Una dotazione di 260 milioni di euro e il coinvolgimento di 26 partner istituzionali distribuiti in 19 diversi Paesi. Questi i “numeri” di Emida Eranet, sigla con la quale si identifica il network che a livello internazionale coordina e sostiene le ricerche nel campo dela salute animale. Un settore, quello delle malattie degli animali, nei confronti del quale aumentano le attenzioni sia per le ripercussioni immediate sul settore zootecnico (con gravi danni di natura economica per gli allevamenti), sia per le conseguenze che possono derivarne per la salute pubblica.

La necessità in questo campo di mantenere alta la guardia è stata messa in evidenza anche in occasione del recente incontro di Emida Eranet, che si è svolto a Roma, presso la sede dell'Istituto Zooprofilattico del Lazio, per fare il punto sulla situazione zoosanitaria a livello internazionale. Come evidenziato in questa occasione, l’esigenza è quella di razionalizzare l’utilizzo delle risorse, partendo dalla consapevolezza che sono alle porte nuove emergenze, legate ai repentini cambiamenti climatici ed alla massiccia migrazione di uomini e merci attraverso i continenti, con possibili conseguenze negative per la salute degli animali e anche dell'uomo.

L'incontro ha visto la presenza dei delegati italiani e del sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, che in questa occasione ha anche risposto in merito ai recenti episodi di Bse (encefalite spongiforme bovina) che ha fatto nuovamente la sua comparsa, dopo due anni di assenza, in un allevamento italiano in provincia di Lodi. "Il caso di Camairago – ha detto il Sottosegretario - non ha epidemiologicamente alcun senso. Nessun allarme, in Italia abbiamo una straordinaria attivita' di controllo e test efficientissimi".

 

Bse nessun allarme

Nella malattia nell'uomo (la Creutzfeld Jacob) è possibile la presenza della patologia con una frequenza assai bassa, circa un caso ogni millione di persone. La stessa frequenza è verosimile possa verificarsi anche in campo animale, e nulla ha a che vedere oggi con la presenza di farine animali (peraltro vietata) nell'alimentazione del bestiame. Un motivo in più per evitare inutili allarmismi.

 

Attenti alla Blue Tongue

Continua invece a destare preoccupazioni, ma solo per gli allevamenti poiché non è trasmissibile all’uomo, la presenza della Blue Tongue (conosciuta anche con il nome di Lingua blu oppure febbre catarrale degli ovini), presente in molti Paesi della Ue. A inizio primavera si erano presentati nelle province di Verona e Mantova casi della malattia sostenuti dal sierotipo 8, uno dei più “aggressivi” e temuti anche per la mancanza, in quel periodo, di un vaccino. Le severe norme di protezione prontamente adottate hanno impedito il diffondersi della malattia.

Ora anche contro il sierotipo 8 è disponibile il vaccino e gli operatori chiedono lumi sulla prossima campagna di vaccinazione, preoccupati dall’aumento del numero di focolai segnalati in molti Paesi e in particolare in Francia, dove si sono registrati quasi 9mila focolai da gennaio ad oggi. La preoccupazione riguarda anche le possibili conseguenze sui flussi commerciali internazionali, le cui ripercussioni sul nostro mercato potrebbero essere rilevanti visto che l’Italia è una forte importatrice di animali vivi.

Problemi sulla movimentazione degli animali si registrano però anche a livello locale. In Lazio, ad esempio, la movimentazione degli animali è in taluni casi vincolata alla presenza della vaccinazione, che a fine settembre ha subito un rallentamento per la mancanza, anche se temporanea, di dosi vaccinali.

L’avvicinarsi dell’inverno e la scomparsa dell’insetto vettore della malattia (un Culicoides, come descritto anche su Agronotizie) ridurrà la presenza di focolai. resta però la necessità  di non abbassare la guardia nei confronti di questa malattia che puntualmente farà la sua comparsa con la prossima primavera.

 

Foto G.De Stefano