Il prezzo del gas e del gasolio alle stelle ha spinto moltissime persone ad installare stufe a pellet o a legna. Soprattutto nelle aree rurali, in molti hanno deciso di spegnere i termosifoni per riscaldarsi con le stufe, alcune delle quali con non pochi anni sulle spalle.

 

Se l'impiego di stufe a biomassa, come quelle a pellet, legna o cippato, offre un vantaggio economico interessante, occorre prestare attenzione in quanto la normativa pone limiti molto stringenti all'impiego di questi apparecchi. Limiti che dipendono essenzialmente dalla zona in cui si abita, dalla qualità dell'aria e dalla tipologia di stufa che si ha a disposizione.

 

Stufe a pellet e a legna, cosa dice la normativa

Districarsi nella normativa che regola l'impiego di stufe a pellet o a legna ad uso domestico non è affatto semplice, visto che a legiferare sono le singole regioni o le province autonome, ma ad intervenire, in casi particolari, possono essere anche le province o i comuni. È bene sottolineare dunque che per evitare sanzioni sarebbe sempre meglio controllare le pagine internet della propria regione, oppure chiedere in comune.

 

Per cercare di fare chiarezza ci siamo rivolti dunque a Diego Rossi, responsabile progetti dell'Associazione Italiana Energie Agroforestali (Aiel). "Prima di tutto bisogna fare una distinzione generale tra le stufe già installate e quelle invece di nuovo acquisto", sottolinea Rossi. "Per sapere quali sono le limitazioni occorre conoscere la certificazione ambientale dell'apparecchio e in secondo luogo il livello di allerta regionale per quanto riguarda le misure emergenziali (legate sostanzialmente all'inquinamento dell'aria, Ndr.)".

 

Stufe a legna o a pellet di nuova installazione

Ogni sistema di riscaldamento a legna o a pellet è certificato con un numero di stelle da uno a cinque. Maggiore è il numero di stelle, minori sono le emissioni. In Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto per poter essere installato, ogni generatore a legna o pellet deve essere in possesso della certificazione a quattro stelle, che rappresenta i requisiti minimi in quanto a prestazioni energetiche e ambientali.

 

In queste regioni non è dunque possibile installare una stufa a tre stelle, ma d'altronde gli incentivi (che vedremo dopo) rendono sconveniente optare per modelli meno performanti. Le altre regioni italiane seguono più o meno la stessa linea, ma occorre sempre controllare per evitare errori.

 

Importante è farsi rilasciare sempre dall'installatore il certificato di conformità dell'installazione, il libretto dell'apparecchio e la certificazione ambientale (le stelle). Documenti che devono essere mostrati in caso di controlli.

 

Stufe a legna o a pellet già installate

Nel caso si possieda già una stufa a legna o a pellet l'accensione è subordinata al rispetto di alcune limitazioni che variano da regione a regione. Per fare un esempio portiamo il caso della Lombardia.

 

Se non c'è alcuna allerta (gli inquinanti nell'aria sono sotto la soglia di allarme) possono essere accese le stufe a legna o a pellet con almeno tre stelle. La stufa ha meno stelle? Rimane spenta. Se l'allerta è a Livello 1 possono essere accesi solo gli apparecchi a quattro stelle, in caso contrario l'accensione può avvenire solo se la stufa è l'unico mezzo di riscaldamento della casa. In caso di Allerta 2 possono essere accese solo le stufe a cinque stelle (vale sempre il discorso delle alternative disponibili).

 

In Veneto la normativa è sostanzialmente simile, ma tali limitazioni non sono applicate nell'area alpina o prealpina.

 

"Di fatto le restrizioni all'accensione sono più severe nell'area della Pianura Padana, dove a causa della conformazione del territorio c'è uno scarso ricambio d'aria e quindi gli inquinanti tendono ad accumularsi", spiega Rossi.

 

Per comodità riportiamo un elenco assolutamente non esaustivo delle principali regioni del Nord Italia con il link alla normativa sull'utilizzo di stufe a pellet o a legna: Valle d'AostaPiemonteLombardiaVenetoFriuli Venezia Giulia, Emilia Romagna.

 

Pellet, occhio alla classificazione

Forse non tutti sanno che esistono delle limitazioni anche per quanto riguarda il pellet. Infatti esistono differenti qualità di questo combustibile che dipendono (anche) dall'umidità dello stesso. In Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Campania e Marche si può usare solo il pellet di Classe A1, quello di più alta qualità.

 

E la legna? Le limitazioni in questo senso sono legate agli incentivi. Inoltre, è bene ricordare che il camino aperto, quello che ancora si vede in certe case, è sempre vietato, a meno che l'accensione non avvenga per scopi ricreativi. Posso dunque scaldare la mia casa con il camino aperto? No. Posso accenderlo sporadicamente per creare atmosfera? In alcune regioni sì, sempre facendo attenzione alle misure emergenziali. Il suggerimento è sempre quello di sostituirlo con un generatore più performante che consente di creare atmosfera riducendo gli impatti sulla qualità dell'aria.

 

I requisiti per non incorrere in sanzioni

Nelle regioni in cui l'installazione di stufe è disciplinata da normative regionali, le sanzioni vanno da 500 a 5mila euro. La multa viene data all'utilizzatore, che è anche il responsabile dell'impianto, e che quindi deve accollarsi gli interventi necessari ad eliminare eventuali inadempienze. Allo stesso tempo, è sanzionabile anche l'installatore quando non opera secondo la regola dell'arte.

 

L'installatore, infatti, deve rilasciare una dichiarazione di conformità, poi depositata in comune. E lo stesso tecnico deve registrare l'impianto al Catasto Informatico regionale. I generatori a legna e pellet sono impianti termici a tutti gli effetti e come tali devono essere gestiti: le operazioni di installazione, accatastamento e manutenzione devono essere registrate.

 

Gli incentivi: Conto Termico nazionale e incentivi cumulabili regionali

Il Conto Termico è l'incentivo nazionale che favorisce il turn over tecnologico e sostiene economicamente, fino a un massimo del 65% della spesa, la sostituzione di generatori alimentati a gasolio, olio combustibile, carbone o biomassa con generatori a biomassa.

Leggi anche Le bollette salgono? Dal Conto Termico e dal Pnrr una mano agli agricoltori

In caso di sostituzione di un generatore a gasolio, olio combustibile o carbone è obbligatorio installare un generatore a biomassa che abbia cinque stelle. In caso di sostituzione di un generatore a biomassa obsoleto con uno nuovo, sempre a biomassa, dotato di moderna tecnologia e a basse emissioni, è obbligatorio che questo abbia almeno quattro stelle. In entrambi i casi l'installazione di un impianto a cinque stelle fa sì che l'incentivo Conto Termico sia maggiore, venendo premiata l'eccellenza tecnologica con il cosiddetto "bonus emissioni".

 

È utile ricordare inoltre che per gli impianti che hanno usufruito del Conto Termico vige l'obbligo di acquisto di legna, pellet e cippato certificati.

 

Nelle regioni del bacino padano, inoltre, sono stati attivati dei bandi che erogano incentivi a sostegno del turn over tecnologico cumulabili con il Conto Termico, arrivando in alcuni casi a coprire anche il 100% della spesa.

 

Tutte le info sul bando della Regione Lombardia sono disponibili in questa pagina, le info sul bando della Regione Piemonte si trovano a questo link, per l'Emilia Romagna è invece consultabile questa pagina. Il bando rottamazione emanato dalla Regione Veneto, infine, è attualmente scaduto in attesa di un possibile rifinanziamento per l'anno 2023.