Il progetto Comsiol, inquadrato negli obiettivi Pnr-Sasso (Programma nazionale di ricerca sul sistema agricolo per lo sviluppo sostenibile e per l'occupazione), con il tema della 'competitività' ha posto in essere un programma di ricerche atte a consentire un adeguamento delle strutture produttive per una moderna e razionale olivicoltura nazionale, quindi di definirne i modelli di rinnovamento. Finanziato dal Mipaaf, è stato coordinato dal Cra, Centro di ricerca per l'olivicoltura e l'industria olearia di Rende (CS) ed ha visto la collaborazione delle università di Firenze e Perugia. Le ricerche avevano l'obiettivo di definire tali modelli in funzione del miglioramento della qualità del prodotto (olio), all'incremento delle produzioni per unità di superficie, alla riduzione dei costi di produzione e ad un'alta sostenibilità ambientale del sistema. L'obiettivo generale del progetto, quindi, era quello di favorire una politica di sviluppo rurale, focalizzata sulla capacità di fare impresa attraverso una maggiore redditività mediante il perseguimento di un maggior valore aggiunto nel processo di filiera e sull'accrescimento della qualità ambientale.

Il perseguimento di una maggiore competitività dell'olivicoltura italiana si è resa urgentemente necessaria alla luce del contesto produttivo internazionale che vede alcuni paesi incrementare le proprie produzioni, anche al di fuori del bacino del Mediterraneo ed in altri continenti, ed attuare aggressive politiche di mercato. Negli ultimi anni la Spagna produce quasi il doppio della produzione italiana, ormai avvicinata anche dalla Grecia e minacciata da altri Paesi mediterranei (Siria, Tunisia e Turchia), facendo perdere all'Italia non solo la preminenza produttiva ma anche il ruolo di indirizzo che esercitava e quindi la capacità di condizionare il mercato.

 

I consumi di olio nel mondo

All'incremento delle produzioni corrispondono altrettanti incrementi dei consumi in quasi tutti i Paesi evoluti, riconoscendo all'olio il ruolo di grasso alimentare di maggior pregio per le sue qualità nutrizionali, salutistiche e sensoriali. Il mercato italiano, che per questo prodotto resta il più evoluto al mondo, si indirizza sempre più verso una domanda che va aldilà della semplice qualità mercantile, richiedendo tipicizzazione dell'olio, certezza di provenienza geografica, accurata vestizione del prodotto e perfino caratteristiche organolettiche mirate a ciascun specifico abbinamento culinario. Sui mercati internazionali, anche per mancanza di tradizione specifica, la domanda di massa si indirizza verso produzioni più generiche e si prevede che tale connotato venga mantenuto nel medio-lungo periodo, trattandosi di costumi alimentari a lenta evoluzione. Quindi, seppur la principale sfida per i produttori italiani resta l'innalzamento della qualità, con significativo ampliamento dell'offerta nel segmento dei prodotti di alto profilo (indirizzato al mercato interno, comunitario ed internazionale ad alto reddito), anche un prodotto meno caratterizzato ma ben commercializzato a costi competitivi può conquistare e mantenere salde quote sui mercati interni ed internazionali, attuali e di previsto sviluppo. Quest'ultimo indirizzo potrebbe risultare particolarmente efficace in alcune aree meridionali del nostro Paese (Puglia, Calabria) ove esistono ampi margini di miglioramento in relazione ad una ancora alta percentuale di olio lampante prodotto, dovuta a problemi legati alla difficoltà di razionalizzare le pratiche colturali nei 'vecchi' oliveti.

 

L'ammodernamento delle strutture produttivo

Questo quadro evidenzia che le strutture produttive dell'olivicoltura italiana, specialmente in riferimento a quelle delle regioni meridionali, abbisognano di un ammodernamento a fronte di un interesse politico mai praticamente espresso dalle Istituzioni del nostro Paese. Pur nella consapevolezza dei vincoli esistenti allo sviluppo dell'olivicoltura nazionale, più volte analizzati in relazione alle avverse condizioni orografiche (pendenze) o all'estrema frammentazione fondiaria delle aziende o anche ad altri fattori economici e non, nessuno sforzo è stato compiuto in direzione di un piano di interventi in grado di programmare la ristrutturazione degli impianti, con cui favorire il cambiamento culturale degli olivicoltori da un atteggiamento assistenzialista, per lungo tempo supportato dal vecchio sistema di aiuti comunitari, ad un altro più moderno di tipo imprenditoriale, intrinsecamente contenuto nel nuovo regime di sostegno, di tipo disaccoppiato, che 'impone' già oggi ai produttori di stare efficacemente sul mercato e ancor di più imporrà dopo il 2013, quando presumibilmente cesserà l'aiuto. Un'opportunità (forse l'ultima) che questo rinnovamento dell'olivicoltura italiana effettivamente si realizzi, risiede nelle possibilità incluse nei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) che le Regioni sono chiamate ad attuare, in special modo quelle meridionali dove il comparto rappresenta una notevole importanza economica (nelle sole regioni Puglia e Calabria si consegue una produzione di olio dell'ordine di 20-40% del PIL agricolo).

 

Competitività del sistema olivicolo in Italia, il progettoCom.Si.Ol - Progetto del CRA-OLI - copertina degli atti

Il progetto Comsiol, con l'obiettivo di conseguire una maggiore competitività del sistema olivo in Italia, ha programmato studi inerenti gli indirizzi necessari per il perseguimento del rinnovamento delle strutture produttive, mediante sperimentazione di specifici modelli colturali in grado di essere applicati nelle diverse realtà olivicole nazionali, dunque in grado di formulare una 'offerta' di ricerca che avesse potuto soddisfare la 'domanda' proveniente dagli utilizzatori reali. La definizione di tali modelli si è essenzialmente incentrata su importanti aspetti colturali quali la densità di piantagione, le agrotecniche e le cultivar, nell'ambito di una forte innovazione tecnologica (meccanizzazione) e di una accurata attenzione verso la salvaguardia ambientale. A supporto delle scelte agronomiche di base dei nuovi modelli produttivi sono state implementate analisi economiche per la valutazione degli investimenti necessari, degli incrementi di redditività ottenibili, in definitiva per esprimere un giudizio di convenienza economica.

Una prospettiva di rinnovamento delle strutture produttive, quindi, appare strategica nel perseguimento dell'obiettivo 'Competitività del sistema olivo in Italia', non ulteriormente procrastinabile specialmente in riferimento a larghe fasce di olivicoltura vecchia ed irrazionale ancora esistente, maggiormente negli areali meridionali.

Dagli obiettivi alle azioni

Posto l'obiettivo strategico del rinnovamento dell'olivicoltura italiana, rimane da stabilire la tattica con cui raggiungerlo, ossia con quali modelli si vorrebbe disegnare la ristrutturazione degli impianti nei vari contesti produttivi. A quest'ultimo riguardo, attualmente coesistono almeno due diverse correnti di pensiero nel mondo tecnico-scientifico italiano, entrambe riguardanti l'intensificazione della coltura, in cui si prospetta un'ipotesi di modello produttivo, già sufficientemente noto, basato su un'olivicoltura intensiva 'tradizionale' (300-400 piante/Ha) ed un'altra, meno nota in tutti i suoi risvolti,  di tipo superintensivo (1600-2000 piante/Ha) nell'ottica comune di meccanizzare le operazioni colturali più importanti ed onerose, in primo luogo quello della raccolta. Anche una migliore utilizzazione dell'olivicoltura esistente, se valida, si ritiene che ormai non possa più prescindere da una adeguata meccanizzazione e pertanto anch' essa bisognosa dei relativi adeguamenti.

 

Rapporto costi/benefici, qualità, olivicoltura multifunzionale

L'attività di ricerca è stata prevalentemente svolta nell'ambito del segmento agronomico della filiera, scelta dettata dalla limitatezza delle risorse finanziarie ed operative del progetto che non consentiva l'intera copertura della stessa, ma anche dalla consapevolezza che la risoluzione dei problemi agronomici sarebbero stati determinanti ai fini del raggiungimento degli obiettivi prefissati. La competitività è essenzialmente basata sul rapporto costi/benefici, quindi il poter operare in campo per costruire, oltre che una congrua produttività a costi il più contenuti possibile, una complessiva qualità del prodotto  è sembrato un punto fondamentale da affrontare. Una qualità che potesse poi essere certificata (integrato, biologico, DOP) e potesse, utilizzando tutte le potenzialità del germoplasma olivicolo italiano, dare un valore all'identità dell'olio. Il ruolo multifunzionale dell'olivicoltura resta di rilevante importanza sociale (all'uopo sono previste specifiche misure nei PSR), ma la competitività a cui si è mirato nel progetto è quella della pura economicità dell'impresa olivicola, permettendo al prodotto di reggere la concorrenza sui mercati, anche se una particolare attenzione, comunque, è stata dedicata alla possibilità di attuare le nuove coltivazioni nell'ambito di una sostanziale ecocompatibilità.

 

Si ringrazia il Dr. Dr. Nino Iannotta del Cra, Centro di Ricerca per l'Olivicoltura e l'Industria Olearia, Rende (CS) per la disponibilità e la collaborazione.

Per la bibliografia si veda il sito Cra-Oli.it

 

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