I danni maggiori sono stati rilevati in Toscana dove, secondo Confagricoltura, le gelate tardive potrebbero compromettere circa il 20% della produzione vitivinicola con un danno stimato di oltre 80 milioni di euro.
Gli effetti più pesanti sono stati registrati nella zona del Chianti, del Chianti Classico e del Chianti Rufina, con un danno medio superiore al 20% e con alcune aziende che potrebbero perdere fino al 90% della produzione.
Danni minori a Moltalcino, dove sono stati colpiti soprattutto i vigneti nelle zone più basse delle colline, mentre più contenuti sono stati gli effetti nelle zone costiere, come a Bolgheri, in Val di Cornia, sulle colline di Scansano e di Capalbio ed in quasi tutta la Maremma, dove le temperature solo raramente sono scese oltre i livelli critici.
In piccola parte le viti possono ancora reagire attivando le gemme secondarie, ma la situazione resta grave, come ha affermato Francesco Colpizzi, presidente della Federazione vitivinicola di Confagricoltura Toscana.
Una situazione a cui si potrebbe aggiungere anche una beffa, perché come spiega Colpizzi, solo una minima parte dei danni potrà essere oggetto di risarcimento alle aziende dal momento che le norme comunitarie riconoscono lo stato di calamità soltanto al superamento del 30% di danni e le assicurazioni interverranno ad indennizzare solo le aziende colpite oltre questa soglia.
Ma ad essere duramente colpita è stata soprattutto la frutticoltura dove, nella sola provincia di Arezzo, Confagricoltura stima una perdita di oltre 500mila quintali di frutta e un danno di oltre 50 milioni di euro.
Per la frutticoltura dell'aretino, a differenza del settore vinicolo, quasi la totalità delle aziende hanno perso praticamente tutta la produzione, come ha dichiarato Antonio Tonioni, presidente della Sezione Ortofrutta di Confagricoltura Toscana, che annuncia già la richiesta dello stato di calamità per il comparto.
Anche gli ortaggi sono stati colpiti seriamente, come fa notare la Coldiretti regionale, che segnala danni soprattutto su fagiolini, pomodori e lattughe in pieno campo, dal litorale pisano e livornese fino in Maremma, già seriamente provata dalla siccità.