Era il 1986 e la notizia di un tragico evento avvenuto sul territorio allora Sovietico, diede al mondo il polso della forza con cui le ripercussioni di fatti accaduti anche a migliaia di chilometri di distanza possono abbattersi sulla vita di tutti i giorni. Oltre vent'anni dopo, nell'era di internet, dei mercati mondiali e della globalizzazione, è possibile avvertire questa forza anche per eventi fortunatamente molto meno tragici di quanto non lo fu il più grande disastro nucleare della storia.

E' bastata la decisione con cui lo scorso 5 agosto il Premier Vladimir Putin ha decretato l'embargo sull'esportazione di grano per destabilizzare i mercati mondiali di questo cereale e non solo. Il blocco è iniziato in seguito alla grave siccità estiva associata agli incendi che hanno interessato 27 regioni agricole della Russia provocando la perdita di quasi un quarto del raccolto.
Il ministero dell’Agricoltura Usa, ha stimato che quest’anno le esportazioni russe di grano si fermeranno a quota 3 milioni di tonnellate, ben lontane dai 18,5 milioni di tonnellate della scorsa annata. Si affosserà così, sempre secondo la stessa fonte, la produzione mondiale che con 645,7 milioni di tonnellate tornerà ai livelli minimi da tre anni a questa parte.

Il provvedimento deciso dalla Russia, che resterà in vigore fino al prossimo 31 dicembre, ha decretato uno stato di forte tensione sui mercati mondiali del grano, ma ha riversato la propria eco anche su quello del mais determinando una serie di rialzi.

“Anche il mais” ha spiegato Coldiretti “ha raggiunto una quotazione record superando il muro dei 5 dollari per bushel per le consegne nel mese di dicembre al Chicago board of trade - punto di riferimento del commercio mondiale - mettendo a segno un aumento complessivo del 40 per cento dal mese di luglio”. Si tratta, secondo quanto emerso da un'analisi effettuata dall'organizzazione, del valore più alto raggiunto dal cereale negli ultimi due anni. “Il livello dei prezzi per il granoturco, ma anche per gli altri cereali” rassicura Coldiretti, “rimane comunque ancora molto lontano dai valori massimi di oltre 7 dollari per bushel raggiunti nel marzo 2008”.

Secondo Confagricoltura, gli effetti della destabilizzazione mondiale dei mercati del grano, granturco e dei cereali in generale, non dovrebbero farsi sentire in Italia che, spiega l'organizzazione, importa pochissimo dalla Russia e quasi solo a fini mangimistici. Secondo Vecchioni, presidente di Confagricoltura, al momento non ci sarebbero “le condizioni per ritenere che siamo di fronte ad una nuova fiammata dei prezzi come avvenne nel 2007-08. La crisi non è globale” afferma, “ma limitata all’area del Mar Nero; nel resto d’Europa e oltre Atlantico il grano non manca”.

Dello stesso avviso anche il ministro Galan, che nel mese d'agosto, aveva spiegato come “i fondamentali di questa campagna di commercializzazione non sono gli stessi che spinsero nel 2008 i prezzi del grano a livelli record innescando rincari a catena su pasta, farine, pane e mangimi. L’offerta non presenta gli stessi squilibri di due anni fa”.

Da un'analisi dei mercati, relativamente al periodo 3-9 settembre 2010, si evince che le quotazioni nazionali del grano si mantengono in linea con il mercato internazionale su cui si considera chiuso, per l'intera campagna 2010/11, il rubinetto del Mar Nero.
Per quanto riguarda il grano duro, la produzione nazionale gode di una rivalutazione grazie al prossimo raccolto Canadese che potrebbe avere seri problemi qualitativi. Per quanto riguarda il mais, sempre citando la medesima analisi, il consolidamento dei prezzi di grano e orzo sui mercato europei ha generato una spinta al rialzo delle quotazioni.

Ad escludere la possibilità di una nuova crisi alimentare è anche la Fao, secondo cui rimane però da risolvere il problema della volatilità dei mercati che, come spiega Hafez Ghanem, vice direttore generale su Sviluppo economico e sociale, potrebbe coinvolgere questi mercati nei prossimi anni a causa di fattori quali il crescente peso dell'export dei paesi del Mar Nero, l'atteso acuirsi dei fattori meteorologici negativi sui raccolti e la crescente importanza di attori non industriali nel mercato degli alimentari.

“Bisogna discutere possibili interventi su regole, trasparenza dei mercati e livelli di scorte appropriati” ha affermato Ghanem, rimarcando comunque che “oggi i fondamentali di mercato sono molto solidi e ben diversi da quelli del 2007-2008. Nonostante il calo produttivo in Russia” ha continuato, “la produzione complessiva di cereali di quest'anno è la stata la terza più alta nelle serie storiche e le scorte sono consistenti. In questo quadro non riteniamo di essere orientati verso una nuova crisi alimentare”.

In ogni caso, è fissata per venerdì 24 settembre una riunione straordinaria del Gruppo intergovernativo sui cereali (Igg) e del Gruppo intergovernativo sul riso della Fao, in cui i governi discuteranno della recente instabilità dei mercati e si esaminerà l'importanza della trasparenza e delle informazioni sull'andamento del mercato per produzioni come i cereali ed il riso, vitali per la sicurezza alimentare.