Dopo il vino, l'ortofrutta. Prosegue, secondo calendario, la strategia del ministro Paolo De Castro per affrontare in maniera condivisa i grandi dossier comunitari. E alla Giornata dell'ortofrutta, il 17 ottobre scorso a Roma, nella sede dell'Ucea, erano presenti in tanti. Non solo il mondo produttivo ma anche quello istituzionale. In primis i vertice del Mipaaf, con Giuseppe Ambrosio, capo del dipartimento delle Politiche di sviluppo, e un nutrito numero di direttori generali, Mario Catania, per le Politiche agricole, Laura la Torre, per la Qualità dei prodotti agroalimentari, Giuseppe Serino per lo Sviluppo rurale. Erano presenti anche i sottosegretari Stefano Boco e Guido Tampieri, tutti per sottolineare la grande attenzione che l'Amministrazione centrale intende riservare a questo dossier e al nuovo metodo di lavoro tracciato dal ministro.
L'invito di De Castro è stato accolto anche dai rappresentanti delle Regioni e da numerosi parlamentari. Un nuovo metodo di lavoro si diceva basato sulla condivisione e sul dibattito "per prendere coscienza degli eventi che si svolgono a Bruxelles" ha precisato De Castro aprendo i lavori degli Stati generali dell'ortofrutta.

Grande spazio ad un settore che rappresenta il 23,2% del valore della produzione comunitaria di ortofrutta ed è il secondo produttore dell'Unione dopo la Spagna con il 25,7%. Un settore caratterizzato da un calo di consumi interni sia nel segmento fresco sia in quello trasformato, fatta eccezione per i prodotti ad alto contenuto di servizi, la cosiddetta "quarta gamma". L'ortofrutta di casa nostra si presenta come un macrocosmo complesso e diversificato, caratterizzato da una forte frammentazione produttiva e da un basso grado di aggregazione del prodotto. Altre sue caratteristiche l'elevata volatilità dei prezzi, la difficoltà di adattamento della produzione alle esigenze del commercio, lo scarso potere contrattuale della parte agricola soprattutto rispetto alla Distribuzione moderna. Se si analizza il peso dell'industria di trasformazione ortofrutticola nel 2005 esso è stato pari al 4,5% del fatturato agroalimentare nazionale.

Sulla riforma dell'Organizzazione comune di mercato dell'ortofrutta la Commissione europea ha avviato la procedura interservizi, presentando il 18 maggio scorso un documento sull'analisi di impatto elaborato da un apposito gruppo di lavoro formato da rappresentanti di tutti i servizi interessati della Commissione.
Tale documento rappresenta dunque una prima base di riflessione sugli orientamenti dell'Esecutivo comunitario e fissa alcuni obiettivi precisi (il miglioramento della ripartizione del valore aggiunto della filiera, il rafforzamento della coerenza tra Organizzazione comune di mercato e la Pac riformata, la messa in campo di nuovi strumenti per superare le crisi congiunturali, l'incentivazione della produzione ecocompatibile e del consumo di ortofrutticoli, la semplificazione delle norme di commercializzazione e la promozione delle relazioni di filiera).
Sullo stato dell'arte di questo negoziato si è soffermato in particolare Mario Catania che in primo luogo ha voluto inquadrare il dossier comunitario nell'attuale fase storica della Pac, caratterizzata dalla svolta del 2003 che ha aperto al disaccoppiamento totale la gran parte degli aiuti esistenti. Una fase nuova segnata anche dalla necessità di attivare misure non distorsive con il mercato per meglio legarle ai negoziati sul commercio internazionale. Catania ha illustrato gli scenari per l'ortofrutta fresca, dettagliando gli umori e le varie scuole di pensiero che in sede comunitaria si vanno alternando su questa proposta. Siamo vicini, ha sottolineato, alla fase conclusiva della proposta. Restano tuttavia alcune zone di indeterminatezza, ad esempio una delle opzioni parla di dirottare il sostegno destinato al fresco sullo sviluppo rurale in un'ottica di programmazione regionale, lasciando poi la residua parte finanziaria al disacoppiamento.
Un punto di sensibilità questo, fa intendere Catania, perché limita l'operatività delle Op, ed è legata alla vecchie querelle comunitaria di contrapposizione tra i programmi operativi delle organizzazioni dei produttori e di quelli dello sviluppo rurale.

Sul fronte dei trasformati la linea vincente è quella, precisa Catania "di calare in modo sistematico l'approccio del disaccoppiamento ai regimi esistenti". I sostegni ai trasformati, rincalza Catania, sono considerati ampiamente distorsivi e oggetto di negoziati in sede di Wto.
Per quanto riguarda poi le modalità del disaccoppiamento totale Catania riferisce in particolare della linea di pensiero che sembra prevalere in seno alla Commissione e che tende ad attribuire una maggiore flessibilità alle somme derivante dal disaccopiamento totale, come dire "ridistribuire le risorse al di là dei prodotti e del comparto".
Ci sono ancora margini di manovra, sottolinea Catania "le bocce non sono ancora ferme" anche se il punto debole rimane per noi la filiera del prodotto trasformato. Un'ultima sottolineatura Catania la riserva al rapporto tra ortofrutta e sistema di disaccoppiamento. La Ue infatti, rimarca il direttore Mipaaf, è arrivata alla conclusione "di consentire la produzione di ortofrutticoli sui terreni che beneficiano di un aiuto disaccoppiato".
Sono questi momenti decisivi per creare correttivi a nostro favore e può essere fondamentale anche la sinergia con altri stati membri, una strategia sulla quale il ministro De Castro sta particolarmente lavorando, e rimarcata in questa occasione anche dal presidente Fedagri, Paolo Bruni. Grecia, Portogallo, Spagna e Francia rappresentano il 70% della produzione lorda vendibile Ue nel settore Ed infine un ultimo appello lanciato da Bruni e ripreso anche dal presidente della Cia, Giuseppe Politi. Bisogna cercare nuovi mercati di sbocco per l'ortofrutta nazionale e Buonitalia può trasformarsi in un buon veicolo per questa ricerca.

Il documento della Cooperazione agroalimentare
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Le opinioni delle organizzazioni di categoria (13.85 kB)

Fonte: Agricoltura Italiana On Line