Tra il 2020 e il 2021 in Emilia Romagna sono stati effettuati quattrocento lanci della vespa samurai (Trissolcus japonicus), l'imenottero asiatico utilizzato per il controllo biologico della cimice marmorata (Halyomorpha halys).
I primi risultati sono promettenti: il 37% delle uova di cimice monitorate è risultato parassitizzato; il T. japonicus ha dimostrato una buona capacità di insediamento e di colonizzazione in ampie porzioni di territorio. Inoltre, non sono stati evidenziati effetti negativi sulle specie non target (specie di cimici diverse da quella asiatica), requisito fondamentale per ricevere dal Ministero della Transizione Ecologica (Mite) l'autorizzazione ai lanci del 2022.
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La lotta biologica è considerato il mezzo di controllo a lungo termine più promettente ma tanti altri metodi di controllo vengono di anno in anno testati in un'ottica di "Integrated pest management". A questo proposito, il 26 gennaio 2022 sono stati presentati i primi risultati dei progetti Goi (Gruppi operativi per l'innovazione) Alien.Stop, A&K, Haly.Bio e Cimice.Net che la Regione Emilia Romagna ha finanziato per affrontare a 360 gradi il problema della cimice, dal monitoraggio ai mezzi di lotta alternativi fino al controllo biologico.
L'evento dal nome "Cimice asiatica: risultati della ricerca in Emilia Romagna ed esperienze a confronto" è stato organizzato da Rinova con l'appoggio della Regione Emilia Romagna.
L'importanza del meteo e del monitoraggio
All'Università di Padova hanno studiato l'influenza delle temperature sulla cimice asiatica. Tra tutti i fattori abiotici, infatti, le condizioni ambientali giocano un ruolo fondamentale nel determinare la distribuzione e le performance di organismi ectotermi come gli insetti.
Il ciclo biologico della cimice asiatica è caratterizzato da due generazioni all'anno, la prima a metà maggio e la seconda a metà luglio. L'insetto è attivo a temperature comprese tra i 13 e i 37 gradi Celsius ma le temperature ottimali per il suo sviluppo sono comprese tra i 30 e i 32 gradi.
Comprendere in che modo il variare delle temperature può influenzare il ciclo di sviluppo della cimice fornisce dei dati estremamente utili per la costruzione di modelli previsionali che hanno lo scopo di prevedere e anticipare la presenza della cimice in campo. Strumenti fondamentali soprattutto in un contesto di cambiamenti climatici per cui si prevede che l'innalzamento delle temperature porterà ad un aumento del numero di generazioni della cimice asiatica fino a 3 e 4 all'anno.
Un altro strumento utile per prevedere la presenza della cimice in campo è il monitoraggio. Il progetto Cimice.Net ha innanzitutto individuato nelle trappole a piramide con feromoni di aggregazione il mezzo di monitoraggio che garantisce il maggior numero di catture. Trappole che vanno integrate con il monitoraggio attivo (ispezione visiva e frappage) che aiuta nell'individuazione della posizione precisa della cimice sulla vegetazione.
Il progetto ha lavorato alla formazione di una rete di monitoraggio standardizzata per la Regione Emilia Romagna e alla creazione di un sito web che rende accessibili a chiunque e in tempo reale i dati dei monitoraggi territoriali.
Sul sito c'è una mappa con la quale si può interagire per vedere i dati raccolti nelle varie settimane ed è anche possibile effettuare dei confronti con gli anni precedenti grazie alla presenza di dati storici. Inoltre, tutti i lunedì esce un bollettino che racconta i più importanti eventi monitorati come gli accoppiamenti o la comparsa delle prime forme giovanili.
La mappa sul sito del progetto Cimice.Net
Tra difesa attiva e passiva
Il progetto A&K dell'Università di Bologna ha testato l'efficacia dei metodi attract and kill sul controllo di Halyomorpha halys. Attract and kill significa letteralmente attirare e uccidere e prevede, quindi, la combinazione di un metodo attrattivo e un metodo che uccide l'insetto, ad esempio un insetticida.
In questo caso specifico sono stati effettuati degli esperimenti di campo con il feromone di aggregazione combinato sia ad una rete insetticida a lento rilascio con piretroidi che ad un sistema di cattura massale quale il telo colloso con vasca di annegamento. Ad oggi non sono stati ottenuti risultati significativi.
