Da quando l'uomo ha incominciato a coltivare la terra ha sempre sviluppato e applicato tecnologie nuove. Negli ultimi venti anni tuttavia il tasso di innovazione è diventato esponenziale. Un processo che offre grandi opportunità, ma richiede che tutti gli attori coinvolti, dalle università alle associazioni di categoria, fino al legislatore e agli agricoltori, sviluppino nuove competenze e investano in innovazione.

Proprio di questo si è parlato durante gli Stati del generali del mondo del lavoro AgriFood, un evento che si è tenuto a Cuneo e, causa Covid-19, è stato trasmesso anche in streaming. Durante i quattro giorni di incontri si sono affrontate varie tematiche come ad esempio l'avvento dell'agricoltura 4.0. Ad illustrare il percorso di innovazione che ha rivoluzionato il settore ci ha pensato Fabio Isaia, di Topcon, che ha ripercorso la storia dell'innovazione dall'avvento del trattore e dei prodotti di sintesi fino allo sviluppo della guida satellitare e successivamente all'implementazione dell'agricoltura 4.0.

Un'agricoltura che ha come obiettivo quello di gestire la variabilità in campo e di ottimizzare l'uso degli input produttivi al fine di ottenere una maggiore sostenibilità economica, ambientale nonché sociale delle produzioni agricole. Trattori a guida automatica, attrezzature a rateo variabile, sensori in campo, satelliti, big data, droni e Intelligenza artificiale sono solo alcuni dei nuovi strumenti con cui gli agricoltori devono fare i conti.

Per poter rendere reale in azienda la rivoluzione digitale è tuttavia necessario avere le competenze giuste. Marco Pagano, ceo dell'agenzia per il lavoro Risorse, ha sottolineato come sia necessario creare una cinghia di trasmissione tra il mondo dell'istruzione, le associazioni di categoria, il legislatore e ovviamente gli agricoltori. E proprio durante gli Stati generali una giornata è stata dedicata ad esempio a favorire l'incontro tra studenti universitari e delle scuole superiori e aziende del settore agrifood.

Aziende come Merlo, costruttrice di macchine agricole (e non solo), che ha avuto una crescita elevata negli ultimi anni proprio grazie all'applicazione del paradigma 4.0. Sia in azienda, nei processi produttivi, sia a livello di prodotto, visto che le macchine Merlo sono oggi in grado di raccogliere e gestire i dati in maniera efficiente.
 

D'altronde, come sottolineato da Paolo Gay, professore presso l'Università di Torino, anche gli atenei hanno attivato dei percorsi di studio specifici per preparare i ragazzi al mondo dell'agricoltura digitale: dallo studio della meccatronica, impiegata per la realizzazione delle macchine, fino all'analisi dei big data, essenziale per una gestione di precisione dei campi.

E sono molte oggi le aziende agricole che abbracciano questo nuovo paradigma con soddisfazione, come raccontato da Roberto Moncalvo, ex presidente della Coldiretti, che ha auspicato che le nuove tecnologie vengano calate nella realtà produttiva italiana, fatta di piccole aziende che lavorano in settori di nicchia.


La blockchain al servizio della tracciabilità agroalimentare

Un workshop è stato dedicato in particolare all'impiego della blockchain. Una tecnologia che permette di registrare e rendere immutabili nel tempo set di dati, ad esempio quelli che riguardano la produzione agroalimentare. Come sottolineato da Giacomo Goria, commercialista dello Studio Sciandra & associati, si tratta di una rivoluzione appena incominciata che sta cambiando i rapporti all'interno della filiera.

La parola d'ordine sembra essere fiducia, poiché il paradigma blockchain permette ai vari soggetti della filiera di certificare i dati e in questo modo di fidarsi dei propri partner di lavoro. Durante il webinar sono stati portati diversi esempi, come la startup Foodchain che ha sviluppato una piattaforma che abilita la tracciabilità dei processi, garantendo la trasparenza della filiera.
 

Oppure come la Banca del grano che, come spiegato da Sandro Puglisi, premette agli agricoltori di superare problemi come lo stoccaggio del frumento e l'oscillazione delle quotazioni di mercato. E anche la Coldiretti è impegnata in questo processo innovativo, non solo attraverso la formazione dei propri associati, ma anche grazie ad una propria startup, denominata Tokenfarm, che si occupa proprio di tracciabilità.

Ma registrare e certificare i dati è solo una parte del processo. Serve anche assicurare che i dati immessi nel sistema siano veritieri e in quest'ottica operano compagnie come Tim, che abilita non solo la connettività dei device IoT, ma certifica anche come genuini i dati raccolti dai sensori.

Le potenzialità dell'agricoltura 4.0 sono enormi, come anche le barriere che ne rallentano la diffusione. A fare il punto ci ha pensato Luca Brondelli di Brondello, di Confagricoltura, che ha elencato gli ostacoli da superare: il digital divide che impedisce l'utilizzo in campo di molte soluzioni a causa di una scarsa connettività. L'età elevata degli agricoltori, che solitamente si accompagna ad una bassa propensione all'innovazione. Ma anche l'alta frammentazione delle imprese agricole, che quindi hanno meno risorse da investire. Come pure lo scarso accesso al credito e la mancanza di formazione.


La pandemia e il settore agrifood

Se la pandemia ha colpito duro molti settori agroalimentari, dall'altro ha sostenuto i processi di innovazione, come ad esempio nel campo dell'e-commerce. Secondo una ricerca condotta dalla Casaleggio associati solo il 3,1% delle vendite online concluse in Italia è rappresentato da prodotti agroalimentari, ma il trend è in forte crescita.

E se la Grande distribuzione organizzata è ancora il principale canale di vendita, con l'e-commerce fermo all'1%, ci sono alcuni comparti di grande successo che hanno trovato nel digitale il proprio canale di vendita preferenziale. Un esempio è rappresentato dalle cialde del caffè oppure dall'offerta di alcuni brand con una forte identità di marca.
 
E-commerce e settore alimentare

Come sottolineato anche da Lucio Fumagalli, presidente dell'Istituto nazionale di sociologia rurale, l'approccio all'e-commerce deve essere basato sul soddisfare le esigenze delle nicchie. Cluster piccoli di consumatori che hanno bisogni specifici e che tuttavia nel complesso possono rappresentare una elevata fonte di reddito. L'importante è saper costruire dei prodotti e delle strategie di comunicazione mirate che si devono basare sull'analisi dei dati per profilare i clienti.


La grande promessa del digitale

Insomma, come ribadito da Pier Carlo Barberis, fondatore degli Stati generali del mondo del lavoro, il settore agroalimentare può rappresentare una grande polmonatura utile per compensare gli squilibri a livello occupazionale causati dall'emergenza sanitaria in corso.
 
E in generale il made in Italy agroalimentare è un asset strategico per l'economia del paese. Ma per renderlo sempre più sostenibile e competitivo sugli scenari internazionali occorre investire con forza in innovazione e sulle competenze che servono per traghettare il comparto verso un paradigma 4.0.

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