Tecnologia e sostenibilità alleate, soprattutto per quanto riguarda la riduzione di fertilizzanti e prodotti fitosanitari. "La terza edizione dell'Interpoma Award ha visto protagoniste aziende che si sono concentrate soprattutto sull'aspetto della difesa" ha detto il professore Massimo Tagliavini, presidente di giuria del premio fin dalla prima edizione e docente alla Libera Università di Bolzano.

 

"Guardando indietro alla storia del premio posso dire che abbiamo visto notevoli passi avanti sul fronte dell'innovazione".

 

L'innovazione è di casa a Interpoma 2024

 

Alla gara partecipavano sedici candidati e la giuria tecnica ha designato un vincitore assoluto, "SporeScout" di BioScout, e due menzioni speciali.
Fra le novità dell'edizione 2024 della Fiera di Bolzano dedicata alla mela, c'era il settore H1, ovvero l'Eventspace che ospitava il "Meleto del futuro", un'area nella quale sono state presentate tecnologie digitali di undici aziende. Proprio lì erano in mostra le soluzioni di BioScout e di Agromanager (menzione speciale e anche vincitore del Visitors' Choice Award). La seconda menzione speciale è andata a "TrapView" di Efos.

 

Proprio nel settore H1 si concentravano le novità più interessanti, quelle che probabilmente avranno un impatto nel futuro della melicoltura. Alcune di queste sono state un vero "colpo di fulmine". Partiamo allora dal vincitore assoluto, ovvero SporeScout di BioScout: come si può intuire dal nome del device, consente monitoraggio e diagnosi precisi e precoci delle malattie fungine anche in campo aperto. BioScout è nata a Sydney, in Australia, sette anni fa. Si tratta di un'azienda spin off universitaria e l'età media dei suoi fondatori è molto bassa, sono tutti sotto i trenta anni. Oggi BioScout lavora con diversi istituti di ricerca, con istituzioni governative, con cooperative agricole e con aziende che producono fungicidi, oltre ovviamente a lavorare con gli agricoltori. SporeScout è già utilizzato in Australia, Canada e Nuova Zelanda.

 

Un momento della premiazione di BioScout

Un momento della premiazione di BioScout

(Fonte foto: Barbara Righini - AgroNotizie®)

 

"È un sistema completo di sorveglianza precoce delle malattie fungine" ci ha raccontato Bence Bodó, Business Development manager per Europa, Medio Oriente e Africa. "Integra un automatismo di nuova generazione che intrappola le spore fungine, una stazione meteorologica e una piattaforma di gestione delle malattie delle colture. Rileva e identifica agenti patogeni fungini, ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette ed è in grado di prevedere focolai di malattie fungine fino a tre settimane in anticipo rispetto al manifestarsi della malattia. Di fatto, utilizzando algoritmi di intelligenza artificiale, l'Iot, il machine learning, la microscopia robotica automatizzata e sfruttando immagini iperspettrali, misura la concentrazione di inoculo nell'aria. Il dato è correlato alle condizioni microclimatiche in modo da poter prevedere la dinamica delle malattie. In questo modo possono essere ridotte le quantità di fungicidi per i trattamenti e le applicazioni possono essere più precise. Si va quindi ad aumentare il raccolto, inoltre potenzialmente si riducono problemi di resistenze che possono insorgere".

 

Nella fase di sviluppo di SporeScout, durata sei anni, il team di BioScout ha costruito un dataset con milioni di malattie fungine. Ad oggi sono più di venti le malattie per le quali il device è in grado di mandare allerte alle aziende agricole, fra queste ci sono botrytis rot, powdery mildew, downy mildew, alternaria rot. Le colture coperte sono una trentina, dalla vite al melo, dall'avocado ai berries al pomodoro e poi ancora patate e colza. Ci sono poi altre centotrenta malattie fungine che a breve saranno inserite. La soluzione è adatta sia al campo aperto sia alle serre. Da non sottovalutare poi il fatto che SporeScout può essere utilizzato anche per rilevare il polline nell'aria in modo da ottimizzare l'impollinazione.

 

Ospitata nel settore H1 anche Plantvoice, società benefit che ha giocato in casa: è infatti di Bolzano e ha sede nel NOI Techpark, parco scientifico e tecnologico della provincia autonoma. Ha appena lanciato una tecnologia che permette di analizzare la linfa delle piante in tempo reale e valutarne lo stato di stress. L'azienda, fondata nel 2023, si basa su un team di sette persone. Due dei fondatori, i fratelli Beccatelli, hanno background chimico ed elettronico. Al momento Plantvoice monitora circa 120 ettari in Italia di kiwi, mele di diverse varietà, noci, vite, piccoli frutti.

 

"Sostanzialmente la tecnologia è un supporto biocompatibile che si inserisce nel fusto della pianta come un innesto" ci ha raccontato Matteo Beccatelli, amministratore di Plantvoice. "Il supporto ottiene dati in tempo reale dalla linfa, restituisce in pratica un andamento elettrico, come se fosse un elettrocardiogramma. Rileviamo dati relativi al flusso e alla salinità della linfa. In questo modo possiamo conoscere lo stress cui è sottoposta la pianta e questo è un parametro che affligge direttamente la qualità e la produttività, ma che è difficilmente rilevabile da strumenti indiretti. Tecnologie come sensori meteo, immagini satellitari o da droni, forniscono infatti dati esterni alla pianta mentre Plantvoice raccoglie dati interni, che riguardano la sua fisiologia".

 

Per monitorare 1 ettaro con piante sentinella è sufficiente un kit che si compone di quattro sonde, sta all'agricoltore selezionare all'interno dell'ettaro le quattro piante più rappresentative. L'agricoltore accede alle informazioni dal proprio smartphone e queste sono di immediata comprensione. "Si tratta di un innesto intelligente che ti permette di ottenere un semaforo. L'agricoltore vede un semaforo sull'applicazione: verde, giallo o rosso. Naturalmente poi dovrà intervenire l'agronomo o il tecnico per approfondire in campo la situazione specifica".

 

Il team di Plantvoice sta già lavorando su sviluppi futuri perché la tecnologia è in continua evoluzione. "Abbiamo già visto - ci ha raccontato ancora Beccatelli - che ogni stress è diverso, ha un'impronta digitale diversa sulla linfa. Lo stress idrico è diverso rispetto allo stress da batteri o funghi, la forma del segnale è diversa. Abbiamo iniziato il percorso di ricerca in questo senso e stiamo cercando aziende che sposino la nostra causa. Con Plantvoice abbiamo aperto un mondo sui monitoraggi diretti delle piante".

 

La tecnologia di Plantvoice

 

E anche Naturamon Fieldmap, sistema di visione artificiale e monitoraggio dei meleti, è di casa al NOI Techpark di Bolzano, mentre i suoi tre fondatori sono di Naz Sciaves, vicino Bressanone. L'azienda è giovanissima, fondata a inizio 2024 ma già collabora con il Centro di Sperimentazione Laimburg. Il sistema utilizza semplici telefoni cellulari e action cam montati sul trattore che grazie all'intelligenza artificiale e al riconoscimento delle immagini creano una mappa panoramica del meleto, con informazioni su fiori, foglie e frutti in modo da facilitare la gestione ottimizzata del frutteto.

 

"Il trattore passa fra i filari e la camera cattura ogni singolo albero" ci ha raccontato Moritz Pernter cofondatore di Naturamon. "I video girati sono inviati a un software che li analizza. Lo strumento segue lo sviluppo della stagione, dalla fioritura fino alla raccolta, con scansioni successive. L'agricoltore può utilizzare le informazioni per analizzare come sta andando la stagione o per adottare l'agricoltura di precisione. I dati possono essere infatti implementati in macchinari diversi durante le operazioni colturali in frutteto". Ad oggi il sistema è stato testato solo per la forma d'allevamento Spindel.

 

Come Naturamon anche Cclair, della francese Agriconnect, è un sistema di visione del meleto. L'azienda è formata da sette persone e ha iniziato a lavorare nel 2016. Oggi in Francia è usata su mille ettari anche se l'attività commerciale con Cclair è iniziata solo nel 2022. Lo scopo è mappare la fioritura per ottimizzare il diradamento. Attraverso un sistema di acquisizione a bordo, installato sulla parte anteriore del trattore, si scattano foto georeferenziate di tutti gli alberi dell'appezzamento e della loro fioritura. Alla base c'è un algoritmo di intelligenza artificiale continuamente allenato.

 

Attraverso un'app i coltivatori visualizzano la mappa di fioritura e decidono dove conviene diradare, anche in base alle condizioni di mercato. Ad oggi Cclair è studiato solo per meleti e pereti, è utilizzato quasi esclusivamente in Francia anche se un grande produttore di mele del Piemonte l'ha di recente adottato e Agriconnect con la sua soluzione fa parte delle aziende che sono in test quest'anno al laboratorio a cielo aperto di Laimburg, LIDO.

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