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Le opinioni espresse nel presente articolo sono quelle dell'autore che ne assume la responsabilità esclusiva. La Commissione non è responsabile dell'eventuale uso delle informazioni in esso contenute.

In quanti modi si possono declinare le innovazioni e le nuove tecnologie in agricoltura? Infiniti. Possiamo introdurre soluzioni all'avanguardia che riguardano il prodotto, il processo, entrambi gli aspetti, innovare come singoli imprenditori o costruire progetti condivisi, realizzando partnership fra più agricoltori, in cooperazione, in filiera.

 

La Politica Agricola Comune (Pac) è attenta alle soluzioni che possono migliorare la vita degli imprenditori e delle famiglie agricole, la vita dei lavoratori agricoli, la produttività (migliorando magari la resa in campo), la sostenibilità ambientale, la tutela delle risorse idriche, la difesa delle colture da patogeni esterni. Le nuove tecnologie permettono di rendere l'agricoltura più produttiva e più sostenibile.

 

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Tutte le imprese agricole possono investire, perché vi sono innovazioni utilissime che costano poche centinaia di euro (pensiamo a una centralina meteo), come abbiamo già ricordato in un approfondimento dedicato agli studenti.

 

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L'Agricoltura 4.0 è una delle opportunità che agricoltori, gruppi di agricoltori, cooperative, partnership per l'innovazione, contoterzisti possono adottare per migliorare le performance, rispondere alle sollecitazioni della Politica Agricola Comune e del Green Deal per ridurre gli input in campo con benefici per l'ambiente e per il portafoglio. Adottando soluzioni per tutte le tasche e per le specifiche conformità aziendali. Un caso di innovazione low cost? Le telecamere per sorvegliare la mandria nella stalla. Ma anche - e qui siamo alle prese con un caso futuribile, in quanto la legislazione europea ha frenato sulla sperimentazione in campo, come ricorda Alessandro Nicolia, ricercatore del Crea Orticoltura e Florovivaismo (che racconta in questo podcast il progetto di ricerca sul pomodoro) - l'utilizzo di nuove sementi, magari resistenti agli stress idrici o a determinate malattie. Non avrebbero un costo economico inaffrontabile per l'agricoltore, ma grandi benefici.

 

Ascolta l'intervento di Alessandro Nicolia e di altri esperti.
Puoi trovare tutti i podcast della playlist "Con i Piedi in Campo" in questa pagina

 

In Italia, dove la maglia poderale si aggira per un'azienda agricola di medie dimensioni intorno ai 12 ettari (se consideriamo il vigneto le dimensioni calano a 2 ettari) contro i 70 della Francia, sarà complesso per un agricoltore acquistare una mietitrebbia con sistemi satellitari. Sarà forse più alla portata di un imprenditore agromeccanico, che la utilizza al servizio di qualche migliaio di ettari, ammortizzandone il costo e, paradossalmente, senza accedere ai fondi della Politica Agricola Comune, ma attingendo alle risorse messe a disposizione di Agricoltura 4.0.

 

L'Agricoltura 4.0, un quadro con il fondatore e ceo di Image Line e direttore responsabile di AgroNotizie, Ivano Valmori

Chi meglio di Ivano Valmori, accademico dei Georgofili, può orientarci nei meandri dell'innovazione? Image Line è stata partner della 115esima edizione di Fieragricola di Verona, Rassegna Internazionale di Agricoltura, per la realizzazione del Salone del Digital Farm.

 

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Viaggio nell'agricoltura digitale tra sfide ed opportunità

 

"L'agricoltore si è finalmente accorto del valore dei dati in agricoltura e delle opportunità offerte da una loro lettura e interpretazione, per cui ha cominciato ad investire non soltanto in beni reali come i trattori, le attrezzature, gli agrofarmaci, ma anche in beni immateriali come appunto i big data", spiega Valmori.

 

Le opportunità sono molto ampie. Ad esempio, i "Farm Management Information System, applicativi per gestire le informazioni dell'azienda, le mappe di raccolta e di prescrizione, sistemi che integrano i programmi di gestione aziendale e che elaborano i dati raccolti dalle strumentazioni digitali installate sopra i trattori e sopra le macchine", afferma Valmori.
Poi vi sono i Gis, cioè i Sistemi Informativi Territoriali, con lo stesso Ministero delle Politiche Agricole che in questo ambito specifico ha dato vita al Sistema di Identificazione delle Parcelle Agricole, basandosi su ortofoto, immagini satellitari, immagini catturate da aerei o droni. Già oggi operano aziende che permettono agli agricoltori di avere mappe multilayer, con rilevamenti informatizzati delle colture, degli andamenti climatici, della pedologia, delle operazioni di raccolta, ma anche della somministrazione di prodotti. Si tratta di opportunità che permettono di superare in via definitiva il catasto cartaceo quale elemento di informazione per gli agricoltori.

 

Quando parliamo di Digital Farm comprendiamo anche quelli che Valmori battezza come Decision Support System o Dss, "vale a dire sistemi che, prevedendo sia l'andamento climatico che l'andamento della fisiologia della coltura che l'evoluzione dei parassiti, dicono in maniera sufficientemente precisa quando intervenire e dove posizionare i diversi trattamenti come irrigazione, fertilizzazione, semina, prodotti fitosanitari, così da operare in maniera corretta e senza sprechi".

 

Sempre maggiore gradimento sta ottenendo QdC® - Quaderno di Campagna®, utile per gestire "tutti i dati legati a trattamenti fitosanitari, diserbanti, fertilizzazione, spandimenti di sostanza organica e che rientrano nel fascicolo aziendale per l'accesso al mondo dei finanziamenti pubblici".

 

Tutto facile? Purtroppo no, perché anche la tecnologia ha la necessità di superare lo scoglio della comunicabilità o interoperabilità, che è la capacità dei diversi sistemi digitali di dialogare fra loro su più piattaforme, evitando così all'operatore e all'imprenditore di inserire il medesimo dato su software e gestionali differenti. In questo modo sarà possibile consentire un dialogo fra big data sia all'interno dell'azienda stessa che magari ad un livello superiore, per poter avere un quadro su aree geografiche molto ampie e adattare soluzioni o politiche specifiche per difendere l'agricoltura, promuovere la sostenibilità, la competitività e la produttività delle imprese, tutelare il paesaggio, costruire soluzioni di distretto, coniugando la Pac all'innovazione.

 

Guarda tutti i video della playlist "ParteciPAC: giovani agricoltori" in questa pagina

 

La formazione

Un aspetto che la Pac non trascura è legato alla formazione, quale elemento indispensabile per applicare nuove tecnologie e introdurre innovazioni utili alla competitività delle imprese agricole. Previsto con la Riforma 2014-2021, il Sistema della Conoscenza (Akis) è stato confermato anche nella programmazione successiva (2023-2027).

 

Nel Piano Strategico Nazionale (Psn), il Ministero delle Politiche Agricole ha previsto una nuova attenzione al Sistema della Conoscenza a servizio della competitività e della sostenibilità. "Al fine di supportare le imprese agricole e forestali nell'adozione di tecniche produttive più sostenibili e innovative, l'introduzione di nuove tecnologie, è stato compiuto uno sforzo importante per superare la frammentazione del Sistema della Conoscenza, proporre strumenti più efficaci e favorire maggiore integrazione tra consulenza, formazione, informazione e gruppi operativi per l'innovazione".

 

La Commissione Europea, nelle proprie osservazioni, ha invitato l'Italia a "chiarire nella descrizione della rete della Pac le modalità di realizzazione dei suoi obiettivi e delle sue attività, descrivendo anche le attività previste a sostegno dei gruppi operativi nell'ambito del Partenariato Europeo per l'Innovazione (Pei) e dei gruppi di azione locale nell'ambito di Leader, nonché il modo in cui le attività orientate all'innovazione saranno attuate e coordinate con quelle previste nel quadro degli interventi Akis".

 

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