Il 60% dei consumatori non ha mai sentito parlare della tecnologia blockchain, il 23% ne ha sentito parlare, ma non la conosce bene, mentre solo il 6% la conosce nel contesto agrifood.

 

Sono questi alcuni dei dati emersi dalla Ricerca 2022 dell'Osservatorio Smart AgriFood (School of Management del Politecnico di Milano e Laboratorio Rise - Research & Innovation for Smart Enterprises dell'Università degli Studi di Brescia).

 

Per il 45% degli intervistati (su un campione di 1.034 consumatori) la tecnologia blockchain consente di avere prodotti più sicuri, mentre per il 51% questa tecnologia abilita informazioni più affidabili. Dati che si scontrano con il fatto che oltre un terzo del campione non esprime alcun giudizio a riguardo.

 

Gli obiettivi perseguiti da chi adotta questo genere di soluzioni sono chiari: per il 54% si tratta di opportunità commerciali, in quanto il concetto di tracciabilità è una leva importante nelle scelte di acquisto da parte del consumatore. Segue poi con il 47% l'efficienza della supply chain, in quanto la blockchain consente uno scambio veloce, preciso e veritiero delle informazioni tra i diversi attori.

 

Il 26% delle aziende persegue la sostenibilità, ambientale e sociale, mentre il 13% vuole ottenere un miglioramento delle procedure di richiamo dei prodotti, ambito importante che si inserisce all'interno della food safety. Seguono poi l'anticontraffazione e i pagamenti (entrambi con l'11%).

 

Industria e Gdo animatori del cambiamento

Interessante è andare a vedere chi sono i promotori di queste iniziative di implementazione della blockchain nella filiera agroalimentare. L'industria della trasformazione, con il 24%, è al primo posto come soggetto proponente, seguita con il 22% dalla grande distribuzione e dalla Pubblica Amministrazione con il 12%. Seguono poi agricoltura e allevamento, con il 9%, e gli attori di offerta tecnologica, con l'8%. Ancora più giù troviamo i produttori di input, la logistica e gli enti finanziari.

 

Ad essere coinvolte sono invece prima di tutto le aziende agricole, seguite dalla trasformazione e dalla logistica, per finire con la distribuzione. D'altronde le aziende agricole non hanno la forza, nella maggior parte dei casi, di farsi promotrici di progetti di filiera. Mentre i distributori e le grandi aziende della trasformazione non solo hanno le risorse necessarie per sostenere le progettualità, ma manifestano anche una maggiore necessità di acquisire visibilità e controllo sulla filiera.

 

Grafico: I soggetti coinvolti e i soggetti promotori nei progetti blockchain agrifood nel mondo

I soggetti coinvolti e i soggetti promotori nei progetti blockchain agrifood nel mondo

(Fonte foto: Osservatorio Smart AgriFood)

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Se si osservano i dati sulle filiere coinvolte troviamo quella dei prodotti di origine animale al primo posto, con il 28%. Un dato che non stupisce, visto che è una filiera nei confronti della quale i consumatori nutrono timori riguardanti la food safety. C'è poi la filiera del caffè e del cacao, con il 16% (+7), caratterizzata da tanti piccoli produttori in Paesi in via di sviluppo difficilmente tracciabili. Al terzo posto troviamo il comparto delle bevande, con il 16%, seguito poi dall'ortofrutticolo (10%), dal cerealicolo e vitivinicolo, entrambi al 6%.

 

Blockchain, una questione (per ora) di marketing

L'interesse dei player del settore nei confronti di questa tecnologia è testimoniato dall'andamento crescente dei progetti annunciati o realizzati. Oggi siamo a 106 nel mondo, in crescita del 9% anno su anno, di cui il 55% è stato solo annunciato, il 28% è in una fase pilota, mentre il 17% è operativo. Se si guarda però ai diversi ambiti di applicazione, vediamo che il settore agrifood si trova al quarto posto a livello globale per numero di progetti, contando il 6% di quelli pilota e operativi.

 

E a guardare la mappa salta agli occhi come l'Italia conti il 9% dei progetti, contro i 28 complessivi dell'Europa, il 17% dell'Asia, il 16% dell'America e il 9% dell'Oceania. Un dato interessante in quanto evidentemente gli attori del nostro Paese sono maggiormente predisposti a vedere nella tecnologia blockchain una soluzione alle problematiche che devono affrontare.

 

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