Davide Vernocchi, coordinatore del settore ortofrutticolo dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari, analizza i problemi strutturali del comparto peschicolo: “Sul piano interno è divenuta urgente l’elaborazione di una strategia complessiva che dia prospettiva al comparto in un’ottica di medio-lungo termine e che sia anche in grado di scongiurare il verificarsi sempre più ricorrente delle crisi della frutta estiva”.
A metà settembre sarà convocato un tavolo ortofrutticolo nazionale di confronto tra le organizzazioni della filiera. Fra le questioni da affrontare il controllo rigoroso sulle merci di importazione, la creazione di un catasto per le produzioni frutticole, l’avvio di campagne di promozione per aumentare la quota di export nei nuovi mercati, la trasformazione dei prodotti ortofrutticoli per gli indigenti, l’assicurazione in caso di calamià contro i rischi di mercato e i cambiamenti climatici.
Intanto, per alleviare il problema, la Commissione europea, nell’ambito del regolamento a favore del settore ortofrutticolo colpito dall’embargo russo, ha aumentato i quantitativi di ritiro delle pesche e nettarine assegnando una quota all’Italia di circa settemila tonnellate, rispetto alle 1500 inizialmente prevista. Un aumento di 4760 tonnellate aggiuntive per l’Italia, anche se una quantità decisamente inferiore rispetto a quelle aggiunte per la Spagna (19550) e per la Grecia (10710).
“Questa iniziativa è sicuramente un grande successo per Areflh – sottolinea la presidente Simona Caselli – attraverso la mobilitazione e il coordinamento tra i diversi paesi si è ottenuta una rapida e soddisfacente risposta della DG Agri anche grazie al sostegno comune dei governi interessati”.
Insoddisfatto Giancarlo Minguzzi, presidente di Fruitimprese Emilia Romagna.
“E’ fin troppo semplice comunicare che le quantità di pesche e nettarine che ci sono state assegnate con questo ritiro straordinario è di settemila tonnellate quando alla Spagna ne sono state accordate quasi ventimila – commenta – la crisi del mercato delle drupacee, in particolare pesche e nettarine, è la conseguenza innanzitutto di produzioni impossibili da controllare sia in Italia che nel resto del Sud Europa. In secondo luogo non possiamo ignorare la quantità di prodotto proveniente dal Maghreb, che entra sul mercato europeo come prodotto spagnolo”.
“Dobbiamo abbandonare le varietà produttive ma di scarsa qualità e puntare sulle tipologie più gustose – conclude – in Emilia Romagna grazie al grande sforzo di imprese agricole, Op e regione stiamo migliorando la qualità delle produzioni”.