Quante novità nel “Milleproroghe”, ma tutte negative per l'agricoltura. Il decreto con il quale si recuperano eventuali lacune lasciate nel Bilancio dello Stato di fine anno è alle battute finali della sua conversione in legge. Un percorso accidentato, iniziato con l'inserimento di oltre 1500 emendamenti giunti da ogni angolo del Parlamento e sui temi più disparati, dai fondi per l'editoria al salvataggio dei precari. Eliminate le richieste più “stravaganti” perché inammissibili o prive di copertura, molti degli emendamenti sono sopravvissuti al vaglio delle Commissioni e fra questi gli aiuti a talune regioni coinvolte da eventi calamitosi, dal Veneto alla Sicilia e poi le provvidenze per l'editoria e quelle per il sistema creditizio. A sparire sono invece i circa 20 milioni chiesti per alleviare le pesanti difficoltà vissute dal settore bieticolo saccarifero. Doloroso anche il no al “bonus gasolio” che con uno stanziamento di 70 milioni avrebbe dovuto contribuire alla riduzione dei costi per il riscaldamento delle serre.

 

Zootecnia in ginocchio

Preoccupante la scomparsa dal Milleproroghe del sostegno alle attività svolte dall'Associazione italiana allevatori (Aia), attività che spaziano dalla selezione al miglioramento genetico e alla tenuta dei Libri Genealogici, sino all'assistenza tecnica ed ai controlli di produzione e di filiera. Il tutto con una efficiente e capillare struttura organizzativa capace di tenere sotto controllo 1,4 milioni di vacche da latte e 800mila capi da carne. L'efficienza del sistema allevatori, che vanta quasi 70 anni di attività, è testimoniato dai risultati che la genetica italiana ha raggiunto e che pone la nostra zootecnia, specie nel campo delle bovine da latte, ai primi posti nel mondo. Sino allo scorso anno Aia aveva potuto contare sul sostegno dello Stato (nel 2010 sono stati stanziati 65 milioni di euro) e quest'anno ci si preparava a superare le difficoltà di un prevedibile taglio delle risorse conseguente alla generale situazione di crisi. Ma l'azzeramento delle risorse pone un problema irrisolvibile, capace di mettere in forse tutto il sistema degli allevatori. “Spero che il mondo politico abbia ben chiaro cosa si rischia - ha commentato il presidente di Aia Nino Andena - privando gli allevatori di queste risorse necessarie per garantire al consumatore i livelli qualitativi e gli standard di sicurezza alimentare che oggi possiamo offrire a tutta la società. L'emergenza mozzarella blu e la presenza sul mercato di carni suine estere alla diossina testimoniano l'esigenza di investire in questa direzione con continuità e senza pericolosi cambi di rotta.”

 

Latte, un inutile rinvio
Mentre gli aiuti al sistema Aia sono stati cancellati è sopravvissuto il rinvio del pagamento delle multe rateizzate dovute dagli allevatori che hanno prodotto più latte rispetto alla loro quota. Un rinvio che ha suscitato molte polemiche e anche un po' di confusione. Proviamo a dipanare la matassa di questa materia assai complessa. Anzitutto ci sono due diverse “formule” di rateizzazione delle multe. Una prima, stabilita nel 2003 con la legge 119, prevede il pagamento delle rate a dicembre di ogni anno e gli allevatori vi hanno aderito in massa allettati dall'assenza di oneri (in pratica non è dovuto alcun interesse sul debito). Nel 2009, con la legge 33, si è data agli allevatori ancora alle prese con le multe un'altra possibilità di regolarizzare la propria posizione aderendo ad un nuovo programma di rateizzazione, questa volta però a titolo oneroso e con interessi variabili in funzione della durata e dell'entità del debito. L'iniziativa riguardava 1880 allevatori e di questi al momento solo 232, ricorda

Agea

, a fine gennaio avevano accettato e sottoscritto il relativo contratto. Per questi allevatori il pagamento della prima rata era previsto nel giugno del 2010, ma grazie ad una proroga la scadenza venne protratta al dicembre del 2010. Ora arriva un'altra proroga, al 30 giugno di quest'anno, ma c'è da chiedersi in quanti ne potranno realmente beneficiare, visto che questa decisione arriva quando le scadenze per i pagamenti sono ampiamente superate. Una conferma della scarsa utilità di questo ennesimo rinvio che serve solo ad alimentare inutilmente le polemiche. Intanto, per gli altri allevatori, quelli che non hanno fatto domande di rateizzazione né prima e né dopo e le cui multe sono divenute esigibili, non c'è “scampo”. Dovranno mettere mano al portafoglio o attendersi le ingiunzioni di pagamento e i possibili, terribili, pignoramenti. Per molti potrà significare la chiusura delle stalle.

 

 

I commenti

Sul Milleproghe e in particolare sul rinvio delle multe si sono riversate le critiche di ogni parte agricola. Proroga ingiustificata quella per le multe latte, afferma Coldiretti, mentre Cia condanna il solito premio ai furbetti delle quote latte che calpesta la legalità e umilia gli allevatori onesti. Inoltre si  bolla come una presa in giro il non avere trovato le risorse per interventi urgenti e indispensabili. Una situazione che Copagri interpreta come la conferma dell'abbandono dell'agricoltura a sé stessa da parte delle istituzioni. A parere di Confagricoltura l'accantonamento degli interventi a favore dell'agricoltura deve essere rapidamente recuperato se non si vuole rischiare di cancellare l'agricoltura dal panorama economico italiano. Del tutto ingiustificata, poi, la proroga delle multe definita uno schiaffo ai produttori onesti. Dura la posizione di Fedagri, che sostiene la necessità di manifestare lo sconcerto del settore dando voce agli agricoltori che chiedono di rappresentare il loro disagio. Stigmatizzato inoltre il mancato rispetto degli accordi con Bruxelles a fronte dell'aumento della quota latte nazionale ottenuto a fine 2008.

 

Cosa accadrà?

Ora il Milleproroghe, che è passato al Senato con il ricorso alla “fiducia”, dovrà superare l'esame della Camera, dove presumibilmente si chiederà di nuovo il voto di fiducia. Dunque non ci si possono aspettare mutamenti di rotta rispetto a quanto già deciso. Ma sugli esiti del provvedimento pesa un'altra variabile, il possibile rinvio alle Camere da parte del Quirinale. E' già accaduto nel 2002 quando nella conversione di un decreto destinato a risolvere l'ennesima crisi della zootecnia fu introdotto un rinvio di un termine già scaduto. Allora si parlava di galline ovaiole e del recepimento di alcune direttive comunitarie, ma le similitudini con il rinvio delle multe latte ci sono. Staremo a vedere.