La regione italiana a maggiore rischio di desertificazione è la Sicilia: secondo il Consiglio nazionale delle ricerche, questa eventualità incombe sul 70% dell'isola e tale valutazione è ora confermata dall'analisi dei dati diffusi dall'Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche qualche giorno fa. Ad accentuare il pericolo, infatti, non sono solo i quantitativi pluviometrici, ma l'andamento delle piogge con forti differenziazioni territoriali.

Inoltre, i livelli pluviometrici della Sicilia sono decisamente insufficienti: secondo l'Osservatorio europeo sulla siccità (European drought observatory) dall'inizio dell'anno solo il mese di marzo avrebbe registrato piogge quantitativamente significative sull'isola.

L'andamento pluviale di maggio è esemplificativo.
La media regionale è stata pari a 9,88 millimetri, ma si va da 65,6 millimetri caduti in località Ziriò di Saponara, nel messinese, agli 0,1 millimetri registrati a Ramacca, comune in provincia di Catania; altri rilevamenti, testimoni dell'estremizzazione atmosferica, sono il comune di Floresta, nel messinese (millimetri 43,2) ed il capoluogo Messina (millimetri 42,2) contrapposti alla diga don Sturzo sul lago di Ogliastro, in provincia di Enna (millimetri 0,2) e al comune di Misilmeri, nel palermitano (millimetri 0,3).

"Tali dati fortemente diversificati fra aree dell'isola confermano la fondamentale importanza di bacini, che raccolgano le acque di pioggia, quando arrivano per utilizzarle nei momenti di bisogno idrico – sottolinea Francesco Vincenzi, presidente dell'Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue - In Sicilia, purtroppo, la rete di distribuzione irrigua è insufficiente e la capacità degli invasi è fortemente condizionata dagli interrimenti, contro i quali è necessaria una vera e propria campagna di escavi".

Ad aggravare la situazione c'è l'attuale stagione particolarmente siccitosa: nel solo mese di maggio, il deficit idrico nei bacini siciliani si è aggravato di oltre 16 milioni di metri cubi, passando da -53,8 milioni di metri cubi a -69,9 rispetto al 2019.

"Anche in Sicilia, come nel resto d'Italia – conclude Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – mettiamo a disposizione delle autorità competenti, l'esperienza e le capacità tecniche, presenti nei Consorzi di bonifica ed irrigazione. Ribadiamo, però, la necessità di una loro ristrutturazione secondo principi di efficienza e sostenibilità economica, riconsegnandoli all'ordinario regime democratico, fondato sui principi di autogoverno e sussidiarietà; da troppi anni, infatti, una mal interpretata funzione della politica ne condiziona l'operatività a servizio del territorio, possibile nell'isola come già avviene nel resto d'Italia".