Sistemi di cattura assale del progetto A&K
Il progetto Alien.Stop invece ha lavorato sia sui mezzi di difesa passivi che attivi contro la cimice asiatica. Nel primo caso, è stata testata l'efficacia delle reti multifunzionali, innovazioni tecniche tra le più diffuse dopo l'arrivo del fitofago: se prima in Italia si contavano solo 40 ettari coperti da reti, adesso sono più di mille. Le reti multifunzionali comprendono quelle monofila, quelle monoblocco e le reti antigrandine. Solo le reti monofila hanno un'efficacia dell'80-90%, le altre due invece hanno percentuali significativamente minori perché sono meno ermetiche e inoltre aumentano i rischi di infezione da maculatura bruna.
Per quanto riguarda l'utilizzo di mezzi attivi il progetto ha testato diversi composti chimici, biologici, geologici e corroboranti. A esempio, tra i geomateriali provati, i caolini e le zeoliti hanno mostrato la miglior performance nella riduzione del danno alla raccolta.
Il controllo biologico della cimice asiatica
L'uso dei parassitoidi è la prospettiva più promettente nel lungo periodo. A livello nazionale il programma di lotta biologica che prevede il rilascio del parassitoide esotico T. japonicus, è stato attivato nel 2020 ed è andato avanti nel 2021.
T. japonicus è un parassitoide molto vantaggioso: può raggiungere circa il 70-90% di parassitizzazione delle ovature, ha una elevata fecondità (oltre cento esemplari per femmina), ha un elevato rapporto femmine/maschi e ha un rapido ciclo di sviluppo (si sviluppa nell'arco di 10-12 giorni in laboratorio). L'unico aspetto meno positivo è che è una specie oligofaga, può quindi parassitizzare altre cimici, ma mostra una forte preferenza verso l'organismo target (cimice asiatica).
È per questo motivo che, affinché il piano di controllo biologico nazionale continui anche quest'anno, il Mite chiede una serie di valutazioni legate all'impatto del Trissolcus japonicus sull'ambiente, in particolare l'impatto sulle specie non target. I dati raccolti finora però sono positivi e stanno dimostrando l'assenza di problemi da questo punto di vista.
Ma insieme al Trissolcus japonicus, in Italia sono presenti altri efficienti parassitoidi esotici e non. Su un totale di 47mila uova di H. halys campionate in Italia nel 2021, il 24% è risultato parassitizzato. Nel 38% di queste uova è stato trovato T. japonicus, nel 31% Trissolcus mitsukurii (parassitoride esotico) e nel 22% Anastatus bifasciatus (parassitoide autoctono). In prospettiva futura c'è bisogno di lavorare ai nuovi lanci di T. japonicus e alla possibilità di sfruttare anche T. mitsukurii visto il suo importante contributo.
In Emilia Romagna nel 2020 sono stati individuati 300 siti di lancio della vespa samurai e 100 siti nel 2021. In ogni sito sono stati fatti due lanci (uno in giugno e uno in luglio agosto) e per ogni lancio sono state liberate 110 vespe samurai (100 femmine e 10 maschi).
Il progetto Haly.Bio, che vuole implementare il controllo biologico della cimice asiatica in Emilia Romagna, dopo questi lanci ha verificato la presenza e la distribuzione sul territorio regionale dei parassitoridi cercando di valutare il loro impatto su H. halys e sulle specie non target.
I primi risultati hanno evidenziato che il nativo Anastatus bifasciatus è la principale specie di parassitoide di H. halys rilevata in Emilia Romagna (fino al 10% di parasitizzazione nel 2020), seguito dall'esotico Trissolcus mitsukurii (parassitizzazione fino al 5,4% nel 2020) ampiamente diffuso in diversi siti regionali. Trissolcus japonicus, invece, è stato ritrovato in un numero maggiore di siti nel 2021 rispetto al 2020, sia nei siti di rilascio che in quelli dove non è stato lanciato.
Durante il convegno di Rinova, risultati incoraggianti sono stati presentati anche dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Le annate del 2016, 2017, 2018 e 2019 sono state disastrose: si potevano rilevare fino a cinque ovature di cimice asiatica per foglia e i danni alla raccolta raggiungevano anche il 70%. Negli ultimi due anni la situazione è molto migliorata, adesso diventa addirittura difficile trovare ovature sulle foglie e nel 2021 i danni sono stati mediamente limitati al 3-5%.
Oltre alla vespa samurai, in diverse ovature sono stati trovati altri parasitoidi come il Trissolcus mitsukurii, l'Anastatus bifasciatus e il Trissolcus basalis a conferma che nel territorio è in corso la formazione di un nuovo equilibrio.