Qualità, riqualificazione urbana e logistica sono stati i temi messi a fuoco ieri nella tavola rotonda promossa da Fedagromercati-Mercati associati a Fruit Innovation. In sintesi, i Mercati sono piattaforme per il cui successo il settore privato, costituito dagli operatori grossisti che li utilizzano, e il settore pubblico, che attraverso gli enti locali ne ha quasi ovunque la maggioranza proprietaria, devono muoversi armoniosamente se si vuole che essi costituiscano un punto di snodo estremamente rilevante per l’ortofrutta in uno scenario distributivo in continuo cambiamento che impone un approccio innovativo. Su questa lunghezza d’onda si è collocato il professor Sandro Amorosino della Sapienza di Roma, il quale ha evidenziato come non sia più possibile pensare ai Mercati negli stessi termini in cui sono nati: la molteplicità dei canali distributivi (Gdo, borsa merci) impone infatti un ripensamento radicale delle strutture, un ripensamento che concentrandosi sui punti di forza che presidiano, ovvero tutela della salubrità e formazione trasparente del prezzo, faccia i propri conti con fattori quali una telematica sempre più spinta e la possibilità di una comunicazione istantanea con luoghi remoti (basti pensare alla negoziazione dei fiori nel Nord Europa). Anche la sovrapposizione tra competenze normative (i mercati in mano alle regioni, la tutela della salute pubblica di competenza statale), costituisce un nodo da affrontare a livello di sistema.

La presidente di Mercati associati, Erminia Perbellini, è intervenuta rivendicando non solo il ruolo dei Mercati (l’Italia è uno degli stati che ne ospita il maggior numero), ma rilanciandone la funzione stessa: riportando l’esempio di molti operatori della Gdo dell’Est europeo si è osservato come la tendenza sia quella di abbandonare piattaforme esterne per via di elevatissimi costi di investimento, logistica e non ultimo di gestione dell’invenduto, per riapprodare a strutture che garantiscano maggiore flessibilità interne ai Mercati. Sollecitato da Della Casa, ha poi preso la parola il presidente di Fedagromercati Valentino Di Pisa, il quale ha individuato l’esigenza fondamentale di avere strutture moderne e aperte alle novità, in grado di attrarre capitale umano giovane e qualificato, necessario per poter dare slancio e capacità di reinventare le attività insediate nei Centri agroalimentari. Per questo, oltre al sistema tradizionale della vendita a vista, è necessario iniziare a ragionare di orari diversi per rendere servizi diversi, basti pensare all’export e agli operatori esteri, i quali lavorano in orari diurni. La discussione si è successivamente e inevitabilmente concentrata sugli orari, forse uno dei punti più ostici per l’attrazione di capitale umano giovane e favorire il rinnovo generazionale.

Valter Arcangeli, presidente di Fedagro Roma, unico Mercato italiano che opera in orari diurni, dopo aver illustrato i passaggi che hanno consentito nel 2011 di arrivare a questo cambiamento (passaggi avvenuti gradualmente e che in alcuni momenti hanno visto la compresenza di tre fasce di apertura delle attività), ha raccontato come numerosi giovani siano tornati a rivedere il Mercato quale possibile e interessante fonte d’impiego, e molte attività hanno così avuto il tanto necessario e atteso rinnovo generazionale. Tuttavia Arcangeli ha fatto notare come i Mercati si trovino ora ad affrontare le spinte di nuove attività create da immigrati, che spesso sfuggono ai controlli stessi degli enti gestori creando reti parallele di vendita: è necessario che gli enti gestori controllino anche queste nuove attività, a presidio della qualità e della tracciabilità della filiera. Proprio la qualità è stato il tema centrale del successivo intervento di Federica Argentati, presidente del Distretto produttivo delle arance di Sicilia, la quale ha parlato in primo luogo della priorità di difendere il sistema produttivo nazionale, e ha espresso la propria convinzione che i Mercati siano i luoghi d’eccellenza per poter fare questo: il cliente-consumatore finale è ben contento di consumare l’arancia siciliana, ma è necessario che vi sia un’attività di comunicazione con il cliente stesso, presente nel dettaglio tradizionale, che si approvvigiona nei Centri agroalimentari. Per questa ragione stanno nascendo dei progetti pilota in alcuni mercati, per ristabilire dei rapporti di fiducia e partnership tra territori.

Il direttore del Mercato di Padova, Francesco Cera, ha poi riportato il discorso sull’integrazione tra Mercati e Gdo, raccontando come questo stia già avvenendo a Padova, dove spazi di movimentazione recentemente realizzati, saranno molto probabilmente ottenuti in locazione da operatori della media distribuzione, considerate le manifestazioni d’interesse pervenute ad oggi. Altro suggerimento rivolto da Francesco Cera agli operatori è quello dell’aggregazione, necessaria a raggiungere volumi dimensionali “utili” per poter entrare nella Gdo estera: è forse questa a sua giudizio una delle priorità che gli operatori si devono porre. A tirare poi le somme sulla tavola rotonda ci ha pensato Roberto Della Casa, moderatore dell'incontro: per rilanciare l’immagine dei Mercati è necessario che gli stessi tornino a comunicare all’esterno la propria attività, diventino in sostanza un’aggregazione che comunica i valori che le sono propri: qualità e tracciabilità sono i punti su cui ripartire.