingeca è stato quello di creare una nuova e inaspettata fonte di reddito per le aziende castanicole (e non solo); questa nuova economia, basata sul recupero di materiali di scarto derivanti dalle potature, cerca di dare loro nuova funzionalità e fruizione attraverso la trasformazione in carbone o biochar, a seconda delle esigenze e del materiale di input nel processo.
Negli ultimi anni si sta in effetti fortemente incentivando l'approccio della bioeconomia, alla cui base c'è il recupero di scarti e residui e la loro trasformazione in sottoprodotti di valore: in quest'ottica la produzione di carbone da scarti di potature si pone come un'ottima soluzione, anche se negli anni tale pratica è stata abbandonata per scarse rese e scarso utilizzo del materiale.
Nello specifico, è stato sviluppato un prototipo di carbonaia mobile verticale a misura d'azienda, con dimensioni relativamente ridotte, in maniera che il carico di lavoro necessario per le operazioni di carbonizzazione corrisponda alle prestazioni di un semplice operaio e non più di una giornata lavorativa. Il recupero del materiale derivante dalle potature si auspica possa dare nuovo impulso all'economia delle piccole realtà aziendali, attraendo nuovi investitori nel settore, con ricadute anche occupazionali (arrivo di forze nuove).
Il prototipo di carbonaia in funzione (a sinistra) e la carbonella prodotta
(Fonto foto: Ingeca)
Questi prototipi di carbonaie mobili potranno essere disponibili per le aziende? E quando?
"Terminata la fase di sperimentazione del prototipo che coincide anche con il termine del progetto, sarà valutata la possibilità di realizzare uno specifico brevetto in funzione degli specifici aspetti giuridico amministrativi.
Verosimilmente, considerati gli ottimi risultati e l’attuale necessità dei castanicoltori di diversificare - ed aumentare - il reddito nonché, al contempo, la richiesta del mercato per i prodotti ottenibili, i margini per commercializzare tali attrezzature sembrano interessanti. Circa le tempistiche, mi risulta difficile fare previsioni di sorta ma, considerando gli step giuridico amministrativi da superare, le più rosee aspettative farebbero prevedere comunque un paio di anni.
Se ci permette, riteniamo doveroso ringraziare gran parte delle persone il cui contributo è stato determinante ai fini del raggiungimento di tali risultati: Chiara Aglietti, Alessandra Benigno, Matteo Bracalini, Emanuele Ceccherini, Andrea Colantoni, Riccardo Giorgini, Andrea Giovannuzzi, Angela Lo Monaco, Roberto Mercurio, Tiziana Panzavolta, Alessandro Ragazzi, Riziero Tiberi, Damiano Tocci, Rachele Venanzi, Leonardo Zucconi